Dal 1° agosto 2025 entra in vigore una nuova fase della guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea. A dare il via allo scontro è stata la decisione dell’amministrazione Trump di imporre un dazio fisso del 15% su una lunga lista di prodotti europei. L’Europa ha risposto con misure speculari, colpendo in modo mirato numerose merci americane in arrivo nel Vecchio Continente. Il risultato? Un’escalation dai risvolti pratici per consumatori e attività italiane: alcuni prodotti aumenteranno di prezzo, altri rischiano di diventare meno accessibili o di sparire dagli scaffali.
I prodotti americani che subiranno rincari
In cima alla lista dei beni colpiti dalle contromisure europee ci sono i distillati made in USA.
Bourbon e whiskey americani subiranno un nuovo rincaro del 15%, che ne compromette la competitività rispetto alle alternative europee. Una cattiva notizia per gli appassionati e per i locali specializzati, soprattutto nel Nord Italia dove questi prodotti sono sempre più richiesti. Anche il burro di arachidi, un prodotto che ha trovato sempre più spazio nelle dispense italiane, verrà penalizzato. L’aumento dei dazi ne renderà meno conveniente l’acquisto, colpendo sia le grandi catene di distribuzione che i negozi specializzati nell’import dagli USA.
Stesso discorso per la carne bovina d’importazione, in particolare i tagli pregiati come l’angus americano. Macellerie gourmet e ristoranti dovranno decidere se ridurre gli ordini o trasferire i costi ai clienti, con un prevedibile aumento dei prezzi nei menù e nei banchi frigo. Ma non finisce qui: anche il settore moda e streetwear viene colpito. Sneakers, t-shirt e capi d’abbigliamento di brand statunitensi – specialmente le collezioni esclusive o edizioni limitate – subiranno aumenti significativi.
Chi ama indossare capi “made in USA” dovrà presto fare i conti con rincari su listini già alti.
A essere coinvolti, anche se in misura più contenuta, sono infine alcuni componenti hi-tech, come chip o pezzi di ricambio per dispositivi elettronici. L’effetto a catena potrebbe interessare l’assistenza tecnica, i costi di riparazione e persino la reperibilità di determinati prodotti.
Perché l’Italia è tra i Paesi più colpiti dai dazi
L’Italia non è il primo partner commerciale degli Stati Uniti in Europa, ma è particolarmente esposta per due motivi: da un lato, la popolarità crescente dei prodotti americani nei supermercati e nei negozi italiani; dall’altro, la fitta rete di esercizi specializzati nell’import dagli USA, soprattutto nel Nord Italia. Cereali, snack, distillati, salse, dolci, carne e abbigliamento americano sono ormai parte delle abitudini di acquisto di molte famiglie italiane, soprattutto tra i giovani e gli appassionati di cultura statunitense. Il rincaro dei dazi potrebbe mettere in difficoltà sia i consumatori che i commercianti, costretti a scegliere tra ridurre i margini o aumentare i prezzi.
In particolare, attività come bar, enoteche, steakhouse e botteghe specializzate vedranno contrarsi i margini o saranno obbligate a cambiare fornitore, con ricadute sull’offerta e sulla fidelizzazione dei clienti. Gli effetti si faranno sentire già dalle prossime settimane.
Alcuni distributori potrebbero anticipare i rincari, innescando una corsa agli acquisti prima dell’adeguamento dei prezzi. Altri preferiranno sospendere temporaneamente l’importazione di certi prodotti, in attesa di capire se si aprirà uno spiraglio per nuove trattative commerciali.
Nel frattempo, è probabile che molti consumatori optino per alternative europee o importate da mercati meno colpiti. La sostituzione di whiskey americano con whisky scozzese, o del burro di arachidi con creme a base di nocciole locali, sarà una scelta obbligata per contenere i costi.
Dazi, una scelta politica dalle conseguenze quotidiane
La decisione dell’Unione Europea non è solo commerciale, ma anche politica. Bruxelles ha voluto mandare un segnale forte: l’Europa non accetta più passivamente le mosse protezionistiche americane. Allo stesso tempo, resta aperta la porta a futuri negoziati, anche se per ora a prevalere è la tensione.
Chi ama i sapori e i marchi d’Oltreoceano dovrà prepararsi a cambiare abitudini. E chi gestisce attività economiche legate all’import dagli USA dovrà affrontare nuovi equilibri di prezzo, offerta e domanda. In un mondo sempre più instabile, anche la spesa quotidiana – ancora una volta – diventa vittima della geopolitica.
In sintesi.
- Dal 1° agosto 2025 scattano nuovi dazi tra USA e UE: +15% su molti prodotti americani importati in Italia.
- I rincari colpiscono whiskey, burro di arachidi, carne angus, streetwear USA e componenti hi-tech.
- L’Italia è tra i Paesi più esposti per abitudini di consumo e presenza di negozi specializzati.

