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Oggi: 05 Dic, 2025

La pensione della badante: ecco le regole e quando 5 anni di lavoro bastano

Come si può andare in pensione dopo una carriera da badante, ecco quando anche 5 anni di versamenti possono essere sufficienti.
3 mesi fa
2 minuti di lettura
pensioni badanti
Foto © Investireoggi

Non esiste un lavoro che, se svolto in regola, non consenta prima o poi al lavoratore di andare in pensione. Anche una badante, prima o poi, avrà diritto alla pensione. Che sia italiana, comunitaria o extracomunitaria, poco importa: il lavoro domestico, come ogni altro lavoro, prevede il versamento dei contributi e questi, come logica vuole, portano a maturare una prestazione pensionistica.

Certo, in Italia le regole sulle pensioni sono particolari, e anche la pensione delle badanti è soggetta a vincoli e limiti che meritano di essere chiariti. Molte nostre lettrici, che per professione svolgono questo lavoro, ci chiedono spiegazioni.

Ecco alcune testimonianze che ci aiuteranno a costruire una guida chiara e dettagliata sulla pensione della badante nel sistema previdenziale italiano:

“Buonasera, sono Elena, badante proveniente dalla Romania.

Sono in Italia dal 2015 e ho lavorato per 7 anni come badante. Ho 68 anni di età. Quando potrò andare in pensione io?”

“Sono una badante rumena di 70 anni. Sono in Italia da oltre 30 anni ed ho sempre fatto la badante per gli anziani. Solo che molte volte ho lavorato in nero. Però sono arrivata a 19 anni di contributi lo stesso. Che pensione posso prendere visto che non riesco più a trovare lavoro ormai da mesi?”

La pensione della badante: ecco le regole e quando 5 anni di lavoro bastano

Le strade per andare in pensione in Italia non mancano e anche una badante può accedervi, purché possieda i requisiti giusti. Le regole variano tra sistema retributivo e contributivo, e spesso la data di inizio dell’attività lavorativa diventa decisiva: può consentire il pensionamento oppure negarlo.

Non basta infatti aver raggiunto l’età pensionabile o aver maturato l’anzianità contributiva richiesta.

Il settore domestico ha regole particolari e pratiche poco ortodosse, soprattutto in passato. Ciò espone lavoratrici e lavoratori a diverse problematiche.

Da un lato, il pensionamento risulta più complicato; dall’altro, la pensione maturata risulta spesso bassa negli importi. A pesare sono il diffuso lavoro nero e le pratiche scorrette di alcuni datori di lavoro: assunzioni a orario ridotto, contratti part-time, lavoro intermittente o inquadramenti diversi da quelli previsti.

Pensione a 71 anni con 5 anni di versamenti: ecco come funziona per la badante

Resta il fatto che a 71 anni una lavoratrice, anche se badante, può andare in pensione persino con soli 5 anni di contributi. Si tratta della cosiddetta pensione anticipata contributiva, accessibile però a una condizione precisa: il primo contributo deve essere stato versato non prima del 1996.

In altre parole, solo chi non ha anzianità assicurativa precedente a tale anno può accedere alla combinazione 71+5. Naturalmente, 5 anni di contributi – soprattutto considerando i salari e le regole del settore domestico – generano una pensione molto bassa, spesso di poche centinaia di euro al mese.

Ecco le regole e cosa si può fare con il lavoro domestico

Tutto cambia per chi ha 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi: in questo caso si può accedere alla pensione di vecchiaia. Resta però un vincolo: per chi non vanta anzianità contributiva precedente al 1996, la pensione con 20 anni di versamenti si ottiene solo se l’importo liquidato risulta pari o superiore a circa 538 euro al mese, ossia l’importo dell’assegno sociale.

Più difficile, ma non impossibile, è la pensione anticipata ordinaria, che non prevede limiti di età. Si accede con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi per le donne. Alla luce delle anomalie tipiche del settore, è raro che una badante possa vantare oltre 40 anni di carriera regolare.

Va comunque sottolineato che, per raggiungere le soglie contributive minime, è possibile far valere anche i periodi di lavoro svolti all’estero, purché in Paesi UE o in Stati extracomunitari con cui l’Italia abbia stipulato una convenzione bilaterale in materia previdenziale.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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