E’ stata una doccia fredda per la Turchia la pubblicazione del dato sull’inflazione nel mese di settembre. Per la prima volta dal maggio dello scorso anno, i prezzi al consumo su base annuale hanno registrato un’accelerazione. Sono passati dal +32,95% di agosto al +33,29%. Generi alimentari, abitazioni e istruzione hanno inciso particolarmente. Un bel problema per la banca centrale, che a settembre era tornata a tagliare i tassi di interesse. Lo aveva fatto anche drasticamente, portando il costo del denaro di riferimento dal 43% al 40,5%.
Nuovo test per banca centrale
Su base mensile l’inflazione in Turchia ha accelerato dal +2,04% al +3,23%. Più difficile per il governatore Fatih Karahan tenere fede alla promessa di portare il dato tendenziale sotto il 30% (28,5%) per fine anno. E questo pone nuovamente un problema di credibilità per l’istituto, che dopo la rielezione del presidente Recep Tayyip Erdogan nel maggio del 2023 ha tentato di riacquistare la fiducia dei mercati con il ritorno a una politica monetaria più ortodossa.
La mossa di qualche settimana fa, però, può costare cara. Se la banca centrale non proseguirà su quella strada, i mercati percepiranno l’erraticità della sua impostazione. Se lo farà, perderanno fiducia sulla sua capacità e volontà di perseguire la stabilità dei prezzi. Questa è stata codificata come un aumento tendenziale del 5% per il medio termine.
Lira turca a -93% in 10 anni
L’inflazione in Turchia è un male storico. Si pensava che fosse stata finalmente debellata nei primi anni di governo sotto Erdogan. Per quanto i livelli non hanno mai raggiunti i picchi fino ai primi anni Duemila, l’instabilità dei prezzi si conferma una costante.
La crescita media nell’ultimo decennio è stata del 27,5%. Ciò ha fatto perdere alla lira turca il 93% del suo valore contro il dollaro. Nell’ultimo anno, il cambio si è deprezzato del 18%.
Inflazione Turchia risale, tassi ancora in discesa?
Le riserve valutarie sono risalite di 35 miliardi di dollari dai minimi toccati nell’aprile scorso, dopo la fuga dei capitali accusata con l’arresto del sindaco di Istanbul. Il loro livello sale di oltre 96 miliardi al 26 settembre scorso, se includiamo le riserve auree. Numeri che vanno monitorati per capire fino a quale punto la banca centrale potrà frenare il deprezzamento del cambio e con esso la risalita dell’inflazione in Turchia. Le prossime elezioni presidenziali e per il rinnovo del Parlamento sono in programma nella primavera del 2028. Erdogan dispone di tutto il tempo necessario per aspettare che l’economia si disinflazione senza temere per la perdita del consenso. Avrà tanta pazienza o Karahan dovrà continuare a tagliare i tassi in barba ai dati macro?
giuseppe.timpone@investireoggi.it

