Giornata storica in Francia, quale che sia il pensiero di ciascuno di noi su quanto accaduto. L’Assemblea Nazionale ha approvato per la prima volta in assoluto una risoluzione presentata dal Rassemblement National, il partito guidato da Marine Le Pen. Con 185 voti a favore e 184 contrari, i deputati hanno acconsentito alla revisione dell’accordo franco-algerino del 1968 che ancora oggi regola le relazioni tra Francia e Algeria in materia di immigrazione, visti d’ingresso ed espulsioni. La destra sovranista lo considera anacronistico e costoso, retaggio del passato coloniale. I cittadini algerini godono di una corsia preferenziale per ottenere il permesso di soggiorno e difficilmente possono essere espulsi.
Le Pen vince grazie a centro-destra e macroniani
A favore hanno votato chiaramente il RN (122 su 123 deputati), i loro alleati dell’Unione delle destre per la Repubblica (15 su 15), ma anche 26 Républicains su 50 e 17 deputati del gruppo Horizons dell’ex primo ministro centrista Edouarde Philippe, di recente in rotta di collisione con il presidente Emmanuel Macron dopo che gli ha suggerito pubblicamente di dimettersi per porre fine al caos politico. Hanno pesato sull’esito del voto anche le assenze dei centristi macroniani di Gabriel Attal, anch’egli ex primo ministro.
Socialisti sotto choc, caduto cordone sanitario
I socialisti sono sotto choc. Il voto di ieri, in sé non vincolante, assume un significato politico dirompente: il “cordone sanitario” attivato negli anni contro Le Pen è caduto. Le ripercussioni possono essere altrettanto significative. Questo avvicinamento tra centristi e destra sovranista sta avvenendo in un contesto di grave crisi politico-istituzionale. Il governo di Sébastien Lecornu è il sesto in poco più di un anno e mezzo.
Nato da pochi giorni, rischia già di cadere sulla minaccia dei socialisti di votare la censura senza la reintroduzione della “tassa Zucman” sui grossi patrimoni.
La gauche moderata ha già spuntato la sospensione della riforma delle pensioni. Un’umiliazione per l’Eliseo, essendo stata la sua più importante, per non dire quasi unica, riforma in otto anni. Con i conti pubblici fuori controllo e le agenzie di rating che li bocciano con sempre maggiore frequenza, Parigi non può permettersi di rischiare un’ulteriore fuga dei capitali. Ed ecco che quanto accaduto ieri può essere considerato un “pizzino” che i centristi hanno voluto far recapitare all’opposizione socialista: “non siete determinanti come pensate”.
Immigrazione terreno comune per destra e centro?
Le Pen riporta un inatteso successo d’immagine. Può dimostrare di essere una leader capace di stringere alleanze con le frange moderate e pronta a governare. Vedremo se la presunta tattica dei macroniani (ed ex) produrrà i suoi frutti. I socialisti potrebbero abbassare le loro pretese fiscali, come profetizza l’ex presidente François Hollande. Al contrario, potrebbe irrigidire la sua posizione per evitare che a sinistra vengano surclassati ancora di più da La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.
Non sarebbe stato casuale neanche il tema dell’inedita convergenza tra centro e destra. L’immigrazione è un problema fortemente avvertito dai francesi, considerata causa dell’allarme sicurezza, specialmente nelle banlieues. Le Pen aveva votato a favore della censura dell’attuale esecutivo poche settimane fa.
Adesso, cambierà il suo atteggiamento all’Assemblea Nazionale? Il via libera alla risoluzione potrebbe indurla ad ammorbidire la posizione del suo partito, rafforzando quella negoziale del governo verso i socialisti e inducendo questi ultimi a staccare la spina.
Le Pen prende tempo, in attesa del processo
Nel caso in cui anche il secondo governo di Lecornu – il primo durò appena 14 ore – fallisse, Macron ha spiegato che si assumerebbe le sue responsabilità. Tradotto: possibili dimissioni con un anno e mezzo di anticipo dalla fine del mandato. Ma Le Pen non può correre alle elezioni presidenziali in prima persona, a causa di un’interdizione dei giudici legata a una condanna per frode sull’uso dei fondi europei ai partiti. Il processo di appello inizierà l’anno prossimo e probabilmente si concluderà in primavera. Prima di allora ha tutta la convenienza ad evitare che la situazione politica degeneri.
Ad ogni modo, anche Le Pen ha bisogno di sventolare qualche bandierina per giustificare una mancata censura. E i centristi al governo gliel’hanno offerta, con la speranza che ciò tenga buono il suo partito e i socialisti scendano a più miti consigli. Se questi ultimi non molleranno la presa, saranno resi ininfluenti proprio grazie all’astensione del blocco di destra. Era già accaduto con i precedenti governi guidati da Michel Barnier e François Bayrou. Adesso, saremmo al salto di qualità.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

