La Banca Centrale Europea ha alzato i tassi d’interesse dello 0,50%, giovedì scorso. Poco prima dell’annuncio ufficiale, le attese del mercato erano per un aumento dello 0,25%. Dopodomani arriverà l’annuncio della Federal Reserve, che probabilmente alzerà ancora i tassi dello 0,25% al 5%. Una decisione non più così scontata, tant’è che di seduta in seduta aumentano le probabilità che il governatore Jerome Powell cessi la stretta monetaria. La crisi delle banche è diventata il punto di svolta sui mercati e per gli istituti centrali.

Due fallimenti e un terzo ad oggi scampato per l’intervento di sistema in extremis negli Stati Uniti e il collasso di Credit Suisse stanno cambiando repentinamente le aspettative dei mercati.

Precipita Euribor a 3 mesi

L’inflazione è stato il grosso problema di tutte le economie avanzate nell’ultimo anno. Salita ai massimi da quaranta anni a questa parte, è stata combattuta a colpi di rialzi dei tassi d’interesse in Nord America, Europa e Oceania. I risultati si sono rivelati ad oggi modesti, tant’è che nelle settimane scorse la retorica delle banche centrali si è inasprita per segnalare ai mercati la volontà di “raffreddare” le aspettative d’inflazione costi quel che costi.

Con la crisi delle banche, il quadro è cambiato repentinamente. Guardate cos’è accaduto all’Euribor a 3 mesi, riflesso delle condizioni monetarie nell’Area Euro. E’ salito costantemente dal -0,57% di inizio 2022 all’apice del 2,98% raggiunto il 10 marzo scorso. Venerdì scorso, ripiegava al 2,75%. In poche sedute, i tassi d’interesse a breve termine sono diminuiti di quasi un quarto di punto percentuale. E le aspettative sono crollate. Fino ai crac bancari di due settimane fa, il mercato pronosticava un apice del 4,15% entro il settembre prossimo. Adesso, sconta un massimo del 3,25%. In altre parole, quasi un punto percentuale in meno nel giro di un paio di settimane scarse.

Tassi d’interesse giù con aspettative d’inflazione

Per capire perché, possiamo fare riferimento proprio alle aspettative d’inflazione per il prossimo quinquennio in Italia.

Da pochi giorni è stato emesso il BTp Italia marzo 2028, che attualmente quota appena sopra la pari e rende poco meno del 2%. Il rendimento del BTp a 5 anni con cedola fissa è sceso nel frattempo al 3,40%. La differenza dell’1,40-45% equivale al tasso medio annuo d’inflazione attesa, in forte calo dal 2,10% di appena un paio di settimane fa. Praticamente, la crisi delle banche ha “raffreddato” le aspettative sulla crescita dei prezzi al consumo nel nostro Paese di oltre due terzi di punto percentuale all’anno per i prossimi cinque anni.

Qual è il legame tra crisi delle banche e inflazione? Le prime nei fatti determinano la massa monetaria in circolazione e, quindi, il livello dei prezzi, attraverso le erogazioni di prestiti e mutui. Verosimile ipotizzare che presteranno meno denaro ad imprese e famiglie, dovendosi concentrare sul rafforzamento del capitale. In pratica, faranno il lavoro “sporco” al posto delle banche centrali senza la necessità che queste continuino ad alzare i tassi d’interesse. Stamane, ad esempio, il Brent sui mercati internazionali è sceso in area 70 dollari al barile, ai minimi dall’autunno del 2021. Come in un circolo virtuoso – o vizioso, dipende dai punti di vista – la crisi delle banche è finita con il generare più basse aspettative d’inflazione. Di conseguenza, i tassi d’interesse scendono sui mercati e anche nei prossimi mesi sono attesi molto inferiori rispetto a pochi giorni fa.

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