A una settimana dall’entrata in vigore del “bolivar sovrano”, solo tanta confusione in Venezuela, dove le nuove banconote sono state emesse con 5 zeri in meno rispetto a prima, dopo che il governo di Caracas ha annunciato una contestuale svalutazione del 95% a 6 milioni di bolivares contro il dollaro, pari a 60:1 stando alla ridenominazione. E sappiamo anche che il bolivar è stato agganciato a Petro, la “criptovaluta” garantita dal petrolio e altre materie prime. Adesso che l’esperimento si sta rivelando fallimentare – sul mercato nero il cambio continua a collassare e attualmente un dollaro viene scambiato contro più di 84 bolivares, segnando un indebolimento del 28,6% rispetto al tasso ufficiale – ecco che il presidente Nicolas Maduro se ne inventa un’altra per cercare di creare una minima aura di credibilità per le nuove banconote, nel bel mezzo di un’iperinflazione stimata in questi giorni al 100.000%.

Crisi Venezuela, la maxi-svalutazione del bolivar non aiuta l’economia ed è caos ai negozi

Ieri, il capo dello stato ha annunciato che ai pensionati verranno offerti certificati garantiti da oro. Saranno o di 3.700 bolivares per 1,5 grammi di oro o 5.800 bolivares per certificati rappresentativi di 2,5 grammi di oro. Il problema per Caracas resta, tuttavia, sempre lo stesso: la credibilità. Con appena 150 tonnellate di oro disponibili tra le riserve della banca centrale, il governo non potrà pretendere chissà quali effetti benefici. Il metallo incide per circa i due terzi delle riserve valutarie del paese, a loro volta bassissime. Ciò significa che un calo ulteriore del valore delle esportazioni accrescerebbe la pressione su tali riserve, costringendo l’istituto a vendere oro per monetizzare dollari, visto che comprimere ancora di più le importazioni sembra impossibile, essendo il paese allo stremo.

La scarsa credibilità del governo

In sostanza, il sistema congegnato da Maduro non si mostra affidabile e tendenzialmente spingerebbe i pensionati che riceveranno tali certificati a precipitarsi per ottenere un maggiore quantitativo di moneta ai tassi vigenti sul mercato nero, dove essi varrebbero rispettivamente 5.300 e 6.300 bolivares, tenuto conto delle quotazioni attuali dell’oro di poco sopra i 1.200 dollari l’oncia.

Per essere chiari, i pensionati riceverebbero oro a prezzi più bassi (in bolivares) di quelli che i venezuelani dovrebbero altrimenti pagare sul mercato per acquistarli in dollari al tasso di cambio che si forma sul mercato nero, unica realtà dove resta possibile reperire valuta straniera. A inizio mese, poi, la stampa internazionale riportava che un’oncia di oro veniva venduto nel paese a circa 211 milioni di bolivares (al vecchio cambio), pari a 74 dollari per un grammo, circa il 75% in più rispetto alle quotazioni ufficiali. Ciò significa che vi sarebbe una sorta di corsa all’oro in Venezuela per tutelare il potere di acquisto contro l’iperinflazione, per cui è probabile che i pensionati ottengano un discreto sollievo temporaneo dalla misura, se fossero in grado di cedere a terzi tali certificati e ai prezzi effettivi a cui verrebbe scambiato l’oro, che alle quotazioni attuali e scontando la stessa percentuale di premio di inizio agosto, varrebbe sui 6.200 bolivares al grammo.

Venezuela stremato vende oro

Sempre che i loro concittadini non fiutino il rischio di una truffa dietro l’angolo ed evitino di acquistarli o chiedano uno sconto congruo per farlo, un po’ come accade negli ultimi tempi nello Zimbabwe, altra economia emergente falcidiata dall’iperinflazione, dove i “bond note” emessi dal governo alla pari con il dollaro vengono scambiati mediamente a circa un terzo in meno del loro valore nominale. Tutto ciò emergerà nelle prossime settimane dal monitoraggio degli scambi interni. Per il momento, solo tanta confusione. Nuova moneta, 5 zeri in meno, aggancio indiretto al petrolio e ora all’oro, ma prezzi in continua ascesa e cambio in costante calo al mercato nero.

 “Business as usual” a Caracas.

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