Andare in pensione prima rappresenta il sogno di moltissimi lavoratori, ma in un sistema ancora fortemente vincolato alla legge Fornero, questa possibilità appare spesso come un miraggio. Tuttavia, qualcosa si sta muovendo sul fronte previdenziale. Diverse sono le novità che riguardano le pensioni in vista dei prossimi appuntamenti legislativi, a cominciare dalla legge di Bilancio. Proprio in quell’occasione potrebbero emergere importanti cambiamenti, tra cui un progetto innovativo che, per la prima volta, collega l’uscita anticipata dal lavoro all’ISEE. Il legame tra pensioni e Indicatore della Situazione Economica Equivalente, strumento normalmente impiegato per l’accesso a prestazioni assistenziali, potrebbe segnare una svolta rivoluzionaria nel sistema pensionistico italiano.
In pensione prima con un ISEE basso è possibile?
È ormai chiaro che una vera riforma strutturale delle pensioni, in grado di superare la legge Fornero, dovrà ancora attendere. Le difficoltà economiche e le problematiche legate alla sostenibilità del sistema previdenziale rendono complicata l’introduzione di misure che facilitino in modo generalizzato l’uscita anticipata.
Tuttavia, nel 2026 qualcosa dovrà necessariamente cambiare, soprattutto se, come sembra, la Quota 103 verrà abbandonata. Questa misura, subentrata alle precedenti Quota 100 e Quota 102, si è rivelata sempre meno efficace, con un numero di richieste in costante calo.
Uno dei motivi principali risiede nel fatto che l’assegno pensionistico previsto da Quota 103 è calcolato interamente con il metodo contributivo, dopo la correzione introdotta dalla legge di Bilancio 2023 (prima il calcolo era misto).
Inoltre, l’articolo 1, comma 283 della stessa manovra ha fissato un tetto massimo all’assegno pensionistico pari a quattro volte il trattamento minimo INPS, rendendo la misura ancora meno appetibile. Dunque, data la scarsa adesione, il governo potrebbe decidere di eliminarla.
Ma questo non significherebbe chiudere del tutto il canale di uscita a 62 anni. L’intenzione, infatti, sarebbe quella di sostituire la Quota 103 con una nuova misura: la Quota 41 flessibile, con accesso selettivo basato sull’ISEE. Una soluzione alternativa che, allo stato attuale, è al centro del dibattito.
Cosa cambia da Quota 103 alla Quota 41 flessibile
Avere un ISEE basso consente già oggi di accedere a diverse misure, come in passato il Reddito di Cittadinanza o, attualmente, l’Assegno di Inclusione, oltre a bonus e agevolazioni varie. In ambito previdenziale, il reddito ha sempre avuto un ruolo più nel calcolo dell’importo della pensione che nel diritto a percepirla.
Un’eccezione è rappresentata dall’Assegno Sociale, che però è una prestazione assistenziale e non una vera pensione. Con le nuove ipotesi, però, anche il reddito o l’ISEE potrebbero diventare criteri determinanti per l’accesso anticipato alla pensione.
La misura allo studio prevede l’introduzione della Quota 41 flessibile, in sostituzione della Quota 103. Al posto del ricalcolo contributivo dell’assegno, verrebbero introdotte penalizzazioni lineari: un taglio del 2% (o più) per ogni anno di anticipo rispetto all’età pensionabile ordinaria. Si tratterebbe quindi di un cambio di paradigma, ma anche di una misura difficile da accettare per chi ha il desiderio di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro.
In pensione prima con un ISEE fino a 35.000 euro e senza penalizzazioni
Applicare il calcolo contributivo alla pensione significa ridurre sensibilmente l’importo dell’assegno, con impatti diversi a seconda del profilo contributivo del singolo lavoratore. Ad essere più penalizzati sarebbero coloro che, al 31 dicembre 1995, avevano almeno 18 anni di contributi e che, quindi, maturerebbero il diritto al calcolo retributivo fino al 2011.
Anche chi ha avuto stipendi bassi verso fine carriera rischierebbe di perdere valore con il sistema contributivo o con tagli lineari. In questo contesto, però, la vera novità consisterebbe nella possibilità di esonerare dai tagli coloro che presentano un ISEE basso.
In altri termini, chi ha un ISEE fino a 35.000 euro potrebbe accedere alla Quota 41 flessibile senza penalizzazioni sull’assegno. Ciò pur andando in pensione in anticipo.
E c’è un ulteriore elemento interessante: dal 2025, l’ISEE non tiene più conto dei titoli di Stato (BOT, BTP ecc.), con il risultato che anche chi ha risparmi importanti potrebbe rientrare sotto la soglia dei 35.000 euro. Questo amplierebbe sensibilmente la platea dei potenziali beneficiari, limitando le penalizzazioni solo ai contribuenti realmente più benestanti.