Il caso Milano scuote l’opinione pubblica, non soltanto ai piedi della Madunnina. In tutta Italia ci si interroga inevitabilmente su quale strada debba percorrere l’urbanistica e quale modello di città perseguire per far combaciare la modernità con il diritto dei più di continuare a vivere nei quartieri. Tra le critiche che da tempo si odono nei confronti del tipo di sviluppo meneghino c’è quella contro la “flat tax per gli stranieri”. A detta di tanti, sarebbe tra le principali ragioni per cui ricchi milionari o, in qualche caso, miliardari dall’estero abbiano spostato la residenza nel Bel Paese, non sempre con esiti favorevoli per gli abitanti del posto.
Niente flat tax per stranieri
E se vi dicessimo che la “flat tax” per gli stranieri semplicemente non esiste? E’ proprio così. La questione è lessicale, anche se il lessico è sostanza quando si tratta di leggi. In Italia esiste effettivamente la “flat tax”, che è un’espressione derivante dal mondo anglosassone, dove peraltro non trova applicazione. In italiano si definisce più semplicemente “tassa piatta”. Parliamo di un’imposta ad aliquota unica, che si differenza dalla nostra IRPEF, la quale attualmente prevede il pagamento di tre aliquote relative ad altrettanti scaglioni di reddito. In passato, erano ben più numerose.
La “flat tax” è usufruita dalle partite IVA con ricavi fino a 85.000 euro all’anno. I titolari possono optare per avvalersi di questo regime fiscale, che prevede l’aliquota del 5% o del 15%. Capite bene che sia apparentemente più conveniente del regime ordinario, la cui aliquota massima sale al 43% per redditi sopra i 50.000 euro.
In realtà, il vantaggio per molti non si concretizza. A fronte di una contabilità semplificata, il contribuente non può detrarre i costi sostenuti per l’attività, né corrispondere pagamenti a dipendenti e collaboratori sopra 20.000 euro all’anno.
Imposta in somma fissa
Questo regime fiscale si applica ai residenti. E allora a cosa ci riferiamo quando parliamo di “flat tax per stranieri”? E’ tutt’altra cosa. Con la legge di Bilancio 2017 venne introdotta l’imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero. Un modo per attirare cittadini stranieri benestanti, i quali altrimenti nemmeno metterebbero piede in Italia. Essi sono tenuti a versare al nostro Fisco 100.000 euro all’anno su tutti i redditi prodotti all’estero. Da quest’anno il governo ha elevato a 200.000 euro l’imposta per coloro che hanno trasferito la residenza dopo il 10 agosto 2024. Questo regime può essere fruito anche dai familiari, ma versando ciascuno 25.000 euro di imposta.
Come avrete intuito, agli stranieri non si applica un’imposta piatta, bensì un’imposta in somma fissa. La “flat tax” è legata ad una base imponibile, prevedendo il pagamento di un’aliquota unica. In questo caso, un cittadino straniero è chiamato a pagare 100.000 o 200.000 euro, indipendentemente dal reddito prodotto all’estero. Che esso sia di 1 milione o 1 miliardo, non importa. Questo meccanismo attira contribuenti con redditi molto alti, tant’è che molti stanno fuggendo da Londra per risiedere in Italia dopo la cancellazione dello storico regime per “non dom“.
Benefici per il Fisco
Immaginate di avere riportato all’estero redditi per 100 milioni di euro. Verserete al Fisco italiano 100.000 euro, cioè appena lo 0,1%. Nel caso di regime ordinario, avreste dovuto pagare fino a 43 milioni, addizionali escluse. Quella per stranieri non è, quindi, una “flat tax”, bensì un’imposta fissa. Essa vale per 15 periodi d’imposta, a patto di essere stati residenti all’estero nei 9 dei precedenti 10 periodi d’imposta prima della richiesta. Il successo dell’iniziativa è evidente. Nel 2022 risultavano residenti 1.136 stranieri, di cui 318 familiari, con un gettito complessivo di 89,8 milioni.
Polemiche su possibili controindicazioni
Questo è denaro che lo stato italiano quasi certamente non avrebbe mai visto, perché non ci sarebbe stato motivo per uno straniero ricco di venire a risiedere altrimenti nel nostro Paese. C’è un effetto benefico secondario: i ricchi nei territori consumano e alimentano la domanda interna di beni e servizi, tra l’altro impattando relativamente poco sulla spesa pubblica. C’è chi evidenzia alcuni svantaggi: concentrandosi in poche aree, finiscono per spingere al rialzo i prezzi delle case e i cittadini locali fanno maggiore fatica ad acquistarne una. Com’è accaduto negli ultimi anni a Milano.
Flat tax per stranieri? Solo pensionati
A rigore una “flat tax” per stranieri esiste in Italia. E’ quella rivolta ai pensionati che vogliano spostare la residenza in uno dei Comuni del Mezzogiorno fino a 20.000 abitanti. Sui redditi maturati all’estero potranno versare al nostro Fisco solamente il 7% per un massimo di 9 anni. L’iniziativa per il momento non ha avuto successo, forse perché la categoria di riferimento ha bisogno di alcuni servizi – si pensi alla sanità – di cui il nostro Sud non è considerato all’avanguardia. Fatto sta che stiamo parlando di un regime fiscale ben diverso da quello di cui sopra, sul quale la stampa fa confusione terminologica, spesso anche volontariamente per rendere il concetto in maniera sbrigativa.
giuseppe.timpone@investireoggi.it