Sono giorni politicamente drammatici in Germania. La CSU, il partito conservatore bavarese gemello della CDU, ha minacciato di rompere l’unità al Bundestag, che va avanti dal 1949, formando un gruppo autonomo per protesta contro la decisione della cancelliera Angela Merkel di non accettare il piano sui migranti del ministro dell’Interno, Horst Seehofer, che della CSU è il leader. Il piano prevede misure dure, come i respingimenti ai confini dei richiedenti asilo e un “asse dei volenterosi” con Austria e Italia, come proposto dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz.

Frau Merkel contrappone la linea delle frontiere aperte e mai può accettare di finire alleata con i tanto detestati “populisti” di Vienna e Roma. La contrapposizione riguarda l’identità del centro-destra tedesco, considerata sempre più sbiadita negli ultimi anni da parte di numerosi dirigenti della stessa CDU, i quali rimproverano alla cancelliera uno spostamento ideale e programmatico progressivo a sinistra. Del resto, dei suoi 13 anni al governo, la Merkel ne ha trascorsi ben 9 alleata dei socialdemocratici della SPD.

Governo Merkel a rischio sui migranti: conservatori bavaresi verso la scissione 

Il rischio che il governo federale di Berlino cada è alto e reale. Già venerdì si era diffusa voce che la CSU stesse per formare il gruppo autonomo, cosa che sbriciolerebbe la già fragile e composita maggioranza al Bundestag. Quali ripercussioni vi sarebbero sull’Italia nel caso in cui ciò accadesse davvero?

Seehofer ha avuto un colloquio telefonico abbastanza amichevole con il vice-premier e omologo italiano Matteo Salvini nei giorni scorsi, all’apice delle tensioni tra Roma e Parigi sulla nave Aquarius con 629 clandestini a bordo, invitandolo in visita a Berlino. Egli è fautore di una linea politica “sovranista” in Germania, già professatosi ammiratore del presidente americano Donald Trump e sostenitore di un centro-destra che incarni i valori conservatori, non cedevole a sinistra, come sul caso dei migranti.

Dunque, in teoria, se il governo Merkel crollasse, l’Italia avrebbe la speranza di ritrovarsi una Berlino più vicina alle vedute del governo giallo-verde. Certamente, così sarà sul tema immigrazione e sicurezza.

I nuovi rapporti con l’Italia

Bisogna, però, vedere chi succedesse alla cancelliera e, soprattutto, fare i conti con le altre istanze della CSU. L’ala destra dell’attuale maggioranza in Germania propugna una linea di politica economica à la Schaeuble, ovvero molto vicina a quella dell’ex ministro delle Finanze e attuale presidente del Bundestag: vincoli di bilancio stringenti, riforme per sostenere la competitività, niente condivisione dei rischi sovrani e bancari nell’Eurozona e occhi vigili sull’inflazione, ovvero contrarietà dichiarata con esternazioni frequenti all’accomodamento monetario della BCE di Mario Draghi.

L’Eurozona si libera di Schaeuble, eppure lo rimpiangerà

Dunque, un governo tedesco più spostato a destra non sarebbe più tollerante verso le politiche di deficit spending propugnate dall’Italia. Al contrario, lo sarebbe di meno. Non solo; esso respingerebbe al mittente proposte come il completamento dell’unione bancaria e l’integrazione politica avanzata dalla Francia di Emmanuel Macron nel senso di un bilancio comune e di un ministro delle Finanze unico nell’Eurozona. Pertanto, Lega e Movimento 5 Stelle non troverebbero orecchie attente alle loro richieste, almeno non riguardanti le politiche fiscali. E, però, l’ala più conservatrice della CDU-CSU avrebbe in comune con l’attuale maggioranza italiana qualcosa in più rispetto al governo Merkel: la diffidenza verso le istituzioni comunitarie, la contrarietà a cedere quote ulteriori di sovranità nazionali e la volontà di recintare rischi e oneri dentro i confini nazionali.

In pratica, se a succedere alla cancelliera vi fosse il suo ministro della Salute, Jens Spahn, molto critico verso la Merkel, oppure se la guida del governo andasse a un esponente della CSU, compreso lo stesso Seehofer, la Germania ci direbbe: “volete fare più deficit? Bene, nei limiti del sostenibile, purché non ci chiediate nulla in caso di difficoltà”.

Sarebbe un po’ il ritorno a una visione del passato, che in una misura compatibile con l’esistenza dell’euro renderebbe ciascun membro dell’unione monetaria più “sovrano”, per dirla con un termine oggi in voga. E il governo nato dalla fine dell’era Merkel arriverebbe ad avallare persino l’ipotesi teorica che un membro dell’area possa decidere di uscire dal club dell’euro, rendendolo nei fatti un processo reversibile, ché ne continui a dire il governatore della BCE, Mario Draghi.

Euro-scettici tedeschi volano nei sondaggi

Probabile, poi, che la caduta della cancelliera venga seguita da elezioni anticipate, nel quale caso scaturirebbe un nuovo terremoto politico in Germania, se fossero confermati i sondaggi attuali, che vedono l’SPD in procinto di perdere la seconda posizione in favore degli euro-scettici dell’AfD. Lo scenario più radicale, ma non del tutto da escludere, sarebbe una maggioranza composta da conservatori, euro-scettici e liberali. Sarebbe uno spostamento a destra molto vigoroso della politica teutonica, con effetti ambivalenti sull’Italia, che da un lato avrebbe un partner molto più rigoroso sulle tematiche fiscali, dall’altro più sensibile ai temi del sovranismo, della sicurezza e della difesa delle frontiere.

E i mercati come la prenderebbero? Non bene, perché il nuovo corso tedesco potrebbe essere percepito quale meno solidale e capace di portare alla rottura dell’Eurozona, con la conseguenza che gli spread si allargherebbero e le borse scricchiolerebbero. In cambio, il possibile riavvicinamento all’America di Trump e alla Russia di Vladimir Putin porterebbe qualche schiarita sui dossier commerciali e allenterebbe le tensioni geopolitiche ad est, con la fine probabile delle sanzioni contro Mosca. Insomma, la bilancia non è detto che propenda verso l’una o l’altra parte per l’Italia, la quale guadagnerebbe, però, un atteggiamento meno euro-ideologico da parte di Berlino, dove ad oggi la cancelliera è fautrice di una politica di difesa aprioristica di Bruxelles, che le sta alienando le simpatie di gran parte del mondo conservatore europeo.

E a vacillare sarebbe anche l’asse storico con la Francia, contrastato apertamente da liberali ed euro-scettici e sgradito agli stesso bavaresi.

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