Dopo anni in cui, sulle pensioni, si sono introdotte misure tampone per alleggerire il pesante carico imposto dalla legge Fornero, nel 2026 si torna al passato. Nessuna vera riforma sarà varata: entreranno in vigore solo alcune novità che, tuttavia, non faranno altro che generare alternative alle misure ordinarie, attraverso due canali distinti che in alcuni casi coinvolgono anche la previdenza integrativa.
Addio, dunque, alle misure per i quotisti: nel 2026 la Quota 103 sparirà. E con essa scompariranno anche quei canali che, negli ultimi anni, hanno alimentato tante discussioni.
In sostanza, nel 2026 non si potrà andare in pensione se non attraverso le regole della riforma Fornero.
Oppure, in alternativa, si potrà accedere a soluzioni che puntano a rafforzare l’uso della previdenza complementare, a partire dall’utilizzo del TFR, non più come un semplice “salvadanaio” da riscattare al momento del pensionamento, ma come strumento per anticipare l’uscita dal lavoro.
Pensioni 2026, ecco le nuove alternative alla pensione di vecchiaia o alle anticipate
Altro che superamento della riforma Fornero, come promesso da anni. Il 2026 segnerà l’addio ad alcune formule di pensionamento anticipato pensate per mitigare i rigidi requisiti introdotti nel 2012. Con l’eliminazione della Quota 103 si chiude un’epoca.
Le misure per i quotisti hanno sempre suscitato polemiche. La Quota 100, introdotta dal governo Conte I, con i suoi 62 anni di età e 38 anni di contributi, fu criticata perché – non avendo vincoli stringenti – permise a troppi lavoratori di andare in pensione, creando problemi di sostenibilità finanziaria per l’INPS.
Nel 2022 la Quota 100 fu sostituita dalla Quota 102, che innalzava l’età a 64 anni e irrigidiva i requisiti, scatenando nuove polemiche.
Con la Quota 103, invece, le critiche si sono concentrate sullo scarso utilizzo della misura, diventata poco appetibile a causa della sua natura interamente contributiva.
Le due vie che nasceranno e chi potrà evitare la legge Fornero
Nel 2026, per andare in pensione, chi ha pochi contributi dovrà raggiungere i 67 anni di età. E almeno 20 anni di versamenti per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria. Chi invece ha carriere lunghe – 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini – potrà accedere alla pensione anticipata ordinaria, senza limiti anagrafici.
Le novità allo studio potrebbero introdurre due canali alternativi a queste regole.
La prima riguarda la pensione di vecchiaia e prevede l’ingresso dei fondi pensione integrativi. Se la misura sarà confermata, a 64 anni di età con almeno 25 anni di contributi si potrà andare in pensione a condizione di raggiungere un trattamento minimo pari a tre volte l’assegno sociale. Per centrare questo obiettivo sarà possibile utilizzare la rendita derivante dai fondi pensione integrativi e, se necessario, anche il TFR maturato.
La pensione 2026 con Quota 41 flessibile come alternativa alle anticipate
Se la pensione a 64 anni rappresenterà un’alternativa alla vecchiaia ordinaria, l’altra novità in arrivo è la Quota 41 flessibile. Misura che si porrebbe come alternativa alla pensione anticipata ordinaria.
La proposta consentirebbe a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi e almeno 62 anni di età.
Accettando però un taglio lineare del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni. Questo taglio sulla pensione non sarebbe applicato a chi ha un ISEE inferiore a 35.000 euro.