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Oggi: 05 Dic, 2025

Il futuro dell’Unione Europea non è più certo, gli Eurobond escono ancora di più di scena

Dopo l'accordo capestro sui dazi l'Unione Europea ha un futuro molto incerto e gli Eurobond diventano una prospettiva remota.
4 mesi fa
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Futuro dell'Unione Europea incerto
Futuro dell'Unione Europea incerto © Licenza Creative Commons

Ci sono date che entrano nella storia di un popolo o persino del mondo intero, a volte per ragioni non proprio nobili. In Italia è l’8 settembre a spargere il sale sulle ferite del secondo conflitto mondiale. Quel giorno cambiammo fronte e perdemmo la dignità, lasciando l’esercito allo sbaraglio. E giustamente uscimmo umiliati dalla guerra, oltre che sconfitti come la Germania. Il 27 luglio rischia di passare per l’Unione Europea come il giorno in cui capì di non avere un futuro. L’accordo sui dazi siglato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, segna una resa incondizionata alle richieste dell’amministrazione Trump.

Futuro dell’Unione Europea più incerto che mai

Ha senso appartenere all’Unione Europea, quando uscendosene il Regno Unito è riuscito a strappare agli Stati Uniti termini migliori? Pagherà il 10% sulle sue esportazioni, mentre noi il 15%. Vero è che i saldi commerciali USA sono positivi con Londra e negativi con Bruxelles, almeno conteggiando i soli beni. Tuttavia, in tre mesi e mezzo di trattative non sembra che siamo stati in grado di intavolare un negoziato anche solo lontanamente alla pari. Se le cose stanno così, cosa avrebbe potuto fare di peggio un singolo stato?

L’accordo sui dazi arriva dopo anni di flop continui per l’Unione Europea su tutti i fronti e il cui futuro diventa ora più incerto che mai. Pochi giorni fa, la Commissione ha presentato una proposta per il nuovo bilancio 2028-2034. Essa consiste essenzialmente nel quasi raddoppiare le risorse a 2.000 miliardi di euro. Tanto per darvi qualche cifra, significa che la Germania dovrebbe stanziare quasi 500 miliardi (70 all’anno) e l’Italia sui 250 miliardi. Tanto denaro ha senso spenderlo per un’istituzione che si mostra con ogni evidenza non all’altezza della situazione?

Eurobond ancora più lontani

Quanto accaduto in questi giorni segna uno scossone tra quella parte dell’opinione pubblica finora europeista a prescindere. La visceralità con cui Bruxelles viene difesa, viene ogni giorno meno. I tempi di “ce lo chiede l’Europa” sembrano già finiti. Ormai ci si chiede esplicitamente se l’Unione Europea possa avere un futuro. La risposta è meno scontata di quanto immaginavamo solo un paio di anni fa. Le crisi geopolitiche hanno evidenziato l’inconsistenza delle istituzioni comunitarie. E questo è un colpo forse definitivamente fatale per gli Eurobond. Finora erano state le rimostranze della Germania a impedire di immaginare emissioni strutturali di

investireoggi.it/debito-comune-europeo-soluzione-sbagliata-problema-vero/” target=”_blank” rel=”noopener”>debito comune. Adesso, è la debolezza di Bruxelles a rendere quasi impossibile una simile soluzione.

Chi farebbe debito in comune con altri stati sotto il cappello di un’istituzione uscita ridicolizzata e delegittimata agli occhi del mondo, oltre che dei suoi stessi cittadini? Ieri, Ferruccio de Bortoli notava sul Corriere della Sera che la stessa location dell’accordo sia stata un’umiliazione per Bruxelles. Un resort privato del presidente Donald Trump in Scozia, cioè in quel Regno Unito della Brexit. La presidente von der Leyen non è mai stata accolta alla Casa Bianca dall’insediamento di gennaio, né Trump ha voluto firmare a Bruxelles.

La rappresentazione plastica del fatto che l’Unione Europea, oltre a non avere alcun futuro certo, non riesca a vivere il presente.

Modello economico da ripensare

L’esigenza di fare massa laddove convenga, resta intatta. Servirebbe un autentico mercato unico dei capitali, così come è indubbiamente positiva l’esistenza del mercato per lo scambio di merci e servizi e per la libera circolazione delle persone. Ma alla luce degli insuccessi ormai uno dietro l’altro di questi anni, siamo ancora convinti che l’Unione Europea sia lo strumento idoneo per giungere all’obiettivo? Era nata con l’intento di contare di più nel mondo, superando le divisioni nazionali. Siamo ormai l’unica area a non contare, considerati dagli Stati Uniti partner di scarso rilievo e dal resto del pianeta come alleati senza attributi degli americani. E dopo l’accordo in Scozia questa sensazione sarà destinata solo a rafforzarsi.

Parlando di futuro dell’Unione Europea, neanche la politica economica è ormai più certa. Da decenni abbiamo puntato sulle esportazioni come valvola di sfogo per tenere a galla la crescita del Pil, consapevoli della debole domanda interna altrimenti insufficiente. Trump ha spazzato via con i dazi questa impostazione “furba”, costringendoci ora a rafforzare consumi e investimenti interni. Come? Più che a un ripensamento complessivo, stiamo coprendo i fallimenti passati con la foglia di fico del riarmo. Indubbio che serva investire di più nella difesa, meno che possiamo permetterci di farlo a debito. Questa voce del bilancio nei fatti rimpiazza la fallimentare transizione energetica, che ha contribuito in questi anni al collasso dell’industria continentale.

Futuro dell’Unione Europea a rischio

Peccato che l’accordo sui dazi stesso obbliga a comprare più armi dagli Stati Uniti, una pretesa di Trump per tagliare il deficit americano sia fiscale che commerciale. Ma importando ci limiteremo a risolvere i problemi dell’alleato, mentre aumenteremmo i nostri debiti con benefici molto bassi, se non nulli, sia per l’economia, sia in merito alla volontà di tendere a un’autonomia strategica.

Un futuro senza alcuna certezza per l’Unione Europea, che ha perso credibilità anche tra chi gliela aveva concessa a prescindere e con i paraocchi.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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