Con il taglio dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali del pianeta, gli investitori tornano a volgere lo sguardo sui mercati emergenti, le cui emissioni di debito in valuta straniera sono salite ai nuovi massimi storici. E non possono che guardare all’Egitto, che è una tra le più grandi economie emergenti con una popolazione di 110 milioni di abitanti. I bond egiziani in euro, se non acquistati, perlomeno dovrebbero sempre essere tenuti in considerazione per le loro caratteristiche. Offrono rendimenti elevati e in questi anni il rischio effettivo si è rivelato inferiore a quello teorico per le ragioni che vedremo.
Bond egiziani in euro, bilancio positivo
I bond egiziani in euro emessi nel 2019 portano come scadenza l’11 aprile del 2031 (ISIN: XS1980255936). La loro durata residua è, quindi, di circa cinque anni e mezzo. Debuttarono con taglio minimo di 100.000 euro e prezzo alla pari. La cedola lorda annua fissata fu del 6,375%, a premio di oltre 570 punti base o 5,70% sul tasso “mid-swap” di allora. In pratica, i rendimenti a lungo termine erano quasi nulli al tempo e l’Egitto offriva un margine molto allettante. Lo è anche oggi con la quotazione poco sotto la pari, in area 99,20, e rendimento quasi il 6,60%. Il premio insito è di circa 420 punti sul “mid-swap” a 5-6 anni.
In questi sei anni e mezzo abbondanti dall’emissione, i bond egiziani in euro hanno offerto il 36,70% in termini di cedole nette. Siamo su valori doppi rispetto all’inflazione italiana del periodo (18,2%). In pratica, un ipotetico investitore che avesse inserito tale titolo in portafoglio, avrebbe realizzato sinora un rendimento netto reale del 18,50%.
E se decidesse di rivendere, perderebbe meno dell’1% in conto capitale. Opzione accettabile per uscire dal mercato.
Spesa per interessi ancora altissima
Dicevamo, rischio teorico elevato. Pur in miglioramento, i rating assegnati dalle agenzie internazionali restano infimi: B per S&P e Fitch con prospettive stabili per entrambe, Caa1 per Moody’s con prospettive positive. L’emittente ha un debito pubblico attorno al 90% del Pil e ha chiuso il 2024 con un disavanzo fiscale sopra il 7%. Pensate che la spesa per interessi assorbe ancora più della metà dell’intera spesa pubblica, circa il 12% del Pil. E la situazione stenta a migliorare, dato che i rendimenti a lungo termine per i titoli in valuta locale superano il 20%.
Tra gli aspetti positivi ci sono le riforme varate dal governo. Tra il 2022 e il 2024 il cambio è stato svalutato ben quattro volte e oggi è del 67% più debole rispetto al marzo 2022, prima che fosse avvicinato ai valori di mercato. Ormai, è libero di fluttuare e questo sta avendo un impatto favorevole sulle riserve valutarie. Ricordiamo che i bond egiziani in euro per l’emittente sono debito estero e, pertanto, richiedono disponibilità di valuta pesante per essere rimborsati. Le riserve superano i 50 miliardi di dollari dai 35,3 miliardi del febbraio 2024, prima che l’Egitto beneficiasse di aiuti internazionali a dir poco straordinari.
Salvataggio internazionale nel 2024
Gli Emirati Arabi Uniti offrirono 35 miliardi, di cui 11 per il rinnovo di swap, al fine di impadronirsi delle attività turistiche lungo la costa in cui si trova la città di Alessandria.
Il Fondo Monetario Internazionale mise a disposizione 8 miliardi, l’Unione Europea altri 8 miliardi e la Banca Mondiale 6 miliardi. Totale: 57 miliardi. Liquidità che salvò l’Egitto dal default. Le criticità restano. Il debito estero a settembre superava i 161 miliardi, di cui al 30 giugno scorso 31 erano a breve termine. E le partite correnti sempre al 30 giugno segnavano un dato annuale negativo di 15,43 miliardi.
Questo significa che le riserve rischiano di risultare insufficienti se l’economia non diventa più attrattiva dei capitali esteri e sul fronte delle esportazioni. Resta largamente dipendente dagli investimenti delle petro-monarchie del Golfo. Ad ottobre, poi, l’inflazione al 12,50% presso le grandi città segnala la difficile discesa per i tassi dal 21% attuale.
Bond egiziani in euro finora meno rischiosi del temuto
Tirando le somme, i bond egiziani in euro non comportano per noi dell’unione monetaria alcun rischio di cambio. Il rischio di credito, invece, risulta teoricamente molto alto. Per ragioni geopolitiche, però, le istituzioni internazionali e l’Occidente hanno dimostrato di fare di tutto per impedire che lo stato nordafricano fallisca. L’Egitto è ponte tra Occidente e Medio Oriente, capofila del mondo arabo moderato e nostro prezioso partner strategico nell’area. Questo non significa che un default non sia possibile, ma tra riforme che iniziano a funzionare e volontà degli alleati (del Golfo inclusi), Il Cairo si è rivelato finora meno rischioso di quanto pensassimo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

