L’altro ieri, l’ISTAT ha pubblicato nel giro di un’ora la stima preliminare sull’inflazione a novembre e il dato definitivo sul Pil italiano nel terzo trimestre. La prima ha svelato prezzi mensili in calo per il terzo mese consecutivo e un dato invariato all’1,2% su base annua. Il secondo ha rivisto al rialzo la stima di fine ottobre, quando l’economia italiana era stata vista ferma. Sui tre mesi precedenti è risultata in crescita dello 0,1% e su base annua dello 0,6% (da 0,4%). La vera buona notizia, tuttavia, sarebbe un’altra: gli stipendi dei lavoratori continuano a crescere sopra l’inflazione.
Buste paga battono inflazione
Per l’esattezza, le retribuzioni pro-capite sono risultate in aumento dello 0,8% sui tre mesi precedenti. Se andiamo a vedere come si sono mossi i prezzi al consumo, scopriamo che essi sono saliti dello 0,46% in termini trimestrali. Questo significa che gli stipendi dei lavoratori dipendenti sono aumentati, in termini reali, di oltre lo 0,3%. L’aspetto positivo è che non si tratta di un fatto episodico. Nei tre trimestri precedenti, le buste paga erano cresciute rispettivamente dello 0,9%, dello 0,5% e dello 0,7%. Bilancio annuale: +2,9%.
I prezzi al consumo, nella media di luglio-settembre di quest’anno, erano cresciuti dell’1,6% rispetto allo stesso trimestre del 2024. Sempre in termini reali, in definitiva gli stipendi dei lavoratori hanno segnato un aumento dell’1,3%. Continuano a recuperare la forte perdita del potere di acquisto patita tra il 2021 e il 2023, quando l’inflazione s’impennò improvvisamente con la crisi dell’energia.
Consumi frenano Pil
Questo dato conta più del Pil stesso. Abbiamo schivato la stagnazione, cosa in sé positiva.
Resta il fatto che la crescita dell’economia italiana sia molto bassa. Quella acquisita al 30 settembre scorso si ferma allo 0,5%. Le esportazioni nette, malgrado le cassandre sui dazi americani di questi mesi, hanno apportato un contributo positivo dello 0,5%. Bene anche gli investimenti fissi lordi con un contributo dello 0,6%. Con il freno a mano, invece, i consumi finali per lo 0,1%.
Qual è il quadro che questi dati dipingono? Di un’economia italiana trainata ancora da esportazioni e investimenti. Le prime sono il segno della vitalità delle nostre imprese sui mercati esteri, capaci di reagire alle barriere tariffarie e alle variazioni del cambio. D’altra parte, confermano che la nostra crescita, per quanto bassa, resti dipendente dagli acquisti dall’estero. Quanto ai secondi, si mostrano solidi anche per effetto del PNRR. E non durerà in eterno. Anzi, ufficialmente finirà nell’agosto dell’anno prossimo.
Stipendi lavoratori in crescita positivo per Pil
Ecco perché il dato sugli stipendi dei lavoratori rileva. La loro crescita reale può sostenere i consumi delle famiglie, i cui bilanci negli ultimi anni sono stati messi a dura prova dal carovita. E sono proprio i consumi a frenare il Pil in questa fase. C’è da sperare che i recenti rinnovi contrattuali, tra cui per la numerosa platea dei metalmeccanici, consolidi proprio il dato della crescita salariale senza rilanciare l’inflazione.
Anzi, la speranza è che il tonfo di queste settimane dei prezzi di materie prime come petrolio e gas rallenti ulteriormente l’inflazione, così da sostenere le retribuzioni reali.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

