Sono finiti i tempi in cui sulle pensioni tutto era chiaro, lineare e facile da comprendere. Stop ai tempi in cui l’unico veicolo per accedere al trattamento pensionistico era l’INPS, con prestazioni garantite dopo carriere lavorative più o meno lunghe e liquidazioni calcolate su retribuzioni, contribuzioni o un mix tra le due.
Oggi lo scenario cambia: la previdenza sociale diventa mista. L’INPS resta un pilastro fondamentale, mantenendo invariati i criteri di base su prestazioni e liquidazioni, ma accanto a esso entrano in gioco altri fondi previdenziali e strumenti integrativi. L’obiettivo rimane sempre lo stesso: andare in pensione il prima possibile, con un reddito adeguato e sostenibile.
Il futuro della previdenza messo a rischio dal suo passato
Diversi fattori hanno contribuito alla crisi dell’INPS: i conti pubblici previdenziali non sono floridi e il futuro appare incerto. Alcuni errori del passato pesano ancora oggi. A cui si aggiungono condizioni oggettive come l’invecchiamento della popolazione e la denatalità, contro cui poco si può fare.
Tra i principali problemi, troviamo:
- le baby pensioni, che hanno permesso a molti lavoratori di andare in pensione già a 40 anni (o prima) con appena 15 anni, 5 mesi e 1 giorno di contributi. Ciò ha comportato il pagamento di trattamenti per decenni, a fronte di versamenti minimi;
- le regole del sistema retributivo, che hanno favorito squilibri enormi. Questo metodo, basato sulle ultime 5 annualità di stipendio, consentiva – grazie a progressioni di carriera improvvise o cambi di mansione – di ottenere pensioni più alte della media degli stipendi percepiti durante la vita lavorativa.
Tutto ciò grava ancora oggi sulla sostenibilità del sistema previdenziale, rendendo necessarie riforme strutturali e soluzioni alternative.
L’ABC delle nuove pensioni 2026: cosa sfruttare per le uscite anticipate
Gli errori del passato si riflettono sul presente e condizionano il futuro delle pensioni anticipate. Oltre a ciò, l’invecchiamento della popolazione, la denatalità, i problemi occupazionali e la stagnazione dei salari, uniti al peso delle misure assistenziali che ricadono sull’INPS, indeboliscono ulteriormente l’equilibrio del sistema.
Per questo motivo, accanto alla previdenza pubblica, iniziano a farsi strada con forza le soluzioni complementari:
- la previdenza complementare, che affianca la pensione INPS con rendite aggiuntive;
- il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), che può trasformarsi in rendita mensile, affiancando la pensione pubblica e garantendo così un’integrazione stabile nel tempo.
Il futuro sarà quindi sempre più caratterizzato da un mix tra previdenza pubblica e privata. Con la combinazione di più strumenti a costituire la chiave per garantire ai lavoratori un’uscita anticipata dal lavoro e una pensione dignitosa.