Cosa hanno in comune Pier Silvio Berlusconi e Andrea Orcel? Guardano alla Germania. Il primo è riuscito nell’impresa non facile di aggiudicarsi il pieno controllo di Prosiebensat. L’Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio, conclusasi ieri, ha avuto successo. Media For Europe (MFE) è salita al 75,6% del capitale. Era entrata nel gruppo tedesco nel 2019 con una quota di appena l’1%. E sempre ieri è arrivata una dichiarazione del banchiere, secondo cui entro l’anno Unicredit si porterà a ridosso della quota del 30% dal 26% attuale in Commerzbank. Egli ha fatto presente che l’opinione del governo Merz sarà tenuta in considerazione, ma non sarà l’unica a influenzare la “scalata”.
Germania meta di capitali italiani, dunque.
Establishment tedesco preoccupato
Messa così, sembra senza dubbio lusinghiero. Peccato che l’establishment tedesco la pensi in maniera del tutto differente. Il ministro per le Comunicazioni, Wolfgang Weimer, ha voluto nei giorni scorsi rassicurazioni direttamente da Pier Silvio sull’indipendenza editoriale del gruppo. I politici a Berlino temono che la famiglia Berlusconi porti contenuti “populisti”, cioè che si metta a fare opposizione mediatica ai partiti tradizionali. Ben più delicato il dossier Commerzbank. Il muro che Orcel dovrà scavalcare è molto alto ed eretto da sindacati, dirigenti, politici e media. Tutti temono che i risparmi dei tedeschi vadano a finire altrove e che vengano chiusi i rubinetti alle imprese domestiche.
Fase di debolezza per la Germania
La verità è che, probabilmente, i capitali italiani stanno potendo conquistare asset tedeschi per via della debolezza economica e politica della Germania in questa fase. Negli anni ruggenti in cui Berlino distribuiva le carte e gli altri non fiatavano per paura di spread e commissariamento politico, forse sarebbe stato impensabile sfidarne le ire.
La sudditanza psicologica è venuta meno dopo la pandemia, quando il modello tedesco è venuto giù tra rincaro dell’energia e reshoring.
MFE – così si chiama ormai Mediaset – si è assicurata una società con un fatturato nel primo semestre di quest’anno di 800 milioni, pur in calo del 7% annuale. Allo stesso tempo, ha debiti per 1,5 miliardi netti. Per contro Cologno Monzese nel 2024 ha fatturato 3 miliardi e riportato un utile netto di 800 milioni. In Italia vanta una quota del mercato televisivo del 36% contro il 50% della raccolta pubblicitaria. In Spagna attira un quarto dei telespettatori. Con Svizzera, Austria e Svizzera può raggiungere un pubblico fino a 210 milioni di persone. L’idea di Pier Silvio resta di creare un gigante paneuropeo dei media, capace di fare concorrenza agli americani.
Capitali italiani in Germania dopo decenni di deindustrializzazione
Quanto a Unicredit, in borsa valeva ieri circa 103 miliardi contro i 37 di Commerzbank. I capitali italiani alla conquista della Germania potranno far bene agli asset acquistati, irrobustendone la governance e creando economie di scala. La banca potrebbe essere fusa con l’altra controllata tedesca di Piazza Gae Aulenti: HVB. In gioco c’è, però, anche il prestigio della potenza europea. Nel continente ogni asset rilevato da un competitor straniero viene considerata una sconfitta industriale nazionale.
Per decenni era stata l’Italia a sentirsi “spolpata” dalle scorribande estere. Una sensazione che inizia ad avvertire la Germania, che si credeva immune da crisi e da shopping altrui.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

