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Oggi: 16 Dic, 2025

Cosa fare con 30 anni di contributi: ecco le possibili pensioni per tre diverse categorie

Una pensione dopo aver versato 30 anni di contributi, ecco come è possibile uscire dal lavoro con questa alternativa.
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Una pensione dopo aver versato 30 anni di contributi, ecco come è possibile uscire dal lavoro con questa alternativa.
Foto © Investireoggi

Con 20 anni di contributi c’è la possibilità di andare in pensione con la quiescenza di vecchiaia. Età di uscita per questa misura, 67 anni. Poi, sempre con 20 anni di contributi, c’è pure la pensione anticipata ordinaria. Per la quale servono invece 64 anni di età ma una prestazione che non può scendere sotto 3 volte il trattamento minimo INPS. Per il resto, fatta eccezione per la pensione di vecchiaia contributiva per la quale bastano 5 anni di contributi ma bisogna arrivare a 71 anni di età, altre chance non ce ne sono. Diverso invece per chi raggiunge i 30 anni di contributi. Che oltre a dare diritto alle misure già citate, possono offrire una alternativa anche nel 2026.

Naturalmente non per tutti e non sempre si può sfruttare questa opportunità. Perché le categorie a cui è concesso di uscire con 30 anni di contributi sono abbastanza circoscritte. E servono qualcosa come 63 anni e 5 mesi di età.

Cosa fare con 30 anni di contributi: ecco le possibili pensioni per tre diverse categorie

In pensione dopo 30 anni di contributi versati è una cosa che si può fare oggi e si potrà fare pure nel 2026. L’opportunità di andare in pensione con 30 anni di versamenti è fornita a determinate categorie di contribuenti dall’Anticipo pensionistico sociale. La misura però non è una vera e propria pensione quanto piuttosto uno strumento ponte che porta alla pensione. Infatti viene erogata solo per tutti i mesi o gli anni che mancano all’età pensionabile (67 anni fino al 2026, ndr). Poi è una misura che non permette di godere di maggiorazioni, integrazioni al minimo, assegni familiari e perfino la tredicesima.

Inoltre non si indicizza all’inflazione, non può superare 1.500 euro al mese e non consente di svolgere attività lavorative durante la fruizione di questo beneficio.

Si può solo svolgere una attività di lavoro autonomo a carattere di occasionalità e fino alla soglia massima di 5.000 euro di reddito aggiuntivo. Evidente che sia una misura alquanto particolare questo Ape sociale. Una misura che sembra più un sussidio assistenziale che una vera e propria pensione.

A chi è destinata l’Ape sociale con 30 anni di contributi? Ecco la pensione in anticipo

Platea circoscritta dicevamo per questa misura quasi più assistenziale che previdenziale nel senso stretto della parola. Resta una misura che comunque permette uscite a chi ha maturato 30 anni di contributi versati con quasi quattro anni di anticipo rispetto all’età pensionabile.

Una vera alternativa in più rispetto ai soliti canali prima descritti che invece consentono l’uscita con solo 20 anni di contributi versati. Proprio alla luce delle particolarità della misura che la rende simile ad un autentico sussidio, la stessa è destinata solo a una popolazione di soggetti che effettivamente possono essere considerati dei fragili. L’Ape sociale con 30 anni di contributi infatti è destinata agli invalidi, ai caregiver ed ai disoccupati.

Per questi ultimi, parliamo di chi ha perso il lavoro involontariamente, ha presentato domanda di disoccupazione, ed ha terminato di percepire la Naspi interamente. Sono i fattori determinanti a garantire lo status di disoccupato come lo prevede l’Ape sociale.

Evidenziamo il fatto che serve aver perso il lavoro involontariamente proprio perché serve passare prima dall’indennità per disoccupati INPS.

Specifici requisiti per ogni singola categoria

La pensione con 30 anni di contributi con l’Ape sociale riguarda anche gli invalidi civili. Ma naturalmente, solo a partire da un determinato grado di invalidità. Infatti bisogna arrivare almeno al 74% di invalidità civile.

Deve essere la commissione medica invalidi civili a certificare tramite verbale, quel determinato grado di invalidità. Ultima categoria ammessa all’Ape sociale con solo 30 anni di versamenti (per gli addetti ai lavori gravosi servono 36 anni), è quella dei caregivers. Si tratta di soggetti che assistono un familiare disabile grave con cui convivono da non meno di 6 mesi.

E per convivenza, si parla di soggetti che vivono sotto il medesimo tetto, nella stessa casa con lo stesso numero civico anche se può essere considerato buono anche un interno diverso come nei casi di condomini. Il familiare disabile deve essere il coniuge naturalmente, oppure un altro parente di primo grado.

Ma via libera alla pensione con 30 anni di contributi per i caregiver anche con parenti o affini fino al secondo grado. Ma ad una condizione. Che il soggetto da assistere sia privo di coniugi, di genitori, oppure se in presenza di questi soggetti, gli stessi sono a loro volta invalidi o troppo anziani.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.