Si stringono le maglie del pensionamento anticipato in Italia. Una stretta che arriva da due fronti distinti ma complementari. Da un lato, la decisione del governo di chiudere Quota 103 e Opzione Donna, due misure che permettevano di uscire in anticipo rispetto ai requisiti ordinari. Dall’altro, i dati diffusi dal CIV dell’INPS, che mostrano come nel 2024 i pensionamenti anticipati siano calati sensibilmente, in particolare proprio per queste due misure.
La conseguenza è chiara: meno vie d’uscita e meno pensioni anticipate.
E anche se la manovra di Bilancio conferma alcune opzioni in deroga, altre disposizioni — come il cosiddetto bonus pensioni — rischiano di ridurre ulteriormente il numero dei pensionamenti anticipati, favorendo la permanenza al lavoro.
Bonus pensioni confermato nel 2026 ma solo sulla pensione anticipata
I numeri parlano chiaro.
Nel 2024 solo 1.154 lavoratori hanno usufruito di Quota 103, la misura che ora il governo ha deciso di archiviare definitivamente.
Per Opzione Donna, invece, le uscite sono state 3.489, anch’essa destinata a terminare con la fine del 2025.
A salvarsi, almeno per il momento, è l’Ape Sociale, confermata anche per il 2026.
Ma il governo ha deciso di mantenere in vita anche il cosiddetto “bonus pensioni”, noto in passato come bonus Maroni e più recentemente come bonus Giorgetti, dal nome dell’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Questo incentivo economico è rivolto a chi, pur avendo già maturato i requisiti per la pensione anticipata, sceglie di restare al lavoro.
Un vantaggio in busta paga, che di fatto si traduce in un deterrente per chi vuole lasciare il lavoro prima del tempo.
Ecco cosa succede nel 2026 al bonus pensioni
Il bonus pensioni consente di incrementare il netto in busta paga, grazie allo sgravio contributivo del 9,19% sulla quota a carico del dipendente.
In pratica, quella parte di contributi che normalmente verrebbe versata all’INPS rimane al lavoratore, che così ottiene un aumento temporaneo dello stipendio.
Nel 2025, il beneficio era riconosciuto a chi aveva già maturato i requisiti per:
- la pensione anticipata ordinaria, cioè 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne;
- la pensione con Quota 103, cioè 62 anni di età e 41 anni di versamenti.
Dal 2026, però, la situazione cambia.
Essendo Quota 103 ormai chiusa, il bonus resterà legato esclusivamente alla pensione anticipata ordinaria.
Nessun altro canale di pensionamento anticipato potrà beneficiare dell’agevolazione.
Il bonus pensioni 2026, quindi, continuerà a esistere, ma sarà rivolto solo a chi ha maturato i requisiti per la pensione anticipata ordinaria e decide di rimanere in servizio ancora per un po’, rinviando l’uscita.
Niente paura: cristallizzato il diritto all’uscita anche dopo la fine di Quota 103
Molti lavoratori si chiedono cosa accadrà nel 2026 a chi ha aderito al bonus pensioni nel 2025, posticipando la pensione con Quota 103.
La risposta è rassicurante: nessun rischio di perdita del diritto.
Infatti, per Quota 103 vige la regola della cristallizzazione del diritto.
Ciò significa che chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2025 potrà andare in pensione anche successivamente, nel 2026 o negli anni seguenti, anche se la misura non sarà più attiva.
Il diritto resta valido perché è stato già acquisito.
Pertanto, chi ha deciso di rimandare la pensione per incassare il bonus contributivo potrà comunque lasciare il lavoro in un secondo momento, senza perdere i benefici maturati.
In sintesi, nel 2026 il bonus pensioni continuerà a essere una scelta vantaggiosa per chi vuole incrementare temporaneamente lo stipendio e rinviare l’uscita, ma con meno possibilità di scelta rispetto al passato.
Con Quota 103 e Opzione Donna ormai fuori dal sistema, restano solo Ape Sociale e pensione anticipata ordinaria come principali strumenti per un pensionamento flessibile.