Bond Turchia in dollari, il crollo fa esplodere lo spread

I bond della Turchia denominati in dollari sono implosi di prezzo nell'ultimo mese e lo spread con i Treasuries è esploso
3 anni fa
1 minuto di lettura
Bond Turchia in dollari giù

La lira turca è diventata nell’ultimo anno un asset più volatile dei Bitcoin. Del resto, abbiamo assistito a una bizzarria più unica che rara il mese scorso: tasso di cambio crollato ai minimi storici e in recupero del 25% contro il dollaro nella medesima seduta. La valuta emergente, tuttavia, è tornata a deprezzarsi e a farne le spese sono anche i bond sovrani emessi dalla Turchia, sia in lire che in dollari e altre valute forti.

La scadenza decennale in dollari 15 gennaio 2031 e cedola 5,95% (ISIN: US900123DA57) perde circa il 10,5% nell’ultimo mese, scendendo a una quotazione di poco superiore a 87 centesimi venerdì scorso.

E così, il suo rendimento è salito all’8,27%. Era al 6,32% un mese prima. Nel frattempo, si è allargato lo spread con i Treasuries, i titoli di stato americani. Dai 480 punti base si è arrivati agli attuali 650. Il decennale di Zio Sam offriva alla fine della scorsa seduta l’1,72%, in rialzo dall’1,51% di un mese prima.

Bond Turchia più rischiosi

Dunque, ai danni dei bond della Turchia stanno accadendo due cose: anzitutto, i capitali fuggono dall’instabilità valutaria; al contempo, intravedono migliori opportunità d’impiego negli States, dove i rendimenti salgono per l’intravisto rialzo dei tassi FED da qui a qualche mese. Attenzione, poi, anche al rischio sovrano. Pur in calo dai massimi toccati a dicembre, i “credit default swaps” (CDS) a 5 anni si acquistano a circa 521 punti base, implicando un tasso di default atteso entro il quinquennio del 9,5%.

I CDS sono titoli che assicurano il capitale contro il rischio default, per cui il loro rincaro segnala una corsa del mercato a ripararsi da tale probabilità. Agli inizi dello scorso anno, il costo era ancora inferiore ai 315 punti base. A preoccupare non è certo l’entità del debito sovrano turco, al 40% del PIL. Il problema è che buona parte di esso è denominato in valute forti come il dollaro e con il collasso della lira tende a incidere maggiormente sui conti pubblici di Ankara.

Inoltre, la banca centrale dispone di scarse riserve valutarie a cui attingere per i pagamenti. Insomma, esistono tutti gli ingredienti per una frittata indigesta agli obbligazionisti.

[email protected] 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Bonus edilizi 2022 con proroga triennale, ecco quello per giardini e coperture a verde
Articolo precedente

Bonus edilizi 2022 con proroga triennale, ecco quello per giardini e coperture a verde

La confusione di Draghi sull'obbligo vaccinale
Articolo seguente

L’Italia di Draghi nel caos: confusione su obbligo vaccinale, scuole, stadi e smart working