Javier Milei è presidente dell’Argentina da poco più di un anno e mezzo e già può rivendicare grandi successi come la lotta all’inflazione e i conti pubblici in attivo. Risultati premiati dal Fondo Monetario Internazionale, che in aprile ha erogato un nuovo prestito da 12 miliardi di dollari. La stessa opinione pubblica sostiene il governo, toccando con mano i benefici della svolta. Ma c’è anche il mercato degli affitti a segnare un punto in favore di Casa Rosada.
Cancellata Legge Lipovetzky
Nel 2020, in piena amministrazione peronista di Alberto Fernandez, venne varata la cosiddetta Legge Lipovetzky. Essa irrigidì il mercato degli affitti con alcune restrizioni.
Anzitutto, i contratti dovevano avere una durata minima di 3 anni, anziché 2 come fino ad allora. I prezzi potevano salire in linea con i tassi d’inflazione e i salari. Infine, i pagamenti dovevano essere regolati solamente in pesos e non più in dollari. E così accadeva che nel 2022 a Buenos Aires vi fossero 200.000 immobili vacanti, in crescita del 48% sul 2018. E nel 2020 gli affitti medi risultavano aumentati del 57,1% contro un’inflazione del 36%.
Cos’era accaduto? I proprietari delle case, in previsione del mancato libero adeguamento negli anni futuri, già in partenza avevano alzato le tariffe. In questo modo, gli inquilini si erano trovati a pagare di più all’inizio del contratto. Verso la fine dell’anno scorso, l’amministrazione Milei eliminò la Legge Lipovetzky per liberalizzare il mercato degli affitti. Da opposizioni di sinistra e sindacati piovvero feroci critiche, secondo le quali il presidente avrebbe agevolato i proprietari e colpito gli interessi degli inquilini. E’ accaduto il contrario, come vedremo sotto.
Le parti hanno recuperato la libertà di fissare i termini, tra cui la durata e gli adeguamenti, nonché di prevedere pagamenti anche in dollari.
Boom di immobili locati e prezzi crollati
Ed ecco che a Buenos Aires il numero degli immobili locati è esploso del 195%, cioè è triplicato. E i prezzi sono diminuiti in media del 10%. Dall’ottobre del 2023 il crollo è stato del 40%. Zonaprop, una delle piattaforme online principali per il mercato degli affitti argentino, ha registrato un balzo delle offerte dalle precedenti 5.500 a 15.300 nella sola capitale. Un boom del 180% in pochissimi mesi, di circa il 60% già entro il primo mese dall’approvazione della nuova legge. Anche questo sta contribuendo a frenare l’inflazione, che a maggio è scesa all’1,5% mensile, ai minimi dal 2020. Milei sta dimostrando che se lasciato funzionare, il mercato crea benefici per entrambi i lati.
I prezzi liberi di muoversi garantiscono l’incontro tra domanda e offerta, mentre la loro soppressione provoca la nascita di un mercato parallelo come nel caso dei tassi di cambio. Non c’è più bisogno in Argentina di acquistare o vendere dollari al mercato nero, visto che il cambio ufficiale è stato liberalizzato. Provvisoriamente, può oscillare nel range 1.000/1.400 pesos contro il dollaro, ma attualmente gli scambi avvengono ben all’interno di esso, a 1.262 pesos e perfettamente in linea con i livelli vigenti sul mercato parallelo.
Mercato degli affitti nella giusta direzione
Il mercato degli affitti fa meno notizia all’estero, ma forse tocca la carne viva degli argentini più di altri dati macroeconomici. E’ la conferma che l’economia domestica stia andando verso la giusta direzione. La deregulation in salsa sudamericana va in controtendenza rispetto a quanto accade nelle altre economie occidentali, dove le restrizioni a carico di imprese e consumatori aumentano. Non a caso l’Argentina quest’anno crescerà anche oltre il 5%, essendosi messa in fretta la recessione dello scorso anno. Anche per questo i livelli di povertà sono già scesi sotto quelli ereditati da Milei, pur restando alti al 38%.
giuseppe.timpone@investireoggi.it



