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Oggi: 05 Dic, 2025

Non vai ancora in pensione, ma smetti di lavorare 6 anni prima: anticipo pensionistico, ecco come fare

Uscire dal lavoro e aspettare la pensione 6 anni prima, ecco come unire diverse misure tra il previdenziale e l'assistenziale.
3 mesi fa
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assegno sociale
Foto © Pixabay

Ci sono misure che vanno e misure che vengono nel sistema previdenziale italiano. Un sistema sempre in evoluzione, con modifiche, novità e cambiamenti che di anno in anno si materializzano. Una cosa certa sembra però essere la tendenza a rendere le pensioni sempre più distinte per categorie di contribuenti.

Così, un lavoratore che svolge un’attività più pesante deve poter andare in pensione prima di chi svolge un lavoro, almeno sulla carta, più leggero. Allo stesso tempo, bisogna garantire l’uscita anticipata a chi, per condizioni fisiche, familiari o di mancata occupazione, rientra tra i soggetti vulnerabili.

Misure rivolte ai fragili esistono già e, stando a quanto si apprende, difficilmente spariranno nei prossimi anni.

La Quota 41 precoci è ormai una misura stabile nel sistema. L’Ape sociale, pur avendo ogni anno una data di scadenza, viene costantemente rinnovata. Entrambe si rivolgono a categorie particolari: invalidi, caregiver, addetti a lavori gravosi e disoccupati.

In alcuni casi, se collegate ad altri strumenti, queste misure permettono di lasciare il lavoro già intorno ai 61 anni, smettendo di lavorare sei anni prima rispetto alla pensione di vecchiaia.

Non vai ancora in pensione, ma smetti di lavorare 6 anni prima: Anticipo pensionistico, ecco come fare

Ciò di cui parliamo non è altro che sfruttare in pieno quanto la normativa previdenziale e assistenziale già consente. Non a tutti, naturalmente, ma ad alcune categorie viene offerta la concreta possibilità di lasciare il lavoro circa 6 anni prima.

Questo avviene attraverso un percorso fatto di indennità, ammortizzatori e sussidi, in attesa della vera e propria pensione con una delle due misure citate. I potenziali beneficiari sono, in particolare, disoccupati e caregiver.

Il caso dei disoccupati: ecco come lasciare il lavoro 6 anni prima in attesa della pensione

Andare in pensione 6 anni prima dei 67 anni (o dei 67 anni e 3 mesi ipotetici per il 2027) non è facile. Anzi, non esiste una misura che preveda un’uscita a 61 anni, salvo i casi di invalidità pensionabile. Tuttavia, anche senza accedere subito a una pensione vera e propria, la normativa consente di smettere di lavorare in anticipo.

Ecco un esempio: un lavoratore che compie 61 anni e viene licenziato, se ha lavorato negli ultimi 4 anni in modo continuativo, può ottenere fino a 24 mesi di Naspi, l’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS. Questa copre chi perde involontariamente il lavoro (non per dimissioni, a meno che non siano per giusta causa).

Due anni di Naspi rappresentano il ponte necessario per accedere poi ad altre due prestazioni destinate ai disoccupati: la Quota 41 precoci e l’Ape sociale.

Due misure che, unite, permettono uscite dal lavoro 6 anni prima

Con due anni di Naspi si arriva a 63 anni e 5 mesi, l’età minima per richiedere l’Ape sociale. Non si tratta di una vera pensione, ma di un reddito ponte che accompagna fino alla pensione di vecchiaia. Per accedervi servono almeno 30 anni di contributi.

Combinando quindi i 2 anni di Naspi con i circa 4 anni di Ape sociale, si ottiene un’uscita dal lavoro anticipata di circa 6 anni rispetto ai requisiti ordinari.

Diversa la logica della Quota 41 precoci: qui non conta l’età, ma il raggiungimento di 41 anni di contributi (con almeno un anno versato prima dei 19 anni). Un disoccupato che, anche grazie ai 2 anni di Naspi, raggiunge questa soglia può andare in pensione subito dopo la Naspi, senza vincoli anagrafici.

Ecco il caso dei caregiver

Un’altra possibilità è riservata ai caregiver. Chi assiste un familiare disabile grave ha diritto a due anni di congedo retribuito con la legge 104. In pratica, percepisce lo stipendio pieno per 24 mesi, continuando ad assistere il proprio congiunto.

Il parente da assistere deve essere il coniuge o un familiare di primo grado. È ammesso anche un parente o affine fino al secondo grado, ma solo se il disabile non ha coniuge o genitori, oppure se questi ultimi sono troppo anziani o a loro volta invalidi gravi.

Al termine dei due anni di congedo, se l’interessato ha compiuto 63 anni e 5 mesi, può accedere all’Ape sociale, che richiede sempre 30 anni di contributi.

Anche i caregiver, come i disoccupati, possono optare per la Quota 41 precoci, senza limiti di età, purché abbiano maturato i requisiti contributivi richiesti.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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