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Oggi: 05 Dic, 2025

Pensione con 3 mesi in più: stop, sconto o mini-scalini? Le tre soluzioni possibili

Dal 2027 scatterà l’aumento di 3 mesi dell’età pensione: il governo valuta come evitarlo o ridurlo. Tre le soluzioni sul tavolo
2 mesi fa
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età pensionabile
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La legge di bilancio 2026 sarà uno dei provvedimenti più attesi della fine del 2025. Oggi, dovrebbe esser discussa in Consiglio dei Ministri. Con essa, il governo guidato da Giorgia Meloni definirà entrate e spese pubbliche per l’anno successivo, ma soprattutto dovrà affrontare un nodo molto delicato: quello delle pensioni. Il tema è centrale perché, salvo modifiche, dal 2027 scatterà un meccanismo automatico che farà salire l’età per andare in pensione, in base all’aumento dell’aspettativa di vita. In pratica, chi vorrà smettere di lavorare dovrà attendere tre mesi in più rispetto alle regole attuali.

L’aumento di 3 mesi dell’età pensionabile

Il sistema pensionistico italiano è legato all’andamento della speranza di vita: quando questa cresce, cresce anche l’età necessaria per accedere alla pensione.

È una misura pensata per garantire la sostenibilità dei conti pubblici, ma che spesso genera malcontento tra i lavoratori.

Se non ci saranno correttivi, dal 2027 scatterà l’aumento di 3 mesi dell’età pensione. In concreto, la pensione di vecchiaia passerebbe da 67 anni a 67 anni e 3 mesi. Anche la pensione anticipata ordinaria, cioè quella che si ottiene dopo un determinato numero di anni di contributi, subirebbe modifiche: per gli uomini servirebbero 43 anni e 1 mese di versamenti (oggi ne servono 42 e 10), mentre per le donne 42 anni e 1 mese (a fronte dei 41 e 10 di oggi).

Questo scatto automatico, previsto dalla normativa vigente, rischia però di pesare sia sui lavoratori più anziani sia su quelli che hanno iniziato a lavorare presto e contavano su un’uscita anticipata. Da qui nasce la volontà politica di trovare un compromesso che possa limitare o posticipare l’aumento senza compromettere troppo i conti pubblici.

Il costo dell’intervento e la ricerca di soluzioni

Il problema principale è economico. Bloccare o anche solo attenuare l’aumento dell’età pensionabile ha un costo rilevante per lo Stato. Le stime parlano di una spesa fino a 3 miliardi di euro l’anno nel caso di un congelamento totale. Una cifra che rende necessarie misure selettive e coperture certe, visto che la manovra 2026 dovrà rispettare vincoli di bilancio stringenti.

Per questo motivo, al momento sarebbero allo studio tre possibili soluzioni, ognuna con vantaggi e limiti diversi: il blocco totale degli scatti, il blocco parziale riservato a una certa fascia d’età e una proposta di gradualità degli aumenti, i cosiddetti “mini-scalini”.

Ipotesi 1: blocco totale dell’aumento età pensionabile

La prima ipotesi sarebbe la più semplice da comprendere ma anche la più costosa da finanziare. Consisterebbe nel cancellare del tutto l’aumento previsto nel 2027. In questo scenario, l’età per la pensione di vecchiaia resterebbe fissata a 67 anni, mentre per la pensione anticipata si continuerebbe a richiedere 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Tale scelta, però, avrebbe un impatto pesante sul bilancio pubblico: costerebbe circa 2 miliardi di euro nei primi due anni e fino a 3 miliardi a regime. Con risorse limitate e altre priorità in agenda, è considerata una soluzione difficilmente sostenibile.

Ipotesi 2: blocco selettivo per i 64enni

La seconda ipotesi è più mirata. Prevede di applicare il blocco dell’aumento solo a chi, nel 2027, avrà già compiuto 64 anni. In questo modo, si eviterebbe di penalizzare i lavoratori più vicini alla pensione, lasciando invariati i requisiti attuali solo per loro.

Chi rientrasse in questa categoria continuerebbe a poter accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) o 41 anni e 10 mesi (per le donne). Chi, invece, non avesse ancora compiuto 64 anni dovrebbe rispettare le nuove soglie, quindi 43 anni e 1 mese o un anno in meno per le donne.

Il vantaggio di questa misura è che ridurrebbe i costi: circa 1,5 miliardi di euro nel primo anno e 2 miliardi a regime. Tuttavia, escluderebbe una parte consistente di lavoratori, stimata in circa 170.000 persone con carriere lunghe ma età inferiore a 64 anni, che vedrebbero comunque aumentare la propria età di uscita.

Ipotesi 3: aumenti graduali (“mini-scalini”)

La terza opzione in discussione è quella che sembra poter rappresentare un compromesso tra sostenibilità economica e tutela dei lavoratori. Si tratterebbe di introdurre l’aumento in modo progressivo, con piccoli scatti annuali.

In pratica, nel 2027 l’età pensionabile salirebbe solo di un mese, per poi crescere di altri due mesi nel 2028, arrivando così ai 67 anni e 3 mesi previsti. Oppure viceversa, ossia aumento età pensione di due mesi nel 2027 e un mese nel 2028. Questo meccanismo dei “mini-scalini” avrebbe il vantaggio di diluire nel tempo l’impatto della misura, rendendola meno gravosa sia per i lavoratori sia per lo Stato.

Non è ancora stato stimato il costo preciso di questa soluzione. Ma è certo che comporterebbe un risparmio rispetto al blocco totale, proprio perché l’aumento verrebbe distribuito in modo più graduale.

Aumento età pensionabile: il difficile equilibrio tra conti pubblici e diritti dei lavoratori

Il tema dell’aumento 3 mesi età pensione è destinato a occupare un ruolo di primo piano nel dibattito politico e sociale dei prossimi mesi. Da un lato c’è l’esigenza di garantire la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale, in un contesto di invecchiamento della popolazione e bilanci pubblici già sotto pressione.

Dall’altro, c’è la necessità di tutelare i lavoratori che si trovano a pochi anni dalla pensione. E che rischiano di dover prolungare ulteriormente la loro permanenza sul mercato del lavoro.

Qualunque sia la soluzione scelta, sarà inevitabile un compromesso tra equità sociale e stabilità economica. La legge di bilancio 2026 dovrà quindi bilanciare con attenzione questi due obiettivi, decidendo se e come intervenire sull’aumento di 3 mesi dell’età pensionabile previsto dal 2027.

Un punto fermo, però, resta: senza modifiche legislative, lo scatto scatterà automaticamente, segnando un nuovo capitolo nella lunga storia delle riforme previdenziali italiane.

Riassumendo

  • Dal 2027 aumenterà di 3 mesi l’età per andare in pensione.
  • La manovra 2026 dovrà decidere se bloccare o ridurre questo aumento.
  • Il blocco totale costerebbe fino a 3 miliardi di euro l’anno.
  • Il blocco selettivo favorirebbe solo i 64enni, con costi più contenuti.
  • I “mini-scalini” introdurrebbero l’aumento in modo graduale fino al 2028.
  • Il governo cerca un equilibrio tra sostenibilità dei conti e tutela dei lavoratori.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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