Mediaset Premium è praticamente morta e si tiene appena in vita con 600.000 clienti “eroici”, dopo avere perso il pacchetto di calcio della Serie A. Sky avrebbe dovuto approfittarne, ma è avvenuto solo parzialmente e sul suo futuro incombono parecchie nubi. Il colosso controllato da Comcast possedeva alla fine dello scorso anno 5,2 milioni di abbonati, 350.000 in più in un semestre. Tanti, ma non tantissimi, tenuto conto che nel frattempo i diritti del calcio italiano erano passati proprio nelle sue mani. Vero è che la soglia dei 5 milioni è stata superata per la prima volta dopo 7 anni e che adesso l’operatore satellitare punta ai 7 milioni, ma questo scenario ottimistico sarebbe alla portata solamente se riuscisse a tenersi stretta la Serie A, visto che il 60% dei suoi abbonati arriva proprio dal calcio.

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E in queste ore a scricchiolare è esattamente questa prospettiva, con la spagnola Mediapro ad avere ripresentato alla Lega di Serie A la proposta con cui lo scorso anno si aggiudicò i diritti per questo triennio, salvo averci rimesso la caparra da 64 milioni per carenza di garanzie finanziarie esibite nei tempi previsti. Stavolta, queste risulterebbero presentate e solide. Resta la stessa l’offerta da 1,05 miliardi di euro all’anno e destinata a consentire la nascita di una TV di Lega. I 20 club sono chiamati proprio questo pomeriggio a decidere se aderire, con le grandi squadre contrarie e le altre favorevoli. Probabile che si andrà a un rinvio per studiare meglio la proposta.

Se passasse, Mediapro si aggiudicherebbe i diritti per il triennio 2021-2024, facendo nascere un canale apposito per le partite di Serie A, da trasmettere su tutte le piattaforme e tramite tutti gli operatori interessati, con contenuti e redazione uguali. In cambio, ciascun operatore pagherebbe alla Lega una sorta di affitto legato al numero degli abbonati.

Per Sky, guai seri. Già lo scorso anno ha registrato un crollo del 31% degli ascolti per le partite, a seguito dell’ingresso di DAZN sul mercato italiano, aggiudicataria di 3 delle 10 partite settimanali e della Serie B. E malgrado ciò, il costo dell’abbonamento a Sky per il calcio è salito da quasi 37 a oltre 45 euro. Insomma, paghi di più e vedi di meno. Una strategia che non sembra avere funzionato.

Sky punta sulla fibra ottica

Un fatto assodato sembra che questo sistema, così com’è stato lanciato con la scorsa stagione, non si regge granché in piedi. Ormai, i tifosi non sanno per quali partite si abbonano e di fascia oraria in fascia oraria devono memorizzare l’operatore che detiene i diritti. Non funziona. Da qui, il vecchio caro sogno carezzato dalla Lega di un proprio canale, che sottragga lo strapotere di mercato a un grosso operatore come Sky e garantisca alle squadre maggiori introiti. La società guidata in Italia da Andrea Zappia sta correndo ai ripari e a marzo ha stretto un accordo con Open Fiber, la controllata da ENI e Cassa depositi e prestiti, attiva sul mercato della fibra ottica, in concorrenza diretta a TIM.

Le plusvalenze salvano la Serie A, ma con il diritto di “recompra” pacchia finita 

L’obiettivo di Sky sarebbe di entrare sul mercato della fibra ottica, così da poter proporre contenuti televisivi assieme a quelli legati alla telefonia e alla connessione a internet. Affinché l’iniziativa decolli seriamente, si attende che il Garante delle Comunicazioni renda possibile il passaggio semplificato a un nuovo operatore. Come? Questi si occuperebbe del disbrigo della pratica e chiuderebbe il vecchio contratto con il precedente operatore, sgravando l’utente dall’incombenza. In questo modo, Sky spera di agevolare gli abbonamenti tra le famiglie italiane, aggiungendo al costo già sborsato per telefono e internet un ulteriore prezzo modico per l’acquisto di uno o più pacchetti propri.

Basterà a scongiurare il rischio di declino che arriva da quello che sembrava essere il punto di forza dell’operatore, vale a dire il calcio?

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