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Oggi: 05 Dic, 2025

Debito perdita di libertà, creditori occupanti stranieri: drammatico discorso di Bayrou prima della sfiducia

Il debito è una perdita della libertà e la sottomissione ai creditori è simile a quella verso chi fa uso della forza militare, afferma Bayrou prima del voto di sfiducia.
3 mesi fa
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Debito perdita di libertà per Bayrou
Debito perdita di libertà per Bayrou © Licenza Creative Commons

“Avete il potere di sfiduciare il governo, non di sfuggire alla realtà”. Sono solo alcune delle parole profetiche che l’ormai ex primo ministro François Bayrou ha voluto lasciare a testimonianza dei suoi nove mesi scarsi di governo e poco prima di venire sfiduciato dall’Assemblea Nazionale. A nulla è valso il suo appello ai deputati per prendere atto dell’immenso debito pubblico, salito “a 3.415 miliardi di euro nel momento in cui vi parlo”. Si è spinto più in là nel definire il debito pubblico “una perdita della libertà” e nel paragonare “la sottomissione ai creditori alla sottomissione alla forza militare”.

Parole volutamente forti, immagini efficaci per dipingere la situazione grave dei conti pubblici francesi.

Debito “problema storico” in Francia

Le spese continueranno a salire, ha spiegato Bayrou, secondo cui il tema posto dal suo governo è “storico”. L’aula non gli ha dato ragione. I voti a favore del suo governo sono stati appena 194 su 577, mentre i contrari ben 364. E’ andata molto peggio delle previsioni, che puntavano su 220 sì. Tutte le opposizioni hanno preso le distanze da una manovra finanziaria che prevede 44 miliardi di euro tra tagli alla spesa e aumenti delle imposte. I socialisti hanno definito il voto “una buffonata”, non rendendo neanche l’onore delle armi all’ex capo del governo.

Marine Le Pen ha puntato il dito circa il fatto che la Francia faccia “debito da cinque decenni” e ha definito la richiesta del voto del primo ministro “un suicidio politico”. E quest’ultima affermazione ha del vero, perché Bayrou sapeva che non avrebbe ottenuto la fiducia. Ha sostenuto nel suo discorso di averla richiesta per non fare come i suoi predecessori. In Italia, diremmo che non voluto tirare a campare. Ha accusato la destra di incolpare gli immigrati per il dissesto dei conti pubblici e la sinistra di voler tassare i ricchi: “guardate a cos’è accaduto nel Regno Unito: sono aumentati i prezzi degli immobili a Milano”.

Tensione sui mercati, arriva l’austerità

I mercati stanno prendendo atto dell’ennesima crisi politica senza sbocco a Parigi. Bayrou si dimetterà questa mattina dopo un incontro con il presidente Emmanuel Macron. I rendimenti francesi sfiorano quelli italiani. Lo spread BTp-Oat si è ridotto a meno di 3 punti base o 0,03%. Sebbene dall’Eliseo circolino molti nomi per guidare il quinto esecutivo in poco più di un anno e mezzo, il problema resta l’assenza di una maggioranza. Una svolta a sinistra rischia di scoprirlo tra i repubblicani e, comunque, senza l’appoggio di Jean-Luc Mélenchon i numeri non basterebbero.

Ma Bayrou ha ragione su un aspetto: il debito esiste per chiunque governerà. Hanno ragione anche le opposizioni nel far notare che la sua esplosione sia avvenuta durante i governi macroniani. Da quando è all’Eliseo nel 2017, il debito è esploso di oltre 1.100 miliardi, del 15% in rapporto al Pil. L’unica certezza è che qualsiasi successore a Palazzo Matignon dovrà gestirlo e ridurlo a colpi di austerità.

Tradotto: i francesi stanno scoprendo con decenni di ritardo rispetto all’Italia cosa significhi essere alla mercé dei mercati. La montagna del debito riduce la sovranità nazionale, nonché il margine di azione della politica. Questa avrà sempre minore capacità di risposta ai problemi dei cittadini, a causa delle crescenti ristrettezze finanziarie per fronteggiarli.

Difficile governo di unità nazionale

Se la situazione sfuggisse totalmente di mano, non sarebbe improbabile la nomina a primo ministro di Christine Lagarde, attuale governatore della Banca Centrale Europea. Si metterebbe alla guida di una sorta di governo tecnico o unità nazionale che dir si voglia. Anch’ella, tuttavia, non godrebbe del sostegno tra la maggioranza dei deputati. Dovrebbe confidare sulla tregua delle opposizioni, intente a farle svolgere il lavoro sporco per andare ad elezioni nel 2027 in condizioni fiscali auspicabilmente migliori.

Sin qui la logica dei veti incrociati è apparsa incrollabile. Che il debito galoppi, non importa quasi a nessuno. L’Italia, che eppure è stata dipinta per troppi decenni come la cattiva scolara d’Europa, nei momenti di difficoltà ha saputo trovare soluzioni condivise, perlomeno non avversate platealmente. Fu così nel 1992 con la prima manovra “lacrime e sangue” di Giuliano Amato. Lo stesso accadde con il governo di Lamberto Dini nel 1995 e l’impopolare riforma delle pensioni. Per non parlare del trauma del novembre 2011 con la nascita del governo di Mario Monti e della legge Fornero.

Debito accelera crisi della Quinta Repubblica

Certo, il costo di tali soluzioni è stata la perdita di credibilità della politica italiana e la crisi dei partiti. A Parigi si sta cercando di evitare proprio questo, anche se il collasso della Quinta Repubblica è già andato in scena sul piano partitico nel decennio passato con il tracollo di neogollisti e socialisti in favore di movimenti percepiti più genuini, ossia il Rassemblement National da una parte e la France Insoumise dall’altra. Lo stesso Macron si era posto a capo di un movimento centrista anti-sistema, finendo per aggravare i problemi che prometteva di risolvere tra riforme mai varate e un consenso mai effettivamente riscosso nel Paese.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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