L’Associazione Nazionale Commercialisti (ANC) ha acceso i riflettori su una misura contenuta nell’articolo 26 della prossima Legge di Bilancio 2026: il divieto compensazione crediti agevolativi con i versamenti previdenziali e assicurativi tramite modello F24. La novità, prevista dal 1° luglio 2026, non riguarderebbe i crediti maturati da liquidazioni d’imposta, ma colpirebbe tutti gli altri bonus fiscali, inclusi quelli ceduti a terzi. L’obiettivo dichiarato del legislatore è duplice: arginare gli abusi nelle compensazioni e rendere più tracciabili le partite contabili.
Secondo l’ANC, la direzione di marcia contro le frodi è condivisibile, ma lo strumento scelto risulta sproporzionato. La compensazione, ricordano i professionisti, è un tassello ordinario della gestione finanziaria e non un beneficio eccezionale.
Bloccarla in modo generalizzato equivale a diffondere un clima di sospetto indiscriminato e a colpire anzitutto chi opera correttamente. Ne risentirebbero tanto la fiducia tra contribuente e Stato quanto l’efficienza dei flussi di cassa nelle attività economiche.
Compensazione crediti: cosa cambierebbe dal 1° luglio 2026
La disposizione stabilisce che, a partire dal 1° luglio 2026, tutti i crediti d’imposta, diversi da quelli da liquidazione imposte, non potranno più essere utilizzati per compensare contributi dovuti agli enti previdenziali e assicurativi (le tipologie indicate dall’articolo 17, comma 2, lettere e), f), g) del D.Lgs. 241/1997). Il blocco si applicherebbe anche ai crediti ceduti, chiudendo la strada a qualsiasi utilizzo compensativo in F24 per ridurre i versamenti contributivi.
In termini pratici, l’azienda o lo studio professionale con un portafoglio di crediti agevolativi non potrebbe più “scaricare” parte del costo contributivo ricorrendo a tali crediti. Sarebbe necessario effettuare i pagamenti previdenziali e assicurativi per intero, gestendo separatamente l’eventuale recupero dei bonus fiscali in altre forme o tempi.
Quali crediti sarebbero più esposti
Il freno riguarderebbe, fra gli altri, ad esempio, i crediti legati a Investimenti 4.0, Transizione 5.0, Ricerca e Sviluppo e misure analoghe pensate per spingere innovazione, digitalizzazione ed efficienza energetica. Secondo l’ANC, impedire l’utilizzo compensativo di questi strumenti vuol dire svuotare di efficacia proprio quegli incentivi con cui il Paese ha sostenuto la competitività del sistema produttivo negli ultimi anni.
Il danno non si limiterebbe all’oggi: per molte imprese, la pianificazione degli investimenti si costruisce sulla base di flussi di credito attesi e sulla possibilità di impiegarli contro costi fissi periodici. Il divieto compensazione crediti spezzerebbe questo equilibrio, costringendo a riprogrammare piani finanziari e a destinare più liquidità ai versamenti correnti.
Ricordiamo che qualche giorno fa la stessa ANC aveva puntato il dito anche sul blocco dei compensi dalla PA ai professionisti senza DURC e DURF. Altra misura contenta nella manovra 2026.
Le obiezioni dell’ANC
Il messaggio dei commercialisti pubblicato sul sito istituzionale ANC è netto: la lotta agli illeciti richiede strumenti mirati e selettivi, non divieti indistinti. Bloccare la compensazione a prescindere comporta tre effetti critici:
- penalizzazione dei contribuenti virtuosi: chi ha maturato correttamente i crediti vede ridotta la capacità di gestire il fabbisogno di cassa;
- maggiore incertezza: senza compensazione, aumenta l’imprevedibilità dei flussi finanziari e si complica la programmazione del lavoro e degli investimenti;
- efficienza ridotta: si aggravano oneri gestionali e tempi amministrativi, con ricadute sull’operatività quotidiana di imprese e studi.
In questa prospettiva, l’ANC evidenzia che trasformare la compensazione in un’eccezione sospetta minerebbe la relazione di fiducia istituzionale: chi rispetta le regole si troverebbe soggetto a un sistema improntato alla presunzione negativa, non alla collaborazione.
Stretta compensazione crediti: gli obiettivi del legislatore e le alternative possibili
La finalità pubblica della misura voluta dal governo è quella di contrastare indebite compensazioni e rafforzare la tracciabilità è legittima. Tuttavia, per evitare di colpire l’economia reale, l’ANC propone un percorso diverso, basato su controlli intelligenti: verifiche preventive sui crediti più rischiosi, incroci dati potenziati, procedure di sblocco rapide per i soggetti affidabili, sanzioni efficaci contro i comportamenti scorretti. In sintesi, una selettività che distingua chi abusa dagli operatori in buona fede.
Una soluzione di equilibrio potrebbe contemplare filtri ex ante su alcune tipologie di credito e percorsi accelerati per i contribuenti con storico di conformità, evitando di bloccare indistintamente la leva compensativa verso i contributi. Così si presidierebbero le aree a rischio senza compromettere l’operatività di chi investe, assume e innova.
L’appello dall’ANC sulla nuova stretta della compensazione
L’ANC chiede una revisione immediata del testo (la manovra è ancora in fase di discussione parlamentare). Il passaggio chiave è la tutela dei crediti maturati legittimamente e del diritto a un sistema di compensazione trasparente, sicuro e funzionale. Senza un intervento correttivo, il divieto compensazione crediti rischia di produrre un effetto domino: minore liquidità, più incertezza, rallentamento di piani 4.0 e 5.0, ricadute su produttività e occupazione.
La sfida, dunque, non è scegliere tra legalità e crescita, ma trovare una via operativa che garantisca entrambe. Un impianto di controlli tarato sul rischio, unito alla tracciabilità avanzata e a tempi di risposta certi, può centrare l’obiettivo anti-frode senza compromettere gli strumenti che hanno sostenuto competitività e innovazione. In questo equilibrio sta il punto: difendere l’integrità del sistema tributario senza togliere ossigeno a imprese e professionisti che rispettano le regole e contano sulla compensazione per tenere in ordine i conti.
Riassumendo
- L’articolo 26 della manovra 2026 introduce il divieto compensazione crediti agevolativi con contributi previdenziali e assicurativi.
- La misura mira a contrastare frodi e migliorare la tracciabilità delle compensazioni fiscali.
- L’ANC teme effetti negativi su imprese e professionisti corretti.
- Il divieto colpirebbe crediti Industria 4.0, Transizione 5.0 e Ricerca e Sviluppo.
- I commercialisti chiedono controlli mirati invece di divieti generalizzati.
- L’ANC sollecita una revisione per tutelare crediti legittimi e fiducia contribuente-Stato.