Dal 2000 il tuo quotidiano indipendente su Economia, Mercati, Fisco e Pensioni
Oggi: 05 Dic, 2025

Cosa succede nell’Argentina di Milei e perché Trump vuole dargli una mano?

Alla vigilia delle elezioni legislative in Argentina torna la tensione sui mercati finanziari. Momento difficile per il presidente Milei.
2 mesi fa
3 minuti di lettura
Argentina di Milei in affanno prima delle elezioni
Argentina di Milei in affanno prima delle elezioni © Licenza Creative Commons

L’assemblea dell’ONU di martedì è stata l’occasione per un incontro al palazzo di vetro di New York tra il presidente americano Donald Trump e il suo omologo dell’Argentina, Javier Milei. Il primo si è detto disposto a dare una mano a Buenos Aires, sebbene non creda che vi sia il bisogno di un “bailout”, ossia di un salvataggio internazionale. Una rassicurazione che arriva dopo settimane di tensioni sui mercati finanziari, come non si vedevano ormai da anni e arrivate inaspettate.

Elezioni legislative in Argentina

Di preciso, cosa sta succedendo in Argentina? La data chiave è stata il 7 settembre scorso, quando si sono tenute le elezioni nella provincia di Buenos Aires.

Il partito liberista di Milei, La Libertà Avanza, ha subito una dura sconfitta in favore della coalizione peronista. E tutto questo quando mancano poche settimane alle elezioni legislative per il rinnovo di metà Camera e un terzo del Senato. Si terranno il 26 ottobre e non c’è più certezza su chi sarà il vincitore.

Il partito di Milei era un outsider prima del 2023. Adesso, risulterebbe primo nei sondaggi. Ancora dispone di pochi seggi al Congresso e per governare il presidente ha bisogno degli alleati del centro-destra. Si pensava che con il voto sarebbe arrivata la svolta, mentre adesso nulla è più certo. Una vittoria dei peronisti non è più escluso. Per il governo sarebbe un duro colpo, in quanto lo priverebbe della maggioranza necessaria per portare avanti le riforme economiche.

Pesos e bond giù

L’Argentina è tornata a tremare nei giorni scorsi. Il tasso ufficiale di cambio contro il dollaro è arrivato a perdere il 10% in poche settimane, salendo sopra la soglia dei 1.400 pesos fissata in primavera dalla banca centrale.

Per arrestarne il declino è dovuta intervenire con acquisti per 1,1 miliardi di dollari in tre sedute. I prezzi dei bond sono precipitati e i rendimenti schizzati. Ad esempio, la scadenza in euro del 2038 (ISIN: XS2177365017) è crollata da 69 a 49 centesimi, balzando dopo le voci di un sostegno americano fino ai 58 centesimi attuali.

Cambio tra dollaro e pesos argentini al mercato nero
Cambio tra dollaro e pesos argentini al mercato nero © Licenza Creative Commons

Fuga dei capitali, USA in allerta

Per frenare la fuga dei capitali, il segretario al Tesoro USA, Scott Bessent, ha dichiarato qualche giorno fa che “tutte le opzioni sono sul tavolo” per mettere in sicurezza l’Argentina. Milei è un alleato di ferro di Trump e la Casa Bianca vuole evitare disordini sui mercati finanziari alla vigilia delle elezioni. Dal canto suo, il governo argentino ha appena disposto la sospensione dell’imposta sulle esportazioni di cereali fino a tutto ottobre, un modo per accrescere l’afflusso di dollari in una fase complicata.

Il cambio ufficiale si è rafforzato a un rapporto di 1.367 pesos, quello di mercato si attesta in queste ore a 1.400 da un picco di 1.520 pesos di inizio settimana. Anche la borsa è risalita. Le rassicurazioni per il momento stanno funzionando, anche se il mercato resta in attesa di capire cosa accadrà al voto tra un mese.

Il timore è che, comunque vada, Milei possa attenuare la portata delle riforme, che hanno consentito in questi anni di abbattere l’inflazione e di riportare i conti pubblici in attivo. La “motosega” è servita a riportare alla normalità un’economia che si avviava a precipitare negli abissi.

Inflazione argentina
Inflazione argentina © Licenza Creative Commons

Cosa viene dopo l’austerity

L’austerità ha pagato in termini economici, vedremo se anche politici. La sconfitta a Buenos Aires brucia, perché la provincia pesa per il 40% dell’intero elettorato nazionale e, soprattutto, smonta la convinzione che la popolarità di Milei fosse inattaccabile. L’Argentina in primavera ottenne 20 miliardi di nuovi prestiti dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). La contropartita fu la liberalizzazione del cambio, pur nel range di 1.000-1.400 pesos. Contrariamente alle preoccupazioni iniziali, la mossa non portò ad una immediata svalutazione. Al contrario, il cambio restò grosso modo stabile. E questo fu sintomatico della fiducia verso il governo da un lato, mentre dall’altro ha alimentato un crescente disallineamento con il cambio “fair”.

In effetti, ad agosto l’inflazione è scesa al 33,6% annuale, ai minimi da sette anni esatti. Il peso si è deprezzato, invece, “solo” del 28-29% nello stesso periodo di tempo. In termini reali, si è apprezzato. E se questo contribuisce ad accelerare il calo dell’inflazione, d’altro canto riduce la competitività domestica. Il risultato è una crescente pressione sulle riserve valutarie, salite sì ai 32,3 miliardi di dollari a luglio, ma comprensivi degli aiuti dell’FMI e dell’oro. Una svalutazione appare probabile dopo il voto, attraverso l’ulteriore innalzamento del limite massimo del range per le oscillazioni del cambio.

Fiducia indispensabile in Argentina

Sarà dirimente per i prossimi mesi il mantenimento della fiducia tra consumatori, imprese, lavoratori e famiglie. Senza, le aspettative d’inflazione rischiano di tornare a lievitare insieme al collasso del cambio. Dopo una prima fase all’insegna dell’austerity più severa delle previsioni, l’Argentina di Milei affronta la fase più difficile: conservare i risultati sin qui conseguiti e il consenso. I mercati sono terrorizzati dalla prospettiva di un ritorno dei peronisti al potere.

Uno scenario che si potrà evitare solo se i benefici percepiti delle riforme supereranno i costi sociali immediati.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

pensione scuola
Articolo precedente

Pensione scuola dal 2026: scadenza 21 ottobre 2025, scelta irrevocabile

bonus formazione giovani agricoltori
Articolo seguente

Bonus formazione giovani agricoltori al countdown finale: ultime ore chiedere 2.500 euro