In molti di voi avranno letto dei CDS, acronimo che sta per Credit Default Swaps. Sono particolari titoli negoziati fuori dai mercati regolamentati (“over the counter”), che fungono da garanzia per i titoli del debito pubblico o anche per obbligazioni private. Il loro costo negli anni scorsi veniva monitorato di tanto in tanto per capire quale fosse lo stato d’animo degli investitori riguardo ai nostri BTp. Se la domanda di polizze per assicurarsi contro un rischio sale, secondo la legge del mercato lievita anche il prezzo. E la domanda è strettamente legata alla percezione del rischio coperto. Probabile che non mi assicuri contro il furto di un’auto in una città in cui c’è una sensazione diffusa di sicurezza e i casi incriminati sono pochissimi ogni anno.
Costo minimo dal 2008
Il costo dei CDS a 5 anni è sceso per i BTp a soli 39,36 punti base. La garanzia sui titoli del debito pubblico italiano non era stata così economica sin dall’agosto del 2008, ben 17 anni fa. Una data non casuale. Il mese successivo ci fu il crac di Lehman Brothers. I mercati finanziari crollarono e gli investitori si sbarazzarono dei bond considerati più rischiosi, tra cui quelli emessi nel Sud Europa. Esplose la crisi del debito sovrano con i CDS a costare fino a 550 punti base nell’estate del 2012.
CDS accessibili solo agli investitori istituzionali
La garanzia sui titoli del debito non è accessibile a tutti. Il nozionale assicurabile parte da 10 milioni di euro. Di fatto, una polizza per soli investitori istituzionali. In pratica, oggi assicurarsi contro il default italiano costa meno di 39.400 euro per ciascuno dei cinque anni su un capitale nominale di 10 milioni.
All’apice della crisi, costava 550.000 euro. E all’estero? In Francia i CDS sono oggi a 33 punti, mentre in Germania a soli 8 punti. Anche questo spread con Parigi si è sostanzialmente azzerato, riducendosi a livelli fisiologici anche con Berlino.
Quando Giorgia Meloni divenne presidente del Consiglio nell’ottobre del 2022, i CDS erano a 150 punti contro i 33 della Francia e i 20 della Germania. Da allora, quindi, il gap con i nostri cugini d’Oltralpe si è quasi azzerato interamente per merito nostro. Lo spread tra i rendimenti italiani e francesi si è nel frattempo portato da circa 180 a 18 punti. Con i Bund è crollato da 225 a 80. Ed è evidente che la garanzia sui titoli del debito italiano costa meno, perché la percezione del rischio si è ridimensionata.
Garanzia sul debito legata ai conti pubblici
L’Italia ha conti pubblici più solidi degli altri grandi partner europei e persino della Germania in prospettiva sul deficit. Con il riarmo Berlino registrerà un disavanzo fiscale superiore al 4% fino al 2032, mentre il nostro Paese si mostra prudente. Già quest’anno potremmo uscire dalla procedura d’infrazione dell’Unione Europea con la possibile discesa del deficit sotto il 3% del Pil dal 3,4% del 2024. La Francia passerà, stando alle stime ufficiali, dal 5,8% al 5,4% e non scenderà sotto il 3% almeno fino al 2029.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

