Sanremo non ha portato affatto bene a Zlatan Ibrahimovic, perché la crisi del Milan sembra essere diventata inarrestabile proprio negli ultimi due mesi. Dieci punti in sette partite si commentano da soli. In poche settimane, la squadra campione d’inverno è colata a picco dal primo al quinto posto della classifica di Serie A. In questo momento, il suo accesso alla Champions League è escluso. Pur a parità di punti con la Juventus (66), è quest’ultima a risultare quadra grazie allo scontro diretto all’andata.

Mancano cinque gare per risalire la china. Ma da qui al fischio di fine campionato i rossoneri dovranno vedersela proprio con Juve e Atalanta. Insomma, la crisi del Milan è esplosa in tutto il suo fragore. E dire che solamente a gennaio si fantasticava su un possibile e quanto mai insperato scudetto. Squadra stanca, panchina non all’altezza, ma forse anche strategia.

Già, perché a Milanello non sarebbe un segreto che Elliott non voglia il Milan in Champions già dalla prossima stagione. E’ vero, la massima competizione calcistica europea porta tanti quattrini, ma comporta anche tante spese. E il Milan sa di non essere all’altezza eventualmente di arrivare fino in fondo al torneo. Il rischio di sostenere costi superiori ai benefici è reale. Appuntamento con il ritorno ai tempi d’oro rinviato per l’ennesimo anno. Tifosi frustrati, smarriti, delusi, arrabbiati. Ma tant’è.

La crisi del Milan in cifre

In una settimana, la crisi del Milan è stata alimentata da due eventi-chiave. Il primo è stato l’ufficializzazione dell’ingresso in Superlega, il cui flop è arrivato dopo sole 48 ore. Il secondo è arrivato con l’umiliante sconfitta per 3 reti a 0 a Roma contro la Lazio nel posticipo di lunedì. E poiché le disgrazie raramente arrivano da sole, ecco che spunta la grana Gigio Donnarumma. Il portierone partenopeo è in scadenza di contratto a giugno e il suo agente Mino Raiola pretende un aumento dell’ingaggio, altrimenti niente rinnovo.

Si ripropone la telenovela dell’estate 2017, quando l’allora 18-enne rischiò di andare via dal Milan. Alla fine, spuntò uno stipendio netto di 6 milioni di euro a stagione. Non male per un neo-maggiorenne. Ma adesso Gigio vuole di più e forse ha ragione a pretenderlo, perché figura indubbiamente tra i portieri più forti al mondo. Ma già pesa per 10,5 milioni lordi all’anno sulle casse rossonere, che definire vuote è un eufemismo. Nella stagione scorsa (2019/2020), il Milan ha fatturato 192,3 milioni, -20,2% rispetto all’esercizio precedente. L’effetto Covid chiaramente si è fatto sentire. Ma i costi sono stati praticamente più del doppio, tant’è che la perdita ha ammontato a 194,6 milioni.

In sostanza, la crisi del Milan si spiega con questi numeri: incassa 1 e spende 2. Gli ingaggi sono relativamente bassi, pari a un ammontare complessivo di 90 milioni lordi. Poco più di un terzo rispetto alla Juventus. Il ragionamento dell’AD, Ivan Gazidis, sarebbe il seguente: se entriamo in Champions, dovremo accontentare gli appetiti di Donnarumma, Kessié, Romagnoli e Chalanoglu. Anche il turco è in scadenza di contratto, mentre gli altri due lo saranno tra un anno. Dunque, meglio giocare in Europa League e tenere bassi i costi, che fare un cameo in Champions e nel frattempo dissestare ulteriormente i conti. Ragionamenti aziendali giustissimi. Certo, il campo è un’altra cosa.

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