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Oggi: 05 Dic, 2025

Perché tenere Bitcoin e oro insieme in portafoglio può non essere una buona idea

Bitcoin e oro sono due asset sempre più ricercati sui mercati, ma tenerli assieme non è detto che sia una buona idea per gli investimenti.
2 mesi fa
3 minuti di lettura
Bitcoin e oro
Bitcoin e oro © Licenza Creative Commons

In gergo viene definito “debasement trade” ed è un fenomeno che dovrebbe allarmare governi e banche centrali. In estrema sintesi, il mercato sta rifuggendo in questi mesi dalle monete fiat come dollaro, euro, sterlina, yen, ecc., preferendo acquistare asset non manipolabili come Bitcoin e oro. Alla festa partecipano per altre ragioni le azioni, che tendono ad apprezzarsi nei periodi di alta inflazione. Aggiungiamo anche che il comparto IA sembra in preda a una bolla e il quadro è completato.

Bitcoin e oro asset diversissimi tra loro

Bitcoin e oro sono asset diversissimi tra di loro. Il primo è giovanissimo, essendo stato inventato e lanciato sul mercato solamente nel gennaio del 2009.

Gran parte delle persone nel mondo non ne conosce ancora l’esistenza e chi ne ha sentito parlare, continua a non capire cosa sia, a cosa serva e come funzioni. Il metallo giallo ha una storia millenaria. Tutti nel mondo lo conoscono e lo desiderano. Quando per caso venne scoperta l’America alla fine del quindicesimo secolo, le navi partivano dall’Europa principalmente in cerca di questo asset da estrarre per farne monete, gioielli e lingotti.

Bitcoin è definito spesso un “oro digitale” per descriverne le caratteristiche crescentemente comuni all’oro fisico. Perché acquistiamo il metallo? A parte per scopi legati alla gioielleria, essenzialmente come bene d’investimento. Esso è visto come riserva di valore nel tempo. In Occidente, dove da diversi decenni godiamo di stabilità economica, finanziaria e politica, molti di noi hanno perso questa capacità di apprezzare l’asset. Addirittura, un secolo fa l’economista John Maynard Keynes lo definiva “un relitto barbarico”.

In gran parte del mondo, invece, le persone comuni detengono lingotti o anche solo gioielli per proteggere i loro risparmi.

Bitcoin sempre più riserva di valore

E cosa c’entrerebbe Bitcoin con l’oro? Negli ultimi anni, starebbe assolvendo alla medesima funzione. Ha dalla sua di non essere manipolabile, essendo un asset decentralizzato e dalla quantità massima prefissata. Così come non si possono stampare lingotti, lo stesso dicasi della “criptovaluta”. E Coinshares, primaria società d’investimento in crypto, ha segnalato come gli acquisti di Bitcoin siano perlopiù affare da “cassettisti”. In altre parole, sempre più investitori lo inseriscono in portafoglio con un orizzonte temporale possibilmente lungo. Il 74% lo tiene per almeno 155 giorni, il dato più alto dal 2015.

E pensare che la vulgata comune vorrebbe che Bitcoin fosse un asset prettamente speculativo, cioè da acquistare per essere rivenduto subito dopo a prezzi più alti. In misura crescente, invece, sta assumendo una connotazione come riserva di valore. E questo da un lato depone a favore della sua affidabilità, mentre dall’altro rimarca le tensioni globali.

Crypto riconosciute dagli USA di Trump

Ad ogni modo, la popolarità è esplosa negli anni e adesso è sostenuta dalla politica favorevole negli Stati Uniti di Donald Trump. Questi è egli stesso a capo di un business legato ai crypto-asset. Come promesso in campagna elettorale, a marzo ha emanato un ordine esecutivo con cui punta alla creazione di una riserva federale in Bitcoin e altre crypto popolari.

 E’ di questa estate, invece, l’approvazione del Genius Act da parte del Congresso e che norma le stablecoins, rendendole definitivamente asset riconosciuti dalla superpotenza mondiale.

Boom dei prezzi dal 2010

La crescente popolarità di Bitcoin la si può misurare anche attraverso il rapporto dei prezzi con l’oro. Ai primis cambi di cui si hanno tracce e risalenti intorno alla metà del 2010, la criprovaluta valeva sostanzialmente quasi zero. Servivano allora 10.000 Bitcoin per acquistare un’oncia di oro, che peraltro a sua volta costava assai meno di oggi. Attualmente, invece, servono 30 once di oro per 1 Bitcoin. I rapporti di forza si sono ribaltati in favore del token digitale. Resta il fatto che l’intera capitalizzazione del mercato aureo globale sia stimata a quasi 28.000 miliardi di dollari contro i circa 2.500 per Bitcoin.

Rapporto tra Bitcoin e oro
Rapporto tra Bitcoin e oro © Licenza Creative Commons

Correlazione tra Bitcoin e oro

Da inizio anno ad avere guadagnato di più è stato il metallo con un rialzo fino al 53% contro il +35% massimo messo a segno dalla criptovaluta. Avendo inserito entrambi gli asset in portafoglio, il rendimento risulterebbe alle stelle in pochi mesi. Tuttavia, tenere Bitcoin e oro contemporaneamente potrebbe non essere una buona idea. Il grafico di sotto ci aiuta a capire perché. Esso ci svela il grado di correlazione a 1 anno tra i due asset. Se i rispettivi prezzi si muovessero esattamente nella stessa direzione nel periodo considerato, il coefficiente assumerebbe valore 1. Se l’andamento fosse diametralmente opposto, scenderebbe a -1.

Correlazione tra Bitcoin e oro
Correlazione tra Bitcoin e oro © Licenza Creative Commons

Come potete notare, negli anni Bitcoin e oro hanno segnalato una correlazione sia positiva che negativa. Ma ormai sono anni che esiste una correlazione non solo positiva, ma anche elevata. Da fine 2022, salvo brevi eccezioni, essa è intorno a 0,70. Mai un periodo così lungo a livelli così alti. Cosa significa? I prezzi si muovono da quasi tre anni decisamente nella stessa direzione. E’ un bene quando salgono, ma sarebbe un problema se scendessero.

A quel punto, le perdite del portafoglio si amplificherebbero. Non è detto che questa correlazione regga anche nel caso di calo dei prezzi per uno dei due. In ogni caso, sarebbe prudente differenziare gli investimenti senza esporsi eccessivamente verso asset che tendono ad assumere una performance simile.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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