Siete tentati di investire sui mercati emergenti e non trovate il coraggio di assumervi il relativo alto rischio di credito? Una soluzione compromissoria può consistere nel puntare su asset denominati in valute emergenti, ma emessi da un organismo internazionale. Il rischio di cambio resta, ma almeno l’emittente è solido. E’ il caso delle obbligazioni in rand sudafricani emesse nel maggio 2017 dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI).
Caratteristiche delle obbligazioni BEI
Gli organismi internazionali sono soliti emettere bond in varie valute, sia per diversificare le fonti di entrata, sia per sostenere i corsi di alcuni cambi. Le obbligazioni in rand di cui parliamo staccano ogni anno una cedola dell’8%.
Il lotto minimo acquistabile sul mercato secondario è di 5.000 rand, che al tasso di cambio odierno corrispondono a meno di 245 euro. Un investimento per tutti, almeno in apparenza.
L’emissione di dieci anni fa avvenne a 97,76 centesimi, cioè ad un prezzo sotto la pari. Poiché il cambio allora era di 14,75 contro l’euro, un lotto minimo si acquistava per circa 331,40 centesimi. Oggi, la quotazione è salita sopra la pari e si aggira in area 101,80. Ma il cambio è salito anch’esso a 20,60, cioè la valuta sudafricana ha perso nel frattempo il 28,4% contro la moneta unica. E questa è una pessima notizia per gli investitori, in quanto il valore del capitale si riduce dopo la conversione.
Calcolo del rendimento effettivo reale
Il solo capitale (in euro) risulta “bruciato” per oltre un quarto del suo valore iniziale. L’investimento nelle obbligazioni in rand della BEI si sarebbe, dunque, rivelato un cattivo affare. Tuttavia, dobbiamo includere il pagamento annuale delle cedole fino al maggio scorso, nonché il rateo sugli interessi maturato in questi ultimi quattro mesi e mezzo.
Guardando ai tassi di cambio tra euro e rand vigenti ad ogni data di pagamento, otteniamo che il controvalore delle cedole sarebbe stato di oltre 185 euro.
Sommando le cedole al capitale, otteniamo un rendimento lordo effettivo del 27,4%. Non è tanto in oltre otto anni. E dall’emissione c’è stata un’inflazione italiana cumulata del 20,5%. In termini reali, avremmo maturato un rendimento lordo inferiore al 7%. Meno dell’1% all’anno. Se avessimo investito al tempo nel BTp a 10 anni, avremmo spuntato un rendimento lordo del 2,20%. E’ bene tenerlo a mente quando notiamo rendimenti apparentemente allettanti di bond denominati in divise diverse dall’euro.
Obbligazioni in rand esposte al rischio Sudafrica
Queste stesse obbligazioni in rand della BEI rendono attualmente il 6,8%. Sembra tantissimo per un investimento ormai della durata residua di due anni e otto mesi. Esso si confronto con il poco più del 2% offerto dal BTp con simile scadenza. Ma ancora una volta è il rischio di cambio a rilevare. Negli ultimi venticinque anni, il rand ha perso la media di oltre il 2% all’anno contro l’euro. A questi ritmi, il bond resterebbe appetibile. Il problema risiede nella cattiva performance dell’economia sudafricana, che impatta inevitabilmente sul cambio. La nascita di un governo di coalizione di un anno fa aveva fatto ben sperare, ma finora i risultati non paiono apprezzabili. E le tensioni con l’amministrazione Trump sono elevate.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
