Se siete possessori del BTp con scadenza 1 settembre 2049 (ISIN: IT0005363111), in questo articolo analizzeremo l’andamento del titolo sin dall’emissione per stilarne un bilancio. Il debutto avvenne il 13 febbraio del 2019 e in condizioni di mercato peculiari. L’Italia era la sorvegliata speciale sui mercati, a causa delle frizioni con l’Unione Europea sulle politiche fiscali. Lo spread con la Germania in quei mesi si aggirava tra 250 e 300 punti base contro i 75 punti di oggi.
Bilancio su BTp 2049 dall’emissione
Il BTp 2049 venne emesso a 99,594 centesimi, leggermente sotto la pari. L’allora trentennale stacca cedola annuale lorda del 3,85% con data di godimento 1 settembre 2018. Ad oggi, quindi, ha maturato sette anni e oltre due mesi di cedole. Al netto dell’imposta e rapportate alla quotazione iniziale, esse valgono circa il 24,4%.
Dall’emissione, però, l’inflazione italiana è stata del 18,6% cumulato. Ciò ci svela che le cedole nette, in termini reali, siano state finora pari al 5,7% dell’investimento.
Possiamo affermare, quindi, che l’investitore della prima ora è sin qui più che riuscito a proteggere il potere di acquisto del capitale. E se decidesse di rivendere? La quotazione di mercato è scesa rispetto all’emissione, attestandosi nella seduta di ieri a meno di 96 centesimi. Rispetto al prezzo del debutto, una perdita netta del 3,3% che abbasserebbe il guadagno complessivo a meno del 2,5%. In ogni caso, segno più. Tutt’altro che scontato per le obbligazioni in questi anni.
Quotazione tra alti e bassi
Guadagni o perdite con il BTp 2049 dipendono, tuttavia, anche dal momento d’ingresso e di uscita dal mercato. Ad esempio, chi acquistò all’inizio per rivendere ai prezzi massimi toccati nel gennaio del 2021 (sopra 159), poté realizzare una plusvalenza netta di circa il 52%.
Sommata alle cedole maturate nel periodo esitò un guadagno del 60%, a fronte di un’inflazione cumulata di appena lo 0,6%. Al contrario, per chi acquistò sui massimi per rivendere in questi giorni, la sola perdita netta in conto capitale è stata di quasi il 35%.
Viceversa, il punto più basso il BTp 2049 lo avrebbe toccato nell’ottobre del 2023 a circa 80 centesimi. Per un investitore della prima ora, una perdita netta del 17%, inferiore ai guadagni cedolari pari al 24%. Tuttavia, a causa dell’inflazione in quegli oltre quattro anni e mezzo pari al 16,6%, il saldo netto sarebbe stato di quasi il -10%. Evidente che, acquistando il bond ai minimi e rivendendolo adesso, l’investitore avrebbe realizzato un guadagno in conto capitale del 17-18%, a cui sommare le cedole e sottrarre un’inflazione cumulata molto contenuta per questi ultimi due anni.
Rendimento allettante
Il rendimento lordo attuale del BTp 2049 si aggira attorno al 4,15%. La cedola netta effettiva sopra il 3,50% si conferma molto allettante, anche perché il mercato continua a scontare un’inflazione italiana bassa per i prossimi anni, più vicina alla soglia dell’1% che al target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea. Se avesse ragione, l’investitore si porterebbe a casa un titolo con rendimento reale netto decisamente sopra il 2%.
E con la prospettiva credibile di un apprezzamento del bond, che consentirebbe la rivendita con profitto.
BTp 2049 giù con annuncio su riarmo
Così come gli altri bond lunghi, anche il BTp 2049 ha sofferto negli ultimi mesi i timori degli investitori su inflazione e debiti presso le principali economie mondiali. Nel dicembre dello scorso anno, la quotazione era risalita ad un massimo di 102,45 per sprofondare a 90 centesimi a marzo sull’annunciato riarmo europeo. Tensioni che si sono parzialmente stemperate, pur restando attive.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

