C’è chi è ormai in pensione da anni perché ha centrato i requisiti per l’Ape sociale, una misura che negli anni ha consentito numerosi pensionamenti anticipati. Tuttavia, l’Ape sociale è un accompagnamento alla pensione e non la pensione definitiva. Infatti, per i beneficiari, il compimento dei 67 anni di età cambia radicalmente la situazione, costringendo a presentare domanda all’INPS per ottenere la vera pensione, quella che li accompagnerà per il resto della vita.
Abbiamo sottolineato come a 67 anni “le carte si rimescolino” perché durante il periodo di fruizione dell’Ape sociale esistono limitazioni penalizzanti che, raggiunta l’età di vecchiaia, vengono superate.
“Buonasera, volevo dei chiarimenti in merito all’Ape sociale. Compio 67 anni a dicembre prossimo. Oggi sono titolare di Ape sociale, che sono riuscito a ottenere lo scorso febbraio dopo aver terminato i due anni di Naspi a gennaio, quindi come disoccupato. La prassi dice che a dicembre devo presentare la domanda di pensione di vecchiaia. So anche che la pensione di vecchiaia dovrebbe essere più alta dell’Ape. Dico bene? Vi chiedo cosa cambierà nel momento in cui dirò addio all’Ape per passare alla mia pensione definitiva con 35 anni di contributi. Grazie.”
Cosa succede a 67 anni dopo l’Ape sociale? Più soldi e meno vincoli
Chi sono i beneficiari dell’Ape sociale?
Per comprendere cosa cambia al termine del periodo di fruizione, bisogna chiarire a chi si rivolge questa misura.
L’Ape sociale è accessibile a partire dai 63 anni e 5 mesi di età, con 30 anni di contributi per invalidi, caregiver e disoccupati. Per gli addetti ai lavori gravosi servono invece 36 anni di contributi e la prova di aver svolto tali mansioni per almeno 6 degli ultimi 7 anni, o 7 degli ultimi 10.
- Per i caregiver è necessario risiedere allo stesso indirizzo del familiare disabile (anche con interno diverso) da almeno 6 mesi.
- Il disoccupato deve aver terminato integralmente la Naspi spettante a seguito della perdita dell’ultimo impiego.
- Gli invalidi devono avere almeno il 74% di invalidità civile per accedere ad Ape Sociale.
È evidente che la platea dei beneficiari presenta problematiche specifiche, motivo per cui l’Ape sociale è considerata una misura di natura assistenziale.
Ecco le cose che cambiano a 67 anni per i beneficiari dell’Ape sociale
L’Ape sociale accompagna alla pensione chi rientra nelle categorie previste. Proprio per la sua funzione assistenziale, è caratterizzata da limitazioni significative, accentuate dopo le novità introdotte nel 2025, che colpiscono soprattutto chi ha avuto accesso alla misura quest’anno.
- Dal 2025, per chi entra nell’Ape sociale vige fino ai 67 anni il divieto di cumulo tra redditi da lavoro (subordinato o autonomo) e importo percepito. È ammesso solo il lavoro autonomo occasionale entro la soglia di 5.000 euro annui.
- L’importo della prestazione non può superare 1.500 euro al mese.
- L’Ape sociale non è indicizzata all’inflazione.
- Non prevede tredicesima, né trattamenti di famiglia (es. assegno per coniuge a carico).
- Non dà diritto a maggiorazioni o integrazioni al minimo.
- Non è reversibile in caso di decesso del beneficiario.
Ecco cosa fare una volta compiuti 67 anni di età
Al compimento dei 67 anni, chi percepisce l’Ape sociale deve presentare domanda di pensione di vecchiaia. Dal primo giorno del mese successivo al compleanno, inizierà a percepire la pensione definitiva, mentre l’Ape decade con l’ultimo rateo del mese del compimento dell’età.
Con la pensione di vecchiaia, tutte le limitazioni si azzerano:
- si può tornare a lavorare liberamente;
- se l’importo spettante è superiore a 1.500 euro, si riceve l’intera somma;
- si ha diritto a indicizzazione annuale, tredicesima, reversibilità e, in presenza di coniuge a carico, anche al relativo trattamento di famiglia;
- se necessario, la pensione viene integrata al minimo.
In pratica, con la pensione di vecchiaia si accede ai vantaggi tipici delle prestazioni definitive, superando i vincoli e le penalizzazioni che caratterizzano l’Ape sociale.