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Oggi: 05 Dic, 2025

E se riuscissimo ad azzerare il debito pubblico grazie all’oro?

L'azzeramento del debito pubblico, almeno in linea teorica, può passare dall'oro. Le quotazioni del metallo salgono di record in record.
2 mesi fa
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Debito pubblico a settembre
Debito pubblico a settembre © Licenza Creative Commons

Anche ieri l’oro ha segnato il suo ennesimo record storico, superando la soglia dei 4.200 dollari l’oncia e portando il rialzo da inizio anno sopra il 60%. Cifre inimmaginabili fino a pochi mesi fa e che diversi analisti ritengono siano destinate ad essere dimenticate in fretta a favore di futuri massimi. Ieri, Banca d’Italia ha pubblicato le cifre sul debito pubblico ad agosto, salito a 3.082,2 miliardi. Anche in questo caso si è trattato di un record, seppure negativo. E se l’azzeramento del debito fosse possibile un giorno grazie all’oro?

Tesoro in Bankitalia

I due dati sembrano non essere correlati.

L’oro è un asset di rilievo mondiale e millenario, mentre il debito rappresenta l’esposizione dello stato verso i creditori domestici e internazionali. L’anello di congiunzione passerebbe dalle riserve auree. L’Italia è il terzo possessore al mondo di metallo giallo dopo Stati Uniti e Germania. Prima della Seconda Guerra Mondiale ne possedevamo 120 tonnellate, mentre subito dopo appena 20. Bankitalia decise di accumulare oro anno dopo anno, attingendo alle riserve valutarie esitate dai commerci con gli altri stati.

Oggi, le riserve ammontano a 2.451,8 tonnellate. Il dato è stabile da decenni. Il suo controvalore attuale, ai prezzi di mercato di ieri, si aggira sopra i 285 miliardi di euro. Abbiamo un tesoro nei caveau di Palazzo Koch, anche se quasi la metà di esso risulta depositato all’estero per ragioni di sicurezza. Una cifra elevatissima, ma che non ci consentirebbe alcun azzeramento del debito, ammesso che volessimo vendere tutto l’oro posseduto.

Benefici modesti da riserve auree

E non a caso di vendere l’oro non se ne parla. Di tanto in tanto la proposta o l’auspicio compare su questo o quel giornale, ma il dibattito appare più fine a sé stesso.

Non c’è la volontà politica di procedere il tal senso. Sul perché abbiamo in parte detto. Non conviene sbarazzarsi di un asset per ottenere risultati modesti. Vendendo l’oro, riusciremmo ad abbattere il debito appena sotto il 125% del Pil. Ai rendimenti attuali, risparmieremmo 7,5 miliardi netti nella spesa per interessi. I conti pubblici migliorerebbero dello 0,33% del Pil. In cambio, il mondo intero saprebbe che ci siamo privati di un asset considerato garanzia per il sistema Italia.

Discorso chiuso? Neanche aperto per quanto detto. La situazione potrebbe mutare nei prossimi anni. Se l’oro continuasse ad apprezzarsi ai ritmi recenti, qualche pensierino inizierebbero a farlo nei palazzi della politica. Pensate a questo: in poco più di venti anni l’oro è decuplicato di prezzo. Se facesse lo stesso per i prossimi due decenni, salirebbe a 45.000 dollari l’oncia. La cifra può sembrarci al limite del credibile, ma lo si supponeva anche delle attuali quotazioni fino a pochi anni fa. A parità di cambio con l’euro, le riserve auree varrebbero sui 3.000 miliardi. A quel punto, difficile ignorare la prospettiva di un azzeramento del debito tramite la dismissione di monete e lingotti.

Azzeramento del debito in futuro non più solo fantasia

E’ altresì vero che in questi venti anni è raddoppiato anche il debito italiano in valore assoluto. Se continuasse così, da qui al 2045 salirebbe sopra i 6.000 miliardi. Sperando che il rapporto con il Pil nominale si stabilizzi, in ogni caso riusciremmo a dimezzarne l’incidenza tramite le riserve auree. Semplici supposizioni riguardo a un futuro lontano e dai contorni ignoti. Fatto sta che l’azzeramento del debito per il momento resta solo un’idea affascinante, mentre tra qualche decennio non è dato sapere. La corsa dell’oro è anche scatenata dalla paura dei mercati per l’eccesso di debiti nelle grandi economie. I due fenomeni sono più strettamente connessi di quanto non appaia.

giuseppe.timpone@investireoggi.it

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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