Bulgaria, i bond resistono alla crisi finanziaria

Sofia chiede alla BCE la supervisione sulle proprie banche mentre Corpbank sarà nazionalizzata. Reggono i titoli di stato: il decennale rende il 3%
10 anni fa
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Anche la Bulgaria ha le sue gatte da pelare con le banche. Dopo lo scandalo finanziario del mese scorso che ha travolto la Corporate Commercial Bank (Corpbank) e la First Investment Bank, quarto e quinto gruppo bancario del paese, la Banca Centrale della Bulgaria ha iniziato dei colloqui con la BCE per realizzare una revisione della qualità della sua vigilanza bancaria con lo scopo di aderire al Meccanismo unico di vigilanza europeo (Ssm). Il cambiamento di rotta si renderebbe necessario per via del fatto che la qualità della vigilanza nel paese è troppo bassa rispetto agli standard europei e, nonostante il paese sia al di fuori dell’eurozona e non adotti la moneta unica (il cambio però è agganciato all’euro), Sofia ha aderito nel 2007 alla Ue.

Un primo passo concreto verso quell’integrazione bancaria e monetaria che vedevano i politici bulgari in aperto disaccordo, ma che ora, di fronte alla più profonda crisi finanziaria dagli anni ’90, non possono certo fare a meno. Pena l’isolamento economico e commerciale.   Il titolo di stato decennale bulgaro rende il 3%   [fumettoforumright]Nel frattempo, Corpbank è stata posta sotto il diretto controllo della Banca Centrale dopo la corsa agli sportelli dei risparmiatori che hanno prelevato circa un quinto dei depositi, sono stati concessi aiuti di stato per 1,7 miliardi di euro (il 4% del Pil nazionale) e sarà è presto nazionalizzata e ricapitalizzata. A questo proposito la Bulgaria potrebbe essere costretta ad emetter nuovo debito pubblico con il rischio di superare la soglia del 3% fra deficit e Pil, che potrebbe compromettere il passaggio del paese all’Eurozona, anche se la Bulgaria ha un debito molto basso (22% del Pil). E lo si vede bene dai rendimenti dei titoli di stato. Sofia ha appena emesso un bond decennale da 1,5 miliardi di euro (XS1083844503), in piena crisi bancaria, con un rendimento lordo del 3%, poco sopra quello del BTP decennale italiano.
Il che significa che sulla Bulgaria, nonostante la crisi finanziaria in atto e lo scandalo della CorpBank, gode ancora di buona fiducia da parte degli investitori e il rating sovrano (BBB- per Standard & Poor’s) per il momento non è in fase di revisione.   Rendimenti dei bond governativi quasi in linea con quelli dei BTP italiani   Anche il bond quinquennale da 950 milioni di euro (XS0802005289), emesso nel 2012 e con scadenza 2017 sembra reggere bene all’impatto della crisi offrendo un rendimento del 1,70%, poco sopra quello dell’analogo BTP italiano e con uno spread più ristretto nei confronti del bund tedesco rispetto solo a un anno fa. Analisti ed economisti danno infatti per scontato che la BCE vigilerà anche le banche bulgare. Se la richiesta di Sofia verrà accettata, la Bulgaria diverrà il primo (e finora unico) paese membro attualmente fuori dell’area euro ad essere tutelato dalla Banca Centrale Europea. La mossa ha un sapore politico: Sofia cerca un ombrello esterno dopo il terremoto che ha colpito come un fulmine a ciel sereno due delle maggiori banche del paese, vittime dello scontro senza esclusione di colpi tra circoli di oligarchi in competizione. Ora che la situazione è tornata sotto controllo con il supporto della banca centrale bulgara, però, Sofia vuole evitare il ripetersi degli stessi errori.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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