Le cartelle esattoriali sono gli strumenti con cui l’Agenzia delle Entrate-Riscossione – e, in passato, Equitalia – riesce, nella maggior parte dei casi, a recuperare i crediti fiscali vantati nei confronti dei contribuenti da parte degli enti creditori che hanno incaricato il concessionario alla riscossione.
Non ci sono dubbi sulla natura delle cartelle esattoriali e sul motivo per cui esistono. Tuttavia, si tratta di un argomento spesso doloroso per i contribuenti, e per questo da non sottovalutare. È quindi fondamentale comprendere bene la materia, dalle modalità di pagamento alla validità dell’atto, passando per i possibili ricorsi e le opportunità di sanatoria.
Cartella esattoriale, di cosa si tratta davvero?
Una cartella esattoriale è a tutti gli effetti un atto impositivo emesso dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, che informa il contribuente dell’esistenza di un debito nei confronti di un ente pubblico. Può trattarsi di tributi, imposte, tasse non versate oppure di multe per violazioni al Codice della Strada.
Attraverso la cartella, il concessionario comunica l’importo da pagare, con il dettaglio delle somme dovute, includendo aggi di riscossione, interessi e sanzioni. Il documento indica anche i termini di pagamento e quelli per eventuali azioni di ricorso o contestazione.
In assenza di pagamento o di azioni difensive entro i termini indicati, la cartella consente all’Agenzia delle Entrate-Riscossione di procedere con azioni di esecuzione forzata, come:
- pignoramenti;
- ipoteche;
- fermi amministrativi;
- confische.
Ecco come controllare le cartelle esattoriali e cosa verificare
Per verificare la presenza di cartelle esattoriali, lo strumento di riferimento è l’estratto di ruolo, che può essere richiesto presso:
- gli sportelli territoriali dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione;
- online, accedendo all’area riservata del sito ufficiale, tramite SPID, CIE o CNS.
Il controllo dell’estratto di ruolo non serve solo per ottenere un promemoria delle cartelle a proprio carico, ma anche per verificarne la legittimità.
Infatti, una cartella esattoriale è legittima solo se preceduta da un atto formale, come:
- un avviso di accertamento;
- una comunicazione di irregolarità;
- o qualsiasi altra comunicazione ufficiale dell’ente creditore.
In assenza di tali passaggi, la cartella può essere contestata per ottenere l’annullamento. Inoltre, la cartella deve contenere tutti i dettagli previsti dalla normativa e deve essere notificata nei termini di legge.
Una cartella esattoriale notificata oltre 60 mesi dalla data dell’atto presupposto può infatti essere annullata per decadenza.
Addio cartelle esattoriali: ecco quando spariscono e come
Le cartelle esattoriali non si annullano automaticamente, se non in caso di sanatorie, condoni o misure straordinarie. Anche quando la cartella presenta vizi formali o difetti di legittimità, l’Agenzia delle Entrate può comunque insistere nella richiesta di pagamento.
È quindi compito del contribuente presentare ricorso per chiedere l’annullamento della cartella, motivando la contestazione in base agli errori riscontrati.
Le uniche eccezioni riguardano i casi in cui interviene una cancellazione d’ufficio, ad esempio attraverso:
- misure di saldo e stralcio;
- azzeramenti automatici (cosiddetta “tabula rasa”) disposti per legge sulle cartelle più vecchie e difficilmente esigibili.
Le sanatorie, i condoni e le rateizzazioni ordinarie
Una volta accertata la legittimità della cartella, si passa alla fase più delicata: il pagamento. È fondamentale rispettare i termini, poiché il mancato pagamento può comportare l’avvio delle procedure coattive.
Inoltre, più si ritarda il pagamento, più il debito cresce, a causa di interessi e sanzioni. Tuttavia, per chi si trova in difficoltà economica, esistono soluzioni alternative, come la rateizzazione.
È possibile richiedere la rateizzazione direttamente online sul sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, accedendo con SPID, CIE o CNS, oppure rivolgendosi allo sportello territoriale competente.
Attualmente, si possono ottenere:
- fino a 84 rate mensili senza bisogno di documentazione reddituale;
- fino a 120 rate mensili, con prova della situazione di difficoltà economica.
Ricorsi, autotutela e come fare per cancellare il debito
Se la cartella è formalmente legittima, ma si vogliono sfruttare opportunità di riduzione del debito, si può fare riferimento alle sanatorie o ai condoni previsti periodicamente dal legislatore.
Tra questi:
- le rottamazioni (attualmente si attende la “quinquies”), che prevedono l’abbattimento di sanzioni, interessi e aggi di riscossione e la possibilità di pagamento rateale del debito ricalcolato;
- il saldo e stralcio, che permette di chiudere il debito con un’unica somma ridotta, ottenendo l’azzeramento del carico residuo.
Se invece la cartella presenta vizi (debiti inesistenti, già saldati, notifiche irregolari, prescrizione), è possibile procedere con:
- ricorso in autotutela (ricorso amministrativo), presentando memoria difensiva direttamente all’Agenzia delle Entrate-Riscossione;
- ricorso giurisdizionale, da presentare presso la Commissione Tributaria competente.
In genere, il termine per proporre ricorso è di 60 giorni dalla notifica della cartella.