Prendere una pensione a fronte di pochi anni di contributi versati non è sempre possibile.
Non lo è perché tutte le misure previdenziali previste dal nostro ordinamento richiedono una determinata carriera contributiva.
Una carriera più lunga consente di anticipare l’uscita dal lavoro prima dei 67 anni, mentre chi ha accumulato pochi versamenti si trova con minori possibilità di accesso alle forme pensionistiche.
In sostanza, più anni di contributi significano maggiori opportunità di anticipo e di importi più elevati, poiché si amplia la gamma di misure disponibili.
Al contrario, senza contributi o con pochi anni di versamenti, l’unica alternativa resta l’assegno sociale.
Ed è proprio questa la sola misura che permette di rispondere con precisione alla domanda più comune:
“Quanto prenderò di pensione a 67 anni se non ho tanti contributi?”
Perché mentre gli altri trattamenti dipendono da vari fattori, solo l’assegno sociale offre una cifra certa e predeterminata.
Quanto prendo di pensione a 67 anni se non ho tanti contributi?
L’assegno sociale è praticamente l’unica prestazione INPS che si può ottenere al raggiungimento dell’età pensionabile. E senza requisiti contributivi.
Infatti, si tratta di una misura assistenziale che richiede solo il rispetto di determinati limiti reddituali, non di versamenti.
Il requisito reddituale è pari all’importo stesso dell’assegno sociale per i single. O al doppio dell’importo per i coniugati.
Nel 2026, in base al tasso di inflazione previsto per i primi nove mesi del 2025 (1,6%), l’assegno sociale dovrebbe salire a 547,31 euro al mese.
Questa cifra spetta al singolo beneficiario con reddito zero. Oppure al coniugato che, insieme al partner, non supera 547,31 euro di reddito mensile complessivo.
Per chi possiede altri redditi, ma comunque entro le soglie di legge, l’importo dell’assegno è calcolato per differenza tra il valore pieno e il proprio reddito mensile.
Quanto prendo di pensione a 67 anni se non ho tanti contributi? Solo con l’assegno sociale la cifra è certa
Chi si chiede “quanto prenderò di pensione a 67 anni se non ho tanti contributi”, deve sapere che, nel sistema previdenziale, il calcolo della pensione contributiva si basa sul montante accumulato, ossia sulla somma di tutti i contributi versati nel corso della carriera.
Per ottenere una pensione vera e propria (e non un assegno assistenziale), è necessario raggiungere determinate soglie minime:
- solo i contributivi puri possono accedere a una pensione a 71 anni con almeno 5 anni di versamenti;
- per tutti gli altri, servono almeno 20 anni di contributi per maturare il diritto.
In generale, più anni di versamenti e più alte retribuzioni si traducono in un importo pensionistico maggiore.
Le regole di calcolo dei trattamenti: una risposta difficile da dare
Nel sistema contributivo, tutti i versamenti confluiscono in un montante individuale, che si rivaluta ogni anno in base al tasso di inflazione.
Al termine della carriera, cioè al momento dell’accesso alla pensione (che sia a 67 anni o più tardi), il montante viene trasformato in rendita attraverso specifici coefficienti di conversione.
Tali coefficienti sono più favorevoli quanto più elevata è l’età di uscita dal lavoro, premiando quindi chi posticipa il pensionamento.
Questo metodo riguarda tutti coloro che hanno iniziato a versare dopo il 31 dicembre 1995. Ma si applica in parte anche ai lavoratori con carriere miste, iniziate prima del 1996 e proseguite dopo.
Chi, al 31 dicembre 1995, poteva contare su almeno 18 anni di contributi, ha diritto al calcolo retributivo esteso, valido per tutti i periodi fino al 31 dicembre 2011.
In tal caso, la quota retributiva della pensione è calcolata sulla media delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di carriera. E non sul montante contributivo.