Cambiare lavoro troppo spesso incide sulla pensione? Come canta Marco Masini con il brano Lontano dai tuoi angeli: “Tu, che non piangi più e resti sempre giovane al centro di ogni sogno. Io ci provo a vivere, a cambiare e a credere in qualcosa che assomigli a quella tua semplicità”.
Tanti sono i cambiamenti con cui dobbiamo fare i conti nel corso della nostra esistenza. Basti pensare al passaggio dallo status di bambini all’età adulta, così come al passaggio dallo status di studente a quello di lavoratore.
Proprio quest’ultimo si rivela essere uno step importante per ognuno di noi. Il lavoro, infatti, ci permette di ottenere il denaro necessario ad affrontare le varie esigenze personali. In un contesto sociale sempre più dinamico, però, riuscire a trovare un impiego in linea con le proprie esigenze e, soprattutto, stabile, sembra essere quasi un’utopia.
Una situazione che può destabilizzare l’equilibrio economico di una famiglia, che si ritrova così a dover fare sempre i conti in tasca prima di dover acquistare qualcosa.
I dati Istat sulla pensione e partecipazione al mercato del lavoro dei 50enni e 74enni
Cambiare lavoro troppo spesso, inoltre, può avere un impatto non indifferente anche sul trattamento pensionistico. A tal proposito, come si evince dal rapporto ISTAT sulla “Pensione e partecipazione al mercato del lavoro dei 50-74enni“, datata 8 maggio 2025.
“Tra i 65-74enni, soltanto il 68,3% delle donne percepisce un trattamento pensionistico, contro l’87,7% degli uomini; all’opposto, il 26,8% delle donne non lavora e non beneficia di alcuna pensione, percentuale quasi cinque volte più elevata rispetto a quella degli uomini (5,7%). Tale evidenza, che si verifica anche nella classe di età 50-64 anni (non è occupato e non ha una pensione il 40,5% delle donne contro il 15,4% degli uomini), è legata al fatto che la componente femminile si caratterizza rispetto a quella maschile per tassi di occupazione più contenuti, per carriere lavorative più brevi e discontinue e anche per una non trascurabile quota di coloro che non hanno mai lavorato, tutti elementi che concorrono a determinare un forte rischio di vulnerabilità economica in età avanzata“.
Cambiare lavoro troppo spesso: come incide sulla pensione
Dati Istat alla mano, quindi, si evince come avere una carriera breve e discontinua influisca negativamente ai fini pensionistici.
Ad essere maggiormente colpite da tale triste fenomeno sono le donne, in particolare coloro che sono meno istruite e nelle regioni meridionali. Molte donne, inoltre, scelgono di non intraprendere un’attività lavorativa per potersi dedicare completamente alla cura della famiglia.
Occuparsi della casa e dei figli è senz’ombra di dubbio un impegno a tempo pieno che richiede competenze, dedizione e grande responsabilità. Un vero e proprio lavoro che non viene però retribuito e che si rivela essere un ulteriore ostacolo dal punto di vista della pensione.
Il rapporto ISTAT, quindi, evidenzia come la presenza delle donne nel mondo del lavoro e il loro accesso a un sistema pensionistico equo siano, purtroppo, ancora fortemente influenzati da dinamiche culturali, territoriali e strutturali.
Uno scenario non di certo rassicurante, che evidenzia la necessità di interventi politici mirati. Il tutto al fine di colmare il divario di genere e a tutelare l’indipendenza economica delle donne e di tutti coloro che si ritrovano a dover cambiare spesso lavoro anche nella terza età.