Chi beneficia dell’assistenza 104 deve rispettare degli orari di reperibilità come per le visite fiscali? Come cantano gli Articolo 31 con il brano Domani smetto: “Ma mi spiace per ora non credo sia un mondo perfetto, domani smetto, è meglio se richiami domani. Loro mi dicevano di stare sui binari, loro mi dicevano rispetta questi orari”.
Proprio come avviene nella vita di tutti i giorni, anche nell’ambito dell’assistenza esistono regole precise da seguire, soprattutto quando si tratta di servizi a favore di soggetti titolari di Legge 104. A tal proposito è giunto in redazione il quesito di una nostra lettrice che ci chiede:
“Buongiorno, mi chiamo Sara e da qualche anno assisto mia mamma che purtroppo deve fare i conti con un grave stato di disabilità. Vi scrivo per chiedervi se quando usufruisco dei permessi legge 104 debba rispettare degli orari fissi di reperibilità come avviene per le visite fiscali oppure no. Grazie in anticipo per la risposta”.
Assistenza 104: ci sono orari di reperibilità da rispettare come per le visite fiscali?
A fornire una risposta al quesito della nostra lettrice ci ha pensato la Corte di Cassazione attraverso la sentenza numero 26514 dell’11 ottobre 2024, da cui si evince che:
“deve pertanto in questa sede riaffermarsi che l’assistenza a persona con disabilità in situazione di gravità che legittima il diritto del lavoratore dipendente, pubblico o privato, ai permessi mensili retribuiti ex art. 33, comma 3, legge n. 104/1992 non va intesa riduttivamente come mera assistenza personale al soggetto disabile presso la sua abitazione; si configura abuso quando il lavoratore utilizzi i permessi per fini diversi dall’assistenza in senso ampio in favore del familiare, cioè in difformità dalle modalità richieste dalla natura e dalla finalità per cui il congedo è previsto, da accertarsi nel merito; non integra abuso la prestazione di assistenza al familiare disabile in orari non integralmente coincidenti con il turno di lavoro, in quanto si tratta di permessi giornalieri su base mensile, e non su base oraria”.
Permessi 104, libertà negli orari di assistenza
In pratica, la Corte di Cassazione ha confermato che i permessi 104 sono concessi per avere del tempo a disposizione da dedicare all’assistenza.
Ma non richiedono che questa avvenga in orari prestabiliti o coincidenti con il turno di lavoro. Ne consegue che il lavoratore non è obbligato a essere fisicamente accanto al familiare per tutto l’orario lavorativo. Il tutto a patto che utilizzi quel tempo per attività effettivamente legate alla cura e al benessere della persona disabile.
La legge, infatti, considera i permessi come uno strumento volto a favorire l’assistenza. Non esistono, comunque, orari di reperibilità da rispettare, ma resta l’obbligo di destinare il tempo a disposizione alle reali esigenze del familiare assistito.
Quando si configura un abuso
La libertà di gestione degli orari non significa libertà assoluta di impiego del tempo. L’uso dei permessi, come già detto, deve essere strettamente connesso all’assistenza e al benessere della persona disabile.
Svolgere attività personali del tutto estranee alle necessità del familiare, specialmente se in modo sistematico, può costituire abuso del diritto. Le conseguenze non sono di poco conto! Si può incorrere in sanzioni disciplinari, fino ad arrivare al licenziamento.
Ma non solo, in certi casi si può incorrere anche in conseguenze penali, con tanto di accusa di truffa ai danni dell’ente previdenziale. È quindi fondamentale che il lavoratore possa dimostrare, se richiesto, che le giornate di permesso siano state effettivamente dedicate, anche solo in parte, all’assistenza del soggetto non autosufficiente.