Zero dubbi: ormai è chiaro come diventerà la previdenza sociale del futuro, probabilmente a partire dal 2026. La legge Fornero sarà superata e andrà sostituita. Addio dunque alla riforma del governo Monti, per lasciare spazio a una nuova riforma delle pensioni, basata su tre capisaldi: penalizzazioni, premi e flessibilità.
Ma come funzionerà la pensione dal 2026 in avanti?
Addio alla legge Fornero: la riforma delle pensioni con tre punti chiave
Occorre innanzitutto accettare che dal 2027 – o negli anni immediatamente successivi – l’età per accedere alla pensione di vecchiaia salirà a causa dell’aspettativa di vita. È probabile anche un aumento del requisito contributivo per la pensione anticipata ordinaria.
Con le regole attuali della legge Fornero, il futuro non appare roseo.
La nuova riforma, che punta a cancellarla, promette però un cambio di rotta: più flessibilità in uscita, nuove misure e maggiori opportunità, almeno sulla carta. I fattori cardine della riforma saranno:
- flessibilità in uscita;
- penalizzazioni;
- premi;
- previdenza complementare;
- ISEE.
Pensioni flessibili: ecco di cosa si tratta
La flessibilità in uscita sarà garantita da misure opzionali, vere alternative alle pensioni ordinarie:
- pensione a 64 anni, con almeno 25 anni di contributi, senza dover attendere i 67 della vecchiaia ordinaria;
- Quota 41 flessibile, con 41 anni di contributi e almeno 62 anni di età, alternativa alla pensione anticipata ordinaria che oggi richiede 42 anni e 10 mesi di versamenti per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Riforma delle pensioni: tra penalizzazioni e premi
Se si parla di flessibilità, inevitabilmente si deve parlare di incentivi e disincentivi. In altre parole: premi a chi rimanda la pensione e penalizzazioni per chi ci va in anticipo.
Altrimenti non si tratterebbe di vera flessibilità, ma di sostituzione delle regole ordinarie. Infatti, se non ci fossero differenze sugli importi, chi sceglierebbe di restare al lavoro più a lungo? Probabilmente nessuno.
Ecco dunque le due vie:
- penalizzazioni per chi esce prima: ad esempio, per la pensione a 64 anni si dovrà accettare il calcolo contributivo anche per chi ha iniziato a versare prima del 1996 e avrebbe diritto al calcolo misto più favorevole. Con il contributivo, l’assegno risulterà più basso;
- premi per chi resta: rimanendo fino a 67 anni, torna il diritto al calcolo misto, migliora il coefficiente di trasformazione e si aggiungono ulteriori contributi, che accrescono l’importo finale.
I bonus per restare al lavoro nella nuova riforma delle pensioni
Accanto alle penalizzazioni, ci saranno incentivi a restare in servizio. Oltre ai vantaggi già citati, verranno utilizzate formule sperimentate negli ultimi anni, come il Bonus Maroni o il più recente Bonus Giorgetti.
Si tratta di sgravi contributivi che consentono ai lavoratori di dire “no” alla pensione anticipata, continuando a lavorare e percependo circa il 10% di stipendio in più per ogni periodo di ulteriore permanenza.
Lo stesso meccanismo varrà anche per la Quota 41 flessibile: chi lascia a 62 anni subirà un taglio del 10% sulla pensione (2% per ogni anno di anticipo), chi lascia a 63 anni perderà l’8%, e così via.
Cosa significa collegare le pensioni all’ISEE?
Una delle vere novità è il collegamento tra pensioni e ISEE.
Per la prima volta, la possibilità di andare in pensione potrebbe dipendere anche dalla situazione economica e patrimoniale.
Sulla Quota 41 flessibile si discute infatti di applicare il taglio del 2% per anno di anticipo solo a chi ha un ISEE superiore a 35.000 euro, eliminando la penalizzazione per chi ha redditi e patrimoni più bassi.
Previdenza complementare sempre più centrale
La riforma attribuirà un ruolo maggiore alla previdenza complementare. In futuro sarà sempre più importante affiancare la pensione obbligatoria con forme di risparmio integrativo, non solo per garantirsi una vecchiaia più sicura, ma anche per anticipare l’uscita.
Infatti, alcuni requisiti minimi richiesti per l’accesso anticipato alla pensione saranno raggiungibili solo grazie alla pensione integrativa o all’utilizzo del TFR, che potrà essere impiegato come leva per andare in quiescenza prima dei 67 anni.