Rinunciare alla pensione, restare a lavorare un altro anno, prendere lo stipendio. e poi? È la domanda che molti si pongono nel momento in cui raggiungono i requisiti per andare in pensione: conviene davvero restare a lavorare un altro anno?
Un nostro lettore ci scrive perché ha le caratteristiche per accedere alla pensione anticipata dopo l’estate, avendo 66 anni di età e, a settembre, anche i 43 anni e un mese di contributi.
“Salve, il mio nome è Piero e ad agosto compio 66 anni. A settembre raggiungerò i 43 anni e un mese di contribuzione e potrei accedere alla pensione anticipata. Ho deciso di continuare a lavorare durante la finestra di attesa, ma ora sto pensando di restare in servizio fino ai 67 anni.
Tanto per un solo anno cambia poco. A spingermi in questa direzione sono state le vostre informazioni sul bonus in busta paga per chi rinvia la pensione e sulla possibilità di ottenere una pensione più alta in futuro.
Secondo voi, cosa ci guadagno davvero?
E soprattutto, non è che cambiando le regole l’anno prossimo rischio di perdere il diritto alla pensione?”
Un anno di lavoro in più: stipendio più alto e pensione maggiorata per chi rinuncia al riposo
Restare al lavoro dopo aver maturato il diritto alla pensione non è una scelta facile, anche per un aspetto quasi paradossale: mentre molti faticano a raggiungere i requisiti, c’è chi invece potrebbe smettere di lavorare ma decide di restare.
Una scelta libera, ma in molti casi vantaggiosa, proprio grazie agli incentivi economici previsti per chi posticipa il pensionamento.
I vantaggi ci sono, e riguardano sia lo stipendio mensile, sia l’importo della pensione futura.
Con un’importante precisazione: se il diritto alla pensione è già stato raggiunto, e si è a ridosso dell’età di vecchiaia, rimandare l’uscita per 12 mesi può essere davvero conveniente.
Diverso è il caso di chi ha davanti 3, 4 o 5 anni da attendere: in quel caso la valutazione è più complessa. Ma il nostro lettore si trova esattamente nella condizione ideale per trarne beneficio.
Ecco i calcoli da fare per capire se conviene davvero
Chi rimanda la pensione (già maturata con quota 103 o pensione anticipata ordinaria) può beneficiare di uno sgravio contributivo, da richiedere all’INPS, valido fino al raggiungimento dei 67 anni di età.
In cosa consiste questo sgravio?
Si tratta della quota di contributi a carico del lavoratore, pari al 9,19% dello stipendio, che resta in busta paga ogni mese, invece di essere versata all’INPS.
Quindi, lo stipendio netto aumenta in misura proporzionale. È vero: quei contributi non incrementano il montante pensionistico, ma intanto si guadagna di più ogni mese.
Ogni lavoratore versa il 33% dello stipendio alla previdenza:
- il 9,19% è a carico del lavoratore;
- il restante 23,81% è versato dal datore di lavoro.
Quest’ultimo continuerà a versare i contributi anche nei mesi in cui il lavoratore ha rinviato il pensionamento, il che significa che, al raggiungimento dei 67 anni, la pensione sarà più alta grazie ai contributi aggiuntivi.
Coefficiente di trasformazione più favorevole a 67 anni
C’è anche un altro vantaggio spesso sottovalutato: il coefficiente di trasformazione.
A 67 anni, il coefficiente utilizzato per calcolare la pensione con metodo contributivo è più elevato rispetto a quello previsto a 66 anni.
Ecco i dati:
- A 66 anni → coefficiente 5,423%
- A 67 anni → coefficiente 5,608%
Questo incide in modo diverso a seconda della carriera assicurativa del lavoratore:
- per chi ha iniziato dopo il 31 dicembre 1995, tutta la pensione è calcolata con il metodo contributivo;
- per chi aveva meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, il metodo contributivo si applica solo ai contributi successivi a tale data;
- per chi aveva almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, il metodo contributivo si applica solo dal 1° gennaio 2012.
I tre vantaggi per il nostro lettore
Il lettore, quindi, se decide di rimandare la pensione di un anno, ottiene tutti questi benefici:
- Stipendio più alto per 12 mesi, grazie alla trattenuta del 9,19% che resta in busta paga;
- 12 mesi di contributi aggiuntivi, versati dal datore di lavoro (pari al 23,81% del lordo);
- Pensione più elevata, grazie al coefficiente di trasformazione migliore applicato a 67 anni (da 5,423% a **5,608%).