E’ un momento in apparenza positivo per l’euro, che è passato da un cambio contro il dollaro di 1,035 a inizio anno a 1,17. Un boom che fa da contraltare alle insinuazioni secondo le quali il dollaro rischia di perdere lo status di valuta di riserva mondiale. Voci e sensazioni fortemente esagerate, anche se esiste un fondo di verità. La fiducia nel mondo verso gli Stati Uniti si sta affievolendo da tempo. Il debito americano aumenta senza sosta, le entrate risultano ormai strutturalmente più basse delle spese di 2.000 miliardi di dollari e i dazi stanno smantellando l’ordine commerciale e finanziario degli ultimi decenni.
Proprio per questo è importante che in Europa il pareggio di bilancio resti un obiettivo primario, anziché essere accantonato dai governi con la benedizione di Bruxelles.
Vantaggio UE sugli USA è fiscale
L’Unione Europea non è gli Stati Uniti. In primis, perché non è uno stato e si regge su un accordo intergovernativo tra 27 stati membri. Secondariamente, non dispone neppure di un vero mercato unico delle merci e dei servizi, meno ancora dei capitali. Il fattore linguistico limiterà fungerà forse sempre come un limite in tal senso. Chi fugge dal dollaro chiede alternative ancora più sicure sul piano legale, finanziario e fiscale. Non puoi sbarazzarti del dollaro per acquistare la valuta emessa da un’entità peggio messa.
Ripetiamo, già l’UE presenta l’handicap di presentarsi quale struttura meno credibile in partenza degli Stati Uniti, non essendo uno stato. I capitali al suo interno non sono neanche così liberi di muoversi come accade all’interno della superpotenza. Perlomeno, dovremmo puntare sull’unico fattore sul quale ancora godiamo di un relativo vantaggio: la politica fiscale.
Siamo nel complesso meno indebitati e con conti pubblici meglio messi. Tendere al pareggio di bilancio significherebbe per noi fare leva su tale vantaggio per rafforzare lo status dell’euro.
Pareggio di bilancio sempre più lontano in Europa
Peccato che stiamo percorrendo la strada opposta. La Francia è in una condizione di crisi fiscale. Non riesce a tagliare il deficit e il suo debito risulta sempre meno attraente tra gli investitori e le agenzie di rating. La stessa Germania dopo decenni di austerità sta abbracciando le politiche di indebitamento per cercare di sostenere la propria economia. Neanche tra i “frugali” è più considerato essenziale tendere al pareggio di bilancio. La parola d’ordine è ora “riarmo“. Costi quel che costi, letteralmente. Gli stati sono incoraggiati a (sovra-)spendere per potenziare la loro sicurezza militare, anche in deficit. Con buona pace di chi s’illude che stiamo diventando un’alternativa al dollaro. Indebitati per indebitati, tanto vale tenersi i Treasury.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

