La scorsa settimana vi abbiamo raccontato del terribile anniversario per il governo laburista di Keir Starmer. Ad un anno dalla vittoria elettorale, la leadership del primo ministro britannico vacilla. Una fronda interna al partito rischia di danneggiarlo irreparabilmente e niente di meno che sulla politica economica. Non è l’unica crisi per la sinistra europea in questa fase. Spostiamoci in Spagna, dove sta accadendo di peggio. Il premier Pedro Sanchez rischia la caduta dopo sette anni di governo per un grave scandalo di corruzione che sta riguardando alcuni dei suoi più stretti collaboratori. Come se non bastasse, Francisco Salazar, altro esponente di spicco del PSOE, il partito socialista spagnolo, è stato accusato da alcune colleghe di molestie sessuali e abusi di potere.
Madrid contro Londra sul riarmo
Nel giro di pochi giorni vanno in crisi le due icone rimaste alla sinistra europea. I due non sono sovrapponibili. Starmer sta guidando il fronte NATO in favore del riarmo, mentre Sanchez vi si oppone con vigore. Il primo è senza tentennamenti pro-Israele, il secondo anti-Israele. E questo è il grosso guaio dei progressisti. Che siano a favore o contro l’aumento della spesa militare, stanno perdendo i loro riferimenti nel Vecchio Continente. Il Partito Democratico in Italia parla da settimane di “modello Sanchez”, che incredibilmente si sta sbriciolando sotto i suoi stessi occhi.
Starmer e Sanchez deboli già da prima
In realtà, la crisi della sinistra in questi due Paesi non è contingente. Starmer vinse le elezioni generali dell’anno scorso senza un piano e un’identità precisi. In effetti, il suo Labour ottenne gli stessi consensi di cinque anni prima, ma conquistando la netta maggioranza assoluta dei seggi grazie ai disastri e alle divisioni degli avversari.
In Spagna le ultime elezioni Sanchez le aveva persino perse nel 2023, ma avvalendosi di alleanze raccogliticcie con esponenti nazionalisti locali è riuscito a restare in sella.
I nodi vengono sempre o quasi al pettine. I laburisti che varano i tagli allo stato sociale contraddicono la loro storia, d’altra parte non avevano neppure promesso il contrario. I socialisti spagnoli stanno mostrandosi anti-bellicisti per cercare di recuperare i consensi perduti, ma sono stati i principali sostenitori dell’impopolare Green Deal di Bruxelles, il quale ha affossato la crescita economica del continente. Beneficiando del boom del turismo, l’economia spagnola continua a crescere a ritmi sostenuti e ciò maschera per il momento le magagne delle politiche comunitarie rappresentate proprio dall’ex vice di Sanchez, Teresa Ribera, oggi commissario alla Transizione ecologica.
Crisi a sinistra in un’Europa sempre più a destra
La caduta di Sanchez sta arrivando a poca distanza di tempo da quella di Antonio Costa, che fu premier portoghese tra fine 2015 e inizio 2024. Oggi è presidente del Consiglio europeo, ma la sua leadership tra i progressisti si è eclissata, pur non essendo stato coinvolto direttamente dalle inchieste che portarono alle sue dimissioni nel dicembre 2023. La sinistra divora uno dietro l’altro i suoi riferimenti, alla ricerca ossessiva di una formula vincente sul piano elettorale, senza confrontarsi con la necessità di mantenere il consenso stabile tra i cittadini.
Che si tratti di Starmer o Sanchez, chiunque va bene pur che vinca. E ad ogni caduta segue la difficile ricerca di un successore capace di mantenere viva la speranza di vittoria in un continente sempre più spostato a destra.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


