Ape sociale e Naspi: due strumenti diversi per arrivare alla pensione di vecchiaia. L’Ape sociale è una misura di pensionamento anticipato che accompagna il diretto interessato fino al compimento dei 67 anni, età prevista per la pensione di vecchiaia. Si può ottenere a partire dai 63 anni e 5 mesi, ma è riservata solo ad alcune categorie specifiche.
Tra queste rientrano:
- i disoccupati, ovvero coloro che perdono il lavoro in modo involontario;
- i caregiver, che assistono un familiare disabile convivente da almeno sei mesi;
- i lavoratori addetti a mansioni gravose;
- gli invalidi civili con una percentuale pari o superiore al 74%.
La Naspi, invece, è la classica indennità di disoccupazione INPS.
Spetta a chi perde il lavoro in modo involontario e può coprire fino a due anni di mancata occupazione.
Due misure distinte e separate:
- la Naspi è un ammortizzatore sociale;
- l’Ape sociale rappresenta una via di mezzo tra misura assistenziale e previdenziale.
A conti fatti, sono strumenti che possono essere complementari o alternativi, a seconda dei casi. Infatti, alcuni soggetti possono scegliere tra l’una e l’altra.
La storia di Alessandra: una scelta tra pensione e disoccupazione
“Buonasera, mi chiamo Alessandra. Sono una quasi disoccupata: l’azienda per cui lavoro sta per chiudere. Ho appena compiuto 65 anni e ho 34 anni di contributi. Mi trovo a un bivio. Potrei andare in pensione con l’Ape sociale perché vivo con mia madre disabile grave da sempre, quindi rientro nella categoria dei caregiver, come voi insegnate.
Però, essendo stata dipendente della stessa azienda da oltre vent’anni, avrei diritto anche a due anni di Naspi.
Secondo voi, qual è la scelta migliore? Meglio accedere subito alla Naspi o andare direttamente in Ape sociale? In ogni caso, entrambe le soluzioni mi condurrebbero ai 67 anni per la pensione di vecchiaia.
”
Pensione o disoccupazione? Come scegliere tra Naspi e Anticipo Pensionistico
Ci sono alcune differenze sostanziali da considerare attentamente:
- una misura (l’Ape sociale) garantisce un importo fisso mensile, mentre l’altra (Naspi) è variabile e tende a ridursi nel tempo;
- una copre i contributi figurativi (Naspi), l’altra no (Ape sociale).
Con la Naspi, Alessandra avrebbe diritto a 24 mesi di indennità e, soprattutto, a contributi figurativi pienamente validi sia per il diritto alla pensione sia per il suo calcolo.
In altre parole, da un punto di vista previdenziale puro, la pensione maturata dopo la Naspi sarebbe più alta, salvo rare eccezioni legate all’effetto della Naspi sulla quota retributiva della pensione futura.
La guida al calcolo della Naspi
Tuttavia, non c’è un’unica variabile da tenere in considerazione. Anche l’importo mensile percepito durante il periodo transitorio è un elemento decisivo.
Per il 2025, la Naspi corrisponde al 75% della retribuzione media imponibile percepita negli ultimi quattro anni.
- Se la retribuzione media mensile è inferiore a 1.470 euro, si prende il 75% di questa cifra.
- Se è superiore, si aggiunge anche il 25% della differenza tra il reddito effettivo e 1.470 euro.
L’importo massimo della Naspi, tuttavia, non può superare i 1.562,82 euro al mese, a prescindere dalla retribuzione media del lavoratore.
Un’ulteriore particolarità della Naspi è che l’importo si riduce col tempo:
- 3% in meno ogni mese, a partire dal settimo mese;
- se il beneficiario ha più di 55 anni (come nel caso di Alessandra), il decalage inizia dal nono mese.
Anche il divieto di cumulare altri redditi distingue le due misure
L’Ape sociale, invece, è più semplice da calcolare. L’assegno viene liquidato in base alle regole del sistema misto:
- retributivo per i periodi fino al 31 dicembre 1995 (o 2011 per chi ha oltre 18 anni di contributi prima del 1996);
- contributivo per i periodi successivi.
L’importo massimo dell’Ape sociale è di 1.500 euro al mese, non indicizzato all’inflazione. In altre parole, rimane fisso fino ai 67 anni.
Inoltre:
- non è reversibile ai superstiti;
- non prevede maggiorazioni o integrazioni al minimo;
- non dà diritto agli assegni familiari.
La Naspi, invece, riconosce gli assegni familiari.
Un’altra differenza significativa riguarda la possibilità di lavorare durante la prestazione:
- con la Naspi, è possibile cumularla con altri redditi, purché non si superino determinate soglie (es. 8.500 euro da lavoro dipendente);
- con l’Ape sociale, è vietato cumularla con qualsiasi reddito da lavoro, subordinato o autonomo, salvo per il lavoro autonomo occasionale e solo se non supera i 5.000 euro annui.
Conclusione: valutare con attenzione tra importo, contributi e libertà
In sintesi, la scelta tra Naspi e Ape sociale dipende da:
- l’importo che si prevede di ricevere mensilmente;
- il peso dei contributi figurativi;
- la possibilità o meno di svolgere un’attività lavorativa.
Alessandra, come molti altri nella stessa condizione, deve quindi valutare con attenzione il quadro economico e contributivo, senza dimenticare il proprio stile di vita e i progetti per gli ultimi anni prima della pensione di vecchiaia.