La perequazione delle pensioni è da sempre un argomento di forte discussione. Oltre a generare polemiche e critiche, la rivalutazione degli assegni è finita più volte davanti alla Corte Costituzionale. Il motivo? L’applicazione di una perequazione ridotta rispetto al tasso di inflazione.
A gennaio 2026 tutta l’attenzione sarà puntata sugli aumenti delle pensioni, che dipenderanno esclusivamente dal tasso di inflazione, l’unica variabile da considerare. Il meccanismo, infatti, è già noto, e purtroppo per molti pensionati non mancheranno forme di taglio proporzionale. Non si tratterà però di penalizzazioni pesanti come quelle che, in passato, portarono la questione davanti alla Consulta.
Nel 2026, a gennaio, non tutte le pensioni saranno rivalutate al 100% del tasso di inflazione: la soglia di riferimento sarà attorno ai 2.420 euro.
Ecco il quadro completo della perequazione 2026.
Pensioni: a gennaio aumento al 100%, soglia da 2.420 euro
Il potere d’acquisto delle pensioni diminuisce quando il costo della vita aumenta. L’inflazione erode il valore reale dei trattamenti pensionistici allo stesso modo in cui erode salari e redditi da lavoro.
L’ISTAT certifica ogni anno il tasso d’inflazione, e l’INPS, sulla base di quel dato, aumenta gli importi delle pensioni da gennaio.
Al momento il dato ufficiale non è ancora noto. Da settimane l’INPS diffonde simulazioni basate su tassi variabili: inizialmente si parlava dell’1,6%, cioè l’inflazione registrata nei primi nove mesi dell’anno, che di norma è quella utilizzata per il calcolo provvisorio di gennaio. Le simulazioni, però, citano anche ipotesi all’1,4% o 1,5%.
Qualunque sarà il tasso definitivo, il meccanismo non cambia: non tutti riceveranno aumenti pieni, a prescindere dalla percentuale applicata.
Trattamento minimo e aumento pensioni, ecco il punto della situazione
Nel 2026 cambierà anche il trattamento minimo INPS, e con esso la soglia entro cui le pensioni saranno rivalutate al 100%.
Oggi il trattamento minimo è pari a 603,40 euro. Con un’inflazione dell’1,5%, salirebbe a 612,45 euro.
Se questo fosse il tasso ufficiale, le pensioni fino a 2.450 euro al mese verrebbero rivalutate interamente dell’1,5%.
Per gli importi superiori, però, l’aumento pieno si applicherà solo sulla quota fino a 2.450 euro.
Per la parte eccedente:
- l’aumento scenderà al 90% del tasso di inflazione fino a 5 volte il trattamento minimo,
- e al 75% oltre tale soglia.
Esempi pratici:
- una pensione da 2.400 euro salirebbe a circa 2.436 euro;
- una pensione da 3.000 euro non arriverebbe a 3.045 euro: l’1,5% si applicherà solo fino a 2.450 euro, mentre sulla parte successiva scatta la rivalutazione ridotta.