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Oggi: 05 Dic, 2025

Domanda NASPI, attenti alla trappola del bonus

Fare domanda NASPI è essenziale, ma occhio al trattamento integrativo: si rischia di doverlo restituire nella dichiarazione.
5 mesi fa
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NASPI INPS
Foto © Investireoggi

Che sia estate, autunno inverno o primavera, milioni di cittadini possono trovarsi ad avere a che fare con la domanda NASPI. Ossia, l’indennità di disoccupazione. Un evento che, tuttavia, non è legato a notizie positive.

Chi fa domanda NASPI è perché ha perso “involontariamente” il lavoro. A questi soggetti, il legislatore riconosce, dietro richiesta e nel rispetto di determinati requisiti, una prestazione mensile pagata direttamente dall’INPS. L’obietto è dare sostentamento per un periodo di mesi ritenuto sufficiente per riallocarsi di nuovo nel mondo del lavoro.

Domanda NASPI: meglio affrettarsi

Di questi periodi dell’estate a ritrovarsi senza lavoro sono sicuramente i precari della scuola.

Chi, ad esempio, ha un incarico annuale con contratto terminato al 30 giugno o anche prima.

Per i precari della scuola la domanda NASPI è fondamentale per percepire la prestazione nei mesi in cui si resta senza stipendio. Almeno fino alla nuova chiamata. Attenzione, per tutti, alle tempistiche. Se si aspetta tempo per fare richiesta, si rischia di perdere parte della prestazione. L’attuale normativa prevede che la NASPI decorre:

  • dall’8° giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro, se la domanda viene presentata entro l’ottavo giorno. Dal giorno successivo alla presentazione della domanda, se presentata dopo l’ottavo giorno successivo alla cessazione, ma entro i termini di legge;
  • dall’ 8° giorno successivo al termine del periodo di maternità, malattia, infortunio sul lavoro/malattia professionale o preavviso, se la domanda viene presentata entro l’ottavo giorno. Dal giorno successivo alla presentazione della domanda, se presentata dopo l’ottavo giorno ma entro i termini di legge;
  • dal 38° giorno successivo al licenziamento per giusta causa, se la domanda viene presentata entro il trentottesimo giorno.

    Dal giorno successivo alla presentazione della domanda, se presentata oltre il trentottesimo giorno successivo al licenziamento, ma entro i termini di legge.

L’ex bonus Renzi fino a 15.000 euro

C’è un aspetto che spesso viene sottovalutato in sede di presentazione della domanda NASPI. La rinuncia al trattamento integrativo. Parliamo dell’ex bonus Renzi. Il beneficio di 1.200 euro annui (100 euro mensili) spettante ai lavoratori dipendenti che hanno un reddito non superiore a a 15.000 euro. Il bonus è parametrato ai giorni di lavoro dipendente riconosciuti nell’anno.

Il lavoratore che non intende avere il beneficio in busta paga deve darne comunicazione al datore di lavoro. La motivazione alla rinuncia? Il datore di lavoro non conosce la situazione reddituale complessiva del lavoratore. Quindi, applica il beneficio sulla base del reddito da lavoro dipendente che lui stesse eroga.

Potrebbe, ad esempio accadere che il datore di lavoro eroga un reddito di 12.000 euro (quindi, sotto i 15.000 euro previsti per il diritto al bonus). Pertanto eroga il trattamento integrativo. Il lavoratore, tuttavia, ha anche redditi da locazione pari a 6.000 euro annui. Il reddito complessivo IRPEF ammonta a 18.000 euro. In una situazione del genere il lavoratore dovrà restituire il bonus in sede di dichiarazione redditi.

Trattamento integrativo: la rinuncia nella domanda NASPI

Ebbene una situazione simile si verifica il più delle volte per chi fa domanda NASPI.

L’INPS eroga anche sulla NASPI il trattamento integrativo. E la NASPI concorre a tutti gli effetti al reddito complessivo del lavoratore/disoccupato.

Supponiamo un docente precario che ha un reddito annuale pagato dalla scuola pari a 13.000 euro. Quindi, la scuola pagherebbe il trattamento integrativo visto che il reddito è inferiore a 15.000 euro. Il docente però ha chiesto la non applicazione perché presume poi di superare detta soglia.

Il docente fa domanda NASPI. Supponiamo che la NASPI che gli verrà pagata sarà complessivamente di 4.000 euro. Se il docente in sede di domanda NASPI non rinuncia al trattamento integrativo, l’INPS lo pagherà sulla prestazione. Tuttavia, il docente poi in sede di dichiarazione redditi dovrà restituirlo. Ciò in quanto la somma del reddito della scuola e quello della NASPI supera la soglia dei 15.000 euro.

In conclusione, il consiglio è di rinunciare in sede di domanda NASPI all’applicazione del bonus. Anche perché se spettante e non richiesto, il trattamento integrativo potrà essere recuperato in sede di dichiarazione redditi.

Riassumendo

  • La NASPI è l’indennità di disoccupazione per chi perde involontariamente il lavoro.
  • Fondamentale rispettare i tempi per non perdere parte dell’indennità NASPI.
  • La decorrenza varia a seconda del motivo e della tempestività della domanda.
  • L’INPS applica il bonus Renzi anche sulla NASPI, se non si rinuncia.
  • Oltre i 15.000 euro di reddito, il bonus deve essere restituito nella dichiarazione.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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