Si tengono oggi le elezioni legislative in Argentina, forse le più seguite di sempre all’estero per le loro possibili implicazioni politiche ed economiche. In palio ci sono metà dei seggi alla Camera (127) e un terzo dei seggi al Senato (24). In realtà, c’è in gioco ben di più: la sopravvivenza della “rivoluzione della motosega” del presidente Javier Milei. Il suo partito La Libertad Avanza possiede al momento appena 37 deputati e 6 senatori, per cui il governo riesce a fare passare le leggi solo grazie al supporto degli alleati del centro-destra. I mercati davano fino a pochi mesi fa per scontato che sarebbe riuscito, se non a conquistare la maggioranza assoluta, perlomeno a portare al Congresso una folta pattuglia di parlamentari per rafforzare l’azione dell’esecutivo.
Elezioni in Argentina, timori per vittoria dei peronisti
Questo obiettivo è iniziato a diventare molto meno certo con le elezioni nella provincia di Buenos Aires, la più popolare dell’Argentina. Tenutesi agli inizi di settembre, hanno decretato la vittoria dei peronisti e la netta sconfitta della destra di Milei. Da allora l’aria è cambiata nello stato sudamericano. La borsa è arrivata a perdere il 16,5% e il cambio sul mercato nero è collassato del 10% in poche sedute, superando anche a livello ufficiale la soglia massima di 1.400 fissata ad aprile.
Swap USA da $20 miliardi per Milei
La situazione si è fatta così pesante, che Milei è dovuto recarsi a Washington con il cappello in mano per chiedere aiuto. Approfittando della sessione dell’ONU, ha incontrato sia il presidente americano Donald Trump che il segretario al Tesoro, Scott Bessent. E ha ottenuto una linea swap di 20 miliardi di dollari, da qualche giorno resa disponibile alla Banca Centrale Argentina. L’obiettivo della Casa Bianca è di contenere la tensione sui mercati e permettere a Milei di limitare i danni alle elezioni odierne.
L’affinità ideologica tra i due ha giocato un ruolo dirimente nella vicenda. E gli Stati Uniti vogliono evitare che l’Argentina ricada nei prossimi anni tra le braccia della Cina.
Gli analisti sostengono che se il partito di Milei prendesse oggi il 35%, sarebbe una vittoria per il presidente. A quel punto, confidando sempre negli alleati, l’agenda del governo verrebbe salvaguardata. I sondaggi indicano un testa a testa con i peronisti, che ultimamente hanno governato con l’ex presidente Alberto Fernandez (2019-2023) e prima ancora con Cristina Fernandez de Kirchner (2007-2015) e Nestor Kirchner (2003-2007), lasciando l’economia in condizioni devastanti.
Inflazione giù e conti pubblici risanati
In pochi mesi, Milei è riuscito nel miracolo di ridurre l’inflazione da un tasso mensile del 25% a circa il 2%. Su base annua è scesa a settembre al 31,8%, ai minimi dal luglio 2018. E i conti pubblici sono stati portati in attivo sia al netto della spesa per interessi che includendo tale voce. Le misure di austerità sono state severe, ma non hanno impedito all’economia di tornare a crescere quest’anno di oltre il 5%.
Lo swap sta servendo a tenere a bada le tensioni finanziarie, pur riemerse negli ultimi giorni con l’avvicinarsi delle elezioni in Argentina. Non è detto che sarà attivato, rimanendo una linea di credito messa a disposizione senza trasformarsi in debito effettivo. Possibile che Milei faccia passare il voto e decida di svalutare il cambio aumentando la soglia massima dell’attuale banda di oscillazione 1.000-1.400 pesos per 1 dollaro.
Una mossa che preserverebbe le riserve valutarie, ma che rischierebbe di rinfocolare l’inflazione.
Elezioni in Argentina spartiacque per investitori
Una vittoria dei peronisti è presumibile che avrebbe effetti negativi su cambio, borsa e bond nei prossimi mesi. Soprattutto se Milei si mostrasse meno capace di portare avanti la sua agenda. Viceversa, una vittoria del suo partito riuscirebbe forse a rinvigorire gli asset nel breve termine. Tuttavia, gli investitori vorranno toccare con mano le prossime misure. La sconfitta della destra a settembre non è stata l’unica ragione della crisi in corso. Il partito del presidente è stato teatro di scandali per corruzione e i suoi alleati hanno cercato di disfare la portata dell’austerità fiscale in vista delle elezioni di oggi in Argentina.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


