Una condanna a 5 anni di carcere per “associazione a delinquere” in merito all’accusa di avere ricevuto finanziamenti illeciti dalla Libia dell’allora rais Muhammar Gheddafi per la campagna elettorale nel 2007. Nicolas Sarkozy è stato informato che conoscerà il 13 ottobre prossimo la data del trasferimento in prigione. Triste fine per un ex presidente, oggi di 70 anni e un tempo considerato l’astro nascente della destra neogollista francese. “Dormirò in una cella, ma a testa alta” sono state le sue prime parole dopo la sentenza.
Sarkozy inizialmente rassicurante sulla crisi
L’uomo fu all’Eliseo per soli 5 anni, tra il 2007 e il 2012.
Perse contro il rivale socialista François Hollande e non ottenne un secondo mandato, malgrado la scarsa popolarità di quest’ultimo, che a sua volta neppure si ripresentò dopo il primo quinquennio. La condanna di ieri dipinge ancora più di giallo l’operazione militare capeggiata proprio da Sarkozy nel 2011 per rovesciare il regime di Tripoli. Fu l’inizio non solo di una destabilizzazione sciagurata per l’intero Nord Africa, ma anche di gravi e mille problemi per l’Italia su diversi fronti.
La caduta di Gheddafi per il nostro Paese significò intensificazione degli sbarchi sulle coste siciliane, perdita di influenza geopolitica nel Mediterraneo e problemi in fase di approvvigionamento energetico. Ma Sarkozy provocò all’Italia danni ben maggiori di questi. Era il maggio del 2010 quando la Grecia svelò di avere truccato i conti pubblici negli anni passati. Fu uno choc per governi e mercati. In questa prima fase, il presidente francese assunse un ruolo stabilizzatore. Convinse la Germania ad accettare un salvataggio internazionale in favore di Atene, alzando la voce e spiegando che, altrimenti, l’euro sarebbe saltato.
Italia capro espiatorio sui mercati
Quando la crisi contagiò Irlanda e Portogallo, a quel punto i mercati iniziarono a scommettere anche contro i debiti di Spagna e Italia. La stessa Francia non era più immune. E qui Sarkozy cambiò strategia. Anziché spendersi per una posizione rassicurante, giocò per dirottare la sfiducia dei mercati tutta sull’Italia. La Francia aveva bisogno di un capro espiatorio per allontanare da sé il pericolo di una crisi finanziaria. Tre gli episodi clou. Nell’estate del 2011, la Banca Centrale Europea (BCE) ancora guidata dal francese Jean-Claude Trichet inviò una lettera al governo Berlusconi per sollecitare una cinquantina di riforme.
Questa lettera sarebbe dovuta rimanere segreta, ma venne pubblicata sui giornali e acuì la sfiducia verso il debito pubblico italiano. Si diffuse la sensazione che l’Italia fosse commissariata. Sarkozy fece di tutto in quel periodo per mostrarsi distante da Roma. Insieme alla cancelliera Angela Merkel pretese dall’Autorità Bancaria Europea, capeggiata dall’italiano Andrea Enria, che i bond sovrani nei bilanci bancari fossero iscritti ai prezzi di mercato (“mark-to-market”) al 30 settembre 2011 e non più al loro valore nominale. I mercati ne dedussero che alcuni titoli come i BTp fossero meno affidabili e sull’orlo di un possibile crac.
Cacciata di Berlusconi voluta dall’asse franco-tedesco
Infine, l’episodio più noto e anche più antipatico. Al termine del Consiglio europeo del 23 ottobre, ad una conferenza stampa congiunta tra Frau Merkel e Sakozy viene posta una domanda sull’Italia di Silvio Berlusconi. Il presidente francese rispose con una plateale risatina a mo’ di scherno, lo stesso fece la cancelliera. Fu la dimostrazione più palese che l’asse franco-tedesco avesse sfiduciato il governo italiano. I due nel tempo smentirono tale interpretazione, ma lo stesso Sarkozy in un libro scritto nel 2023 dal titolo “I tempi delle battaglie” ha rincarato la dose.
Non solo definisce Berlusconi come una figura “patetica”, ma conferma di avere immaginato che senza di lui le cose sarebbero andate meglio. Infine, l’ammissione: “abbiamo dovuto sacrificarlo insieme al primo ministro greco George Papandreu. Guarda caso, anch’egli rassegnò le dimissioni negli stessi giorni del Cav. Sarkozy avrebbe perso le elezioni nel maggio seguente. Era estremamente impopolare in patria, anche a causa del suo carattere arrogante. Senza di lui l’Italia sarebbe scampata alla crisi? Il debito pubblico non fu un’invenzione di Parigi, eravamo nell’occhio del ciclone per squilibri macroeconomici strutturali e reali.
Risanamento fiscale meno traumatico senza crisi
La storia non si fa con i se. Tuttavia, se nel 2011 ci fosse stato un clima più simile a quello odierno, in cui le istituzioni europee, BCE inclusa, agiscono per rassicurare i mercati e non per consegnare loro un colpevole da demonizzare, avremmo con ogni probabilità vissuto un’esperienza molto meno traumatica. Avremmo potuto risanare i conti pubblici in un contesto non recessivo, raggiungendo meglio e prima l’obiettivo della messa in sicurezza del bilancio. I rendimenti italiani sarebbero verosimilmente saliti a livelli meno allarmanti e la spesa per interessi pure.
La destabilizzazione portata avanti da Sarkozy nei confronti dell’Italia ebbe persino effetti politici catastrofici. L’Italia visse una fase di estrema instabilità fino al 2022. I partiti della Seconda Repubblica crollarono e le due principali coalizioni di centro-destra e centro-sinistra nel 2013 raccolsero insieme meno del 60% dei consensi. Cinque anni dopo sarebbe andata anche peggio. L’ascesa del Movimento 5 Stelle come reazione all’establishment non fu certo provocata solamente dai fatti di cui sopra, ma vi contribuirono in misura determinante.
Sarkozy destabilizzò l’Italia
Soprattutto, l’Italia per oltre un decennio ha perso la sua dignità geopolitica, trattata nei consessi europei come un membro di second’ordine. E questo si deve anche all’atteggiamento che Sarkozy ebbe in quella fase delicata, il quale scatenò una tempesta che ci travolse sul piano finanziario e politico. Questo non significa che noi italiani dovremmo gioire per la sua imminente carcerazione. Le disavventure giudiziarie servono, semmai, a smascherare chi fu davvero colui che a Roma qualcuno per un breve tratto osannò per piccinerie interne. Non uno statista, ma una figura delirante e destabilizzante. Per fortuna, la sua carriera politica è tutta alle spalle.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

