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Oggi: 05 Dic, 2025

Pensione a 59 anni nel 2026: ecco cosa occorre maturare entro la fine del 2024 per sfruttare ancora opzione donna

Chiude opzione donna ma non per tutte, ecco cosa è cambiato nel tempo per la misura e chi anche nel 2026 può sfruttarla.
4 settimane fa
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pensione opzione donna
Foto © Pixabay

Il Governo Meloni con la legge di Bilancio in materia previdenziale ha prodotto poco. Infatti ha introdotto solo lo slittamento di un anno per l’aumento pieno di 3 mesi dei requisiti pensionistici. Aumento che doveva partire dal 2027 e che invece nel 2027 vedrà l’aumento di un solo mese per poi passare ai 3 mesi solo dal 2028. Ma per perseguire l’obiettivo di contenere la spesa pubblica, probabilmente ha deciso di porre un freno alle uscite anticipate chiudendo quota 103 e opzione donna. Molto importante la chiusura di opzione donna perché segna la chiusura di un cerchio. Infatti fu introdotta nel lontano 2004 e poi confermata anno dopo anno.

Cosa succede adesso ad opzione donna

Anche se la manovra non è ancora definitivamente approvata, una cosa che ormai appare certa per quanto riguarda il pacchetto previdenziale della legge di Bilancio è che non c’è traccia di opzione donna. La misura che negli anni molte lavoratrici hanno sfruttato (anche se negli ultimi periodi sempre meno), era attiva fino al 31 dicembre 2025. Questa infatti è la data di scadenza della misura come inserita nella legge di Bilancio dello scorso anno.

Non essendoci traccia di opzione donna nella legge di Bilancio attuale significa che il governo ha deciso di non prorogare l’esperienza con questa misura. Di conseguenza opzione donna dal primo gennaio 2019 non sarà più una possibilità di uscire dal mondo del lavoro da sfruttare. Ma non per tutte sarà così perché c’è chi anche nel 2026 potrà uscire con questa misura.

Pensione a 59 anni nel 2026: ecco cosa occorre maturare entro la fine del 2024 per sfruttare ancora opzione donna

 

Come detto opzione donna è una misura introdotta tanti anni fa.

E che in origine consentiva alle lavoratrici dipendenti di uscire con 58 anni di età e con 35 anni di contributi versati completati entro l’anno precedente quello di uscita. Mentre consentiva alle lavoratrici autonome di uscire con 59 anni di età e 35 anni di contributi sempre completati entro l’anno precedente.

Una misura quindi che consentiva un pensionamento anticipato di diversi anni costringendo però le interessata ad accettare il ricalcolo contributivo della pensione e cioè ad accettare una pensione nettamente tagliata rispetto a quella che avrebbero avuto percepire in base al calcolo misto di cui avevano diritto.

Detto questo però occorre anche ribadire che negli ultimi anni l’opzione donna era diventata una misura molto meno appetibile. E non solo per le regole di calcolo della pensione che come detto penalizzanti lo sono sempre state. Il problema è che la misura ha avuto una riduzione di platea.

La cristallizzazione del diritto ad opzione donna

Negli anni l’opzione donna ha subito dei netti tagli di platea delle potenziali aventi diritto. Si è passati da una misura generica disponibile per tutte le lavoratrici, ad una misura appannaggio solo di risicate categorie. Infatti nella versione odierna di opzione donna possono avere accesso al vantaggio di queste uscite anticipate solo le caregivers, le lavoratrici di aziende con tavoli di crisi avviati o le licenziate, ed infine le invalide.

Resta il fatto che l’opzione donna è una misura che anche nel 2026 qualcuna riuscirà a sfruttare. Certo, se già abbiamo detto che la platea delle interessate è risicata oggi, sarà ancora peggio per quanto andremo a vedere adesso e cioè con un’opzione donna ancora attiva nel 2026 per chi ha cristallizzato il diritto alla pensione.
Nel sistema vige la regola che se un contribuente matura i requisiti per la pensione entro una determinata data e fino a quando una misura è ancora attiva, matura il diritto per sempre.

Quindi, anche se la misura scompare. Vale questa regola pure per l’opzione donna. Infatti chi ha maturato o matura il diritto ad opzione donna per il 2025, anche se la misura cessa di esistere, potrà garantirsi il pensionamento anche l’anno venturo. Ricordiamo però che i 35 anni di versamenti così come i 59, 60 o 61 anni di età in base alla categoria e in base ai figli avuti, devono essere completati entro il 31 dicembre 2024.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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