Il fenomeno del drenaggio fiscale, conosciuto anche con il termine inglese fiscal drag, rappresenta un meccanismo silenzioso ma molto incisivo che colpisce chi lavora e chi è in pensione. Si tratta di una crescita della pressione fiscale dovuta all’inflazione, che agisce in modo quasi invisibile ma concreto.
Il problema nasce quando il sistema tributario prevede imposte progressive, con scaglioni di reddito e detrazioni che non vengono adeguati periodicamente all’aumento dei prezzi.
In pratica, mentre il reddito nominale sale perché i salari e le pensioni vengono ritoccati dall’inflazione, gli scaglioni fiscali restano fermi. Così, una parte più consistente del reddito entra nelle fasce più alte di tassazione.
Il risultato è che il contribuente paga più tasse senza però vedere un vero aumento del potere d’acquisto. È come subire una sorta di incremento nascosto delle imposte, che colpisce soprattutto i redditi medi e medio-bassi.
Il peso del drenaggio fiscale in Italia
Il tema è tornato centrale negli ultimi anni a causa dell’aumento dei prezzi che ha caratterizzato il periodo post-pandemia e la crisi energetica. Secondo le stime, tra il 2022 e il 2024 i lavoratori e i pensionati hanno pagato complessivamente circa 24 miliardi di euro in più di IRPEF.
Questa cifra non deriva da nuove leggi fiscali o da un aumento esplicito delle aliquote, ma dal semplice fatto che scaglioni e detrazioni non sono stati aggiornati all’inflazione. Per chi ha un reddito annuo di circa 30 mila euro, questo si è tradotto in una perdita di circa mille euro. Una somma che, per molte famiglie, fa la differenza nel bilancio domestico.
L’allarme dei sindacati
A sottolineare l’urgenza del problema è stato Maurizio Landini, segretario generale della CGIL.
Con toni decisi, Landini ha ricordato che ci sono persone che non riescono nemmeno a permettersi cure mediche o una semplice vacanza, e che il drenaggio fiscale peggiora ulteriormente la loro condizione.
Secondo il leader sindacale, le somme pagate in più negli ultimi anni dovrebbero essere restituite immediatamente ai cittadini, magari attraverso un conguaglio fiscale. Ma non basta un intervento temporaneo: serve un cambiamento di fondo nel funzionamento del sistema tributario. Urgerebbe garantire una pensione media a 1.000 euro al mese.
Una riforma strutturale del fisco
Il problema del drenaggio fiscale evidenzia una lacuna strutturale. Ogni volta che i prezzi crescono, senza un adeguamento automatico, chi lavora o percepisce una pensione subisce un aggravio fiscale ingiustificato.
Per questo motivo, secondo Landini e una parte crescente degli esperti, è necessario introdurre un meccanismo di indicizzazione automatica degli scaglioni e delle detrazioni. Ciò significa che il sistema dovrebbe adattarsi in modo automatico all’andamento dell’inflazione, evitando che i contribuenti paghino più del dovuto.
Si tratta di una misura che andrebbe oltre i semplici ritocchi all’Irpef, perché garantirebbe stabilità e protezione nel tempo, impedendo che l’inflazione si trasformi in una tassa occulta.
Dove trovare le risorse per combattere gli effetti del drenaggio fiscale
La domanda che sorge spontanea è: come finanziare una riforma di questo tipo? La risposta, secondo Landini, sta nel recupero di risorse da chi ha di più.
Il segretario della CGIL sottolinea due fronti principali:
- lotta all’evasione fiscale, che in Italia continua a rappresentare un problema enorme e che ogni anno sottrae miliardi alle casse pubbliche;
- tassazione progressiva di patrimoni, rendite e profitti, che consentirebbe di distribuire in modo più equo il carico fiscale, alleggerendo la pressione sui redditi da lavoro e da pensione.
In questo modo, le somme necessarie per restituire ciò che è stato perso a causa del drenaggio fiscale e per garantire un sistema più giusto potrebbero essere reperite senza gravare ulteriormente sui cittadini più deboli.
Perché il drenaggio fiscale è un problema sociale
Il drenaggio fiscale non è soltanto una questione di numeri o di tecnicismi tributari. Ha conseguenze concrete sulla vita quotidiana delle persone. Mille euro in meno all’anno, per chi guadagna 30 mila, possono significare la rinuncia a una vacanza, la difficoltà a sostenere le spese scolastiche dei figli, o la scelta dolorosa di rinviare cure mediche.
In un contesto in cui l’inflazione erode già i risparmi e riduce il potere d’acquisto, subire un prelievo fiscale ingiusto peggiora la situazione. Ecco perché il tema è diventato anche una battaglia sociale, oltre che economica.
Riassumendo
- Il drenaggio fiscale è un aumento occulto delle tasse causato dall’inflazione.
- Scaglioni e detrazioni non aggiornati fanno pagare più imposte senza più potere d’acquisto.
- Lavoratori e pensionati hanno versato 24 miliardi di Irpef aggiuntiva tra 2022 e 2024.
- Per chi guadagna 30mila euro, la perdita stimata è circa mille euro annui.
- Landini chiede restituzione immediata e una riforma strutturale con indicizzazione automatica.
- Le risorse si devono reperire con lotta all’evasione e tassazione progressiva di patrimoni.