Hai voglia a profetizzare che la fine dell’America sia vicina. Un po’ come quei fanatici religiosi agli angoli delle strade che ti avvertono sulla fine imminente dei tempi. La verità è che l’economia americana ha i suoi guai, come ci stiamo accorgendo sempre più spesso negli ultimi anni. Un debito pubblico monstre, che si tiene a galla solo grazie alla forza del dollaro. Le divisioni politiche interne sono figlie di un meccanismo di creazione della ricchezza diffusa che si è inceppato da tempo. Tuttavia, se la superpotenza si è beccata un raffreddore, i suoi rivali stanno a letto con la febbre a 40 che non scende dopo avere assunto diverse compresse di paracetamolo.
Confronto con 1995
L’ennesima conferma che la notizia sulla crisi dell’economia americana è fortemente esagerata, arriva niente di meno che dai dati di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale. I due organismi non hanno fatto altro che attingere a dati pubblici su Pil di ogni singola economia e mondiale nel 1995 e nel 2025. L’evoluzione in questi ultimi 30 anni vede il Pil statunitense aumentare il proprio peso dal 24,41% al 26,84% rispetto al Pil mondiale. Lo stesso non può dirsi delle tre principali economie nell’Unione Europea di oggi. Germania, Francia e Italia nel complesso erano al 17,15% nel 1995 e quest’anno risultano dimezzate al 9,13%.
Nel dettaglio, il Pil tedesco è passato da 8,29% a 4,17%. In Francia il calo è stato da 5,10% a 2,83% e in Italia da 3,76% a 2,13%. Ad approfittarne è stata senza dubbio la Cina, ascesa dal 2,36% al 16,92%. Viceversa, il Giappone è precipitato da 17,72% a 3,68%; stessa percentuale dell’India, che 30 anni fa stava a 1,15%. Le principali tre economie asiatiche in totale passano da 21,23% a 24,28%. Pur a fronte di un riposizionamento interno, la loro somma resta inferiore alle dimensioni dell’economia americana.

Superpotenza senza rivali di pari importanza
Gli USA sono stati bravi a non indietreggiare, anzi avanzando e allo stesso tempo mantenendo le distanze invariate con la seconda economia. Questa era prima il Giappone, mentre adesso è diventata da anni la Cina. Certo, la musica cambia se si guardano i dati in base al potere di acquisto. Ecco, infatti, che l’economia americana viene stimata a 27,61 trilioni di dollari contro i 30 in dollari nominali. Germania (5,78), Francia (4,53) e Italia (3,75) arrivano, se sommate, ad oltre 14 trilioni e restano dimezzate rispetto alla superpotenza.
Spostandoci in Asia, il Pil di Cina (41), Giappone (6,76) e India (18) arriva a un totale di oltre 65 trilioni, quasi due volte e mezza l’economia americana. Nel 1995, le stesse tre erano rispettivamente a 2,26, 3 e 1,43 trilioni per un Pil complessivo a parità di potere di acquisto di 6,70 trilioni contro i 7,64 degli USA. Allora stavano dietro, pur non di molto. Le tre europee erano rispettivamente stimate a 2,04, 1,33 e 1,36 trilioni per una somma sui 4,7 trilioni. Stavano dietro meno di oggi all’economia americana.
Economia americana, pesi diversi a seconda dei dati
In conclusione, i dati si prestano a molteplici interpretazioni.
Il peso dell’economia americana è avanzato negli ultimi decenni, riuscendo a staccare le altre principali economie mondiali. Rapportandolo al potere di acquisto, però, gli USA di oggi risultano avere ridotto il loro peso. Quindi? A seconda di come valutiamo i dati, otteniamo risposte opposte. C’è da dire che la valutazione del potere di acquisto non è così facile come lasciano intendere le statistiche internazionali. In ogni caso, il Pil pro-capite americano resta ancora oggi superiore a quello delle altre economie europee e asiatiche anche a parità di potere di acquisto: 75.500 dollari nel 2024 contro neppure i 24.000 dollari della Cina.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
