La Bulgaria ha emesso ieri un nuovo bond in euro in doppia tranche, raccogliendo sul mercato 3,2 miliardi contro richieste complessive per quasi 14 miliardi. L’operazione si è tenuta ad appena tre mesi di distanza dopo quella di aprile e ha visto la banca americana JP Morgan assegnataria del ruolo di “stabilization coordinator”. Fino al 15 agosto prossimo avrà il compito di stabilizzare i prezzi anche eventualmente con un incremento dell’offerta del 5%.
Dati salienti del dual tranche
La tranche a 10 anni è stata la più corposa con un importo emesso per 2 miliardi di euro. La domanda è arrivata a 8,3 miliardi. Le assegnazioni sono avvenute a 95 punti base sopra il tasso “mid-swap”, ben 40 in meno rispetto alla guidance iniziale.
Dai calcoli effettuati emerge che il rendimento lordo esitato è stato al 3,65%. Grosso modo, simile a quello offerto nelle ultime sedute dal BTp a 10 anni.
La tranche a 20 anni è stata emessa per 1,2 miliardi contro ordini per 5,5 miliardi. Il rendimento esitato è stato di 145 punti base sopra il tasso “mid-swap”, vale a dire in area 4,40%. In questo caso, il premio rispetto alla scadenza italiana si aggira intorno allo 0,25%. Per entrambe il taglio minimo è di 1.000 euro.
Rating “investment grade”, debito molto basso
I bond in euro della Bulgaria hanno rating BBB+ per S&P, BBB per Fitch e Baa1 per Moody’s. Nel complesso, i giudizi sono più alti rispetto a quelli assegnati ai titoli del debito pubblico italiano. La ragione è semplice: Sofia ha un debito di appena il 24% del Pil, il più basso nell’Unione Europea insieme all’Estonia.
L’emissione di questa settimana ha una peculiarità: è la prima dopo che il Consiglio europeo ha approvato l’ingresso della Bulgaria nell’euro.
Da gennaio del 2026 sarà il 21-esimo membro dell’unione monetaria. Ciò riduce, in un certo senso, il rischio di credito insito nell’investimento. I bond in euro della Bulgaria non saranno più debito estero per l’emittente. Tuttavia, la situazione politica non è positiva. Ci sono state sette elezioni in quattro anni. E la maggioranza dell’opinione pubblica è contraria all’ingresso nell’euro. Teme l’inflazione e l’aumento della povertà. Già oggi il Paese è il più povero dell’UE.
Bond Bulgaria in euro, resta rischio politico
Il presidente Rumen Radev è decisamente euroscettico, così come i socialisti, la destra sovranista e uno dei partiti al governo d’ispirazione populista. Un’annotazione che andrebbe tenuta in considerazione per valutare il rischio politico di un investimento nei bond della Bulgaria in euro. Che il lev scompaia tra qualche mese non significa che, improvvisamente, l’economia bulgara diventerà prospera e affidabile. Né che l’alta corruzione pubblica svanisca.
giuseppe.timpone@investireoggi.it